Il caso
Nell’Inghilterra senza green pass, i no vax non scendono in piazza
Il governo britannico non ha imposto misure draconiane per contenere la pandemia e non si è quindi creata la tensione presente nel resto d’Europa. E anche l’estrema destra, per ora, non cavalca la battaglia anti-siero
Secondo l’elaborazione dell’Office for national statistics britannico, che la monitora regolarmente, la vaccine hesitancy, definizione ombrello che comprende esitazione e ostilità ai vaccini, riguarda circa il 4 per cento della popolazione adulta in Inghilterra, (i dati sono simili per le altre 3 nazioni del Regno) e da metà gennaio ad agosto 2021 la percentuale di persone prima resistenti al vaccino si è ridotta ulteriormente in tutte le fasce etniche e anagrafiche grazie ad una campagna vaccinale efficace per comunicazione ed organizzazione logistica. Da notare anche che il governo britannico non ha mai imposto misure draconiane per contrastare la pandemia: il suo lockdown è stato fra i meno duri in Europa, con la possibilità di uscire almeno un’ora al giorno per fare attività fisica oltre alle attività essenziali: l’obbligo di mascherine all’aperto non è mai stato imposto; non c’è Green pass malgrado le attività economiche siano tutte aperte dallo scorso 18 luglio. Non si sono cioè create le ragioni di tensione fra disposizioni governative e popolazione no-vax che hanno portato alle proteste in altri Paesi europei.
Malgrado questo, sono attivi dal 2020 gruppi di no vax. I più popolari e meglio organizzati, secondo un’inchiesta di Sky News, sono tre: Stand up x, Stop new normal e Save our rights UK. Si finanziano con donazioni degli aderenti, agiscono sul territorio ed online su social o siti alternativi, diffondono cospirazioni ampiamente demistificate dalla comunità scientifica, creano o rilanciano canali di disinformazione, organizzano manifestazioni.
Le più violente ci sono state fra agosto e settembre, quando gruppi di manifestanti hanno cercato di entrare con la forza negli studi di Bbc e Itn, ferendo 5 agenti di polizia.
La reazione delle forze dell’ordine li ha costretti a ridurre l’attività sul territorio e rilanciare quella online. Secondo David Lawrence, ricercatore della Ong Hope not hate, «il passaggio dalla strada all’online è preoccupante perché questi gruppi sono vulnerabili allo sfruttamento da parte dell’estrema destra».
Per il momento, però, non sembra esserci una sinergia fra no vax ed estrema destra. I movimenti neofascisti sono in crescita nel Regno Unito, tanto che quest’anno, per la prima volta, le segnalazioni per radicalizzazione di estrema destra al programma governativo di prevenzione del terrorismo hanno superato quelle islamiste, mentre la formazione di estrema destra Britain first ha ottenuto dalla Electoral commission il permesso di ripresentarsi alle elezioni. Ma i leader neofascisti britannici sembrano, per il momento, focalizzati sul suprematismo bianco e la lotta all’immigrazione, resi mainstream dalla retorica governativa post Brexit, mentre quelli che monopolizzano le proteste no vax pescano in una ideologia più vicina a quella dei conservatori Usa.
Fra i canali più frequentati su Telegram, la World doctors alliance, ma anche quello, molto più sofisticato, dell’architetto italiano Robin Monotti con il dottor Mike Yeadon, scienziato ed ex vice presidente di Pfizer. L’architetto nega ogni politicizzazione e invita tutti a combattere la sua «guerra contro covidismo e vaccinismo». Sul canale si legge però che che i neofascisti italiani di Forza Nuova che hanno assaltato la Cgil erano in realtà «poliziotti sotto copertura» e vengono condivisi ampiamente contenuti dell’arcivescovo no vax Carlo Maria Viganó. Alleato di Monotti è anche Eric Clapton, reduce dai «disastrosi» effetti collaterali dopo due dosi di Astra Zeneca.