Si fa chiamare "Sam Gor". Era uno dei criminali più ricercati del pianeta. Perché è riuscito far collaborare le Triadi. E a controllare il mercato di metanfetamine tra Europa Canada Australia e Giappone

L’uomo ammanettato all’aeroporto Schiphol di Amsterdam nella mattina del 22 gennaio 2021 indossa la tenuta standard dell’asiatico di mezz’età in partenza per un viaggio intercontinentale: mocassini neri, pantaloni scuri comodi, t-shirt, giacca sportiva con zip, borsello in finta pelle nera. Ma secondo le autorità olandesi e la polizia australiana sta solo recitando una parte: il cinquantasettenne dall’aria modesta, infatti, è Tse Chi Lop, alias “Sam Gor”, uno dei narcotrafficanti più ricercati del pianeta, un personaggio che per influenza, volume d’affari e capacità di cambiare il business della droga gioca nella stessa categoria di Joaquin “El Chapo” Guzmán e Pablo Escobar. Eppure, fino a un’inchiesta pubblicata da Reuters nel 2019, il suo nome era conosciuto al massimo da un centinaio di persone in tutto il mondo.


I trentacinque secondi del video dell’arresto diffuso dalla polizia olandese mostrano la conclusione di un’indagine transnazionale lunga dodici anni, che si dipana tra le gang mafiose cinesi in Canada e il traffico di metanfetamine diretto all’Australia, dalle frontiere tra Myanmar, Thailandia e Laos controllate dai signori della guerra fino alle sontuose sale vip dei casinò più esclusivi di Macao.


Il caso Sam Gor abbraccia tutte le Triadi più potenti, società antiche come la 14K, la Sun Yee On e la Wo-Shing-Wo, e allo stesso tempo riflette i mutamenti degli equilibri globali avvenuti negli Anni Dieci.
Il nome Tse Chi Lop compare per la prima volta in un’indagine del 1997: secondo la Royal Canadian Mounted Police - la polizia federale canadese - Tse nasce a Canton nel 1963 ed emigra a Toronto nel 1988. Diventa cittadino canadese, ma attira anche l’attenzione degli investigatori; Tse è un affiliato del Grande Cerchio, un gruppo fondato da ex Guardie Rosse che hanno applicato il loro addestramento paramilitare agli affari criminali.

 

In Ontario e in Québec, il Cerchio Rosso fornisce i canali giusti con l’Asia ai Rizzuto, la più potente e blasonata famiglia mafiosa italo-canadese, tanto che nel 1998 Tse viene arrestato insieme a due fedelissimi del boss Vito Rizzuto come Sabatino Nicolucci ed Emanuele Ragusa.

 

«I Rizzuto non avrebbero avuto davvero bisogno di un aggancio cinese per rifornirsi d’eroina, ma la Cina offriva un canale di approvvigionamento supplementare», racconta all’Espresso Pierre De Champlain, un tempo detective e analista della Royal Canadian Mounted Police, oggi in pensione. Nicolucci, spiega De Champlain, è un personaggio conosciuto nel traffico di stupefacenti fin dagli anni Ottanta, segnalato più volte a casa di Vito Rizzuto, ma con Emanuele Ragusa il boss intrattiene addirittura rapporti di parentela: Eleonora Ragusa sposa Nicolò, il figlio maggiore di Vito, che sarà poi assassinato nel 2009. «Personalmente, credo che Vito Rizzuto avesse contatti anche con i boss delle organizzazioni asiatiche», dice De Champlain.

 

Nicolucci e Ragusa finiscono invischiati in un’operazione della Rcmp, che nel centro di Montréal ha creato un finto ufficio di cambio per risalire ai metodi di riciclaggio dei Rizzuto, e Tse Chi Lop viene arrestato per ordine dell’Eastern District Court di New York dopo aver ideato un traffico di eroina che dall’Asia approda al Canada, per poi sbarcare sui mercati americani. Torna in libertà nel 2008, e nel 2011 fonda una società registrata a Hong Kong. Mantiene la cittadinanza canadese e si muove tra il Canada, Hong Kong e Taiwan, ma secondo la polizia australiana è in questo periodo che Tse Chi Lop inizia a essere conosciuto col soprannome “Sam Gor” - “Fratello Numero Tre” in cantonese - e rivolge la sua attenzione alla regione più remota del Sudest asiatico.

La Birmania, o Burma, o Myanmar, è una nazione lacerata. Mentre nella capitale si svolge il braccio di ferro continuo tra la giunta militare e le forze democratiche - che la scorsa settimana ha condotto al nuovo arresto di Aung San Suu Kyi - le guerriglie degli stati Shan e Kachin combattono per l’indipendenza dallo stato centrale, e trafficano droga per sostenersi. Tra il 1996 e gli Anni Dieci la produzione di oppio crolla di circa il settanta per cento. I signori della guerra hanno intuito un’opportunità più semplice: perché assecondare i lenti ritmi delle piantagioni, quando con i componenti chimici provenienti dalla Cina le raffinerie possono diventare stabilimenti per la produzione di metanfetamine?

 

La mattina del 5 ottobre 2011, nel punto in cui il Myanmar confina con il Laos e la Thailandia, le acque del fiume Mekong si riempiono di cadaveri. Raffiche di mitra, coltellate, prese da arti marziali: alla fine, sul molo di Chiang Saen si contano tredici corpi, tutti marinai cinesi imbarcati su due chiatte fluviali. Pechino scatena la caccia al responsabile e nel giro di qualche mese arresta Naw Kham, il più potente signore della droga della zona, estradato e giustiziato in Cina nel 2013. Oggi, in molti Paesi, si sospetta che il Massacro del Mekong sia stato solo un trucco, una strategia per prendere il controllo della produzione di anfetamine nel Triangolo d’Oro e proiettarla su scala globale: l’uscita di scena di Naw Kham, infatti, coincide con un aumento vertiginoso delle consegne in tutta l’area Asia-Pacifico.

 

Nel luglio 2017 un australiano di nome Joshua Smith viene fermato a bordo di un’imbarcazione con una tonnellata e mezzo di “crystal meth”? Si sospetta un’organizzazione detta semplicemente “La Compagnia”, guidata dal misterioso “Sam Gor”. Nel giugno 2019 le autorità giapponesi mettono a segno il più grande sequestro di droga della loro storia, per un valore di 550 milioni di dollari? Anche qui si intravede l’ombra della “Compagnia”. Ma quando gli inquirenti di diverse nazioni identificano il video trovato sul telefonino di un corriere taiwanese arrestato nel 2016 in Myanmar si profila l’ipotesi investigativa più inquietante e allo stesso tempo più plausibile di tutte. Il video mostra un uomo in lacrime, legato a una sedia mentre altre tre persone si alternano a torturarlo con un pungolo elettrico per bestiame. Sullo sfondo si intravede la scritta “Lealtà ai Cieli”, un motto delle Triadi.

 

L’ipotesi della Australian Federal Police è che Tse Chi Lop, alias “Sam Gor”, il “Fratello Numero Tre”, sia riuscito a lanciare una sorta di fusione delle Triadi; da una decina di anni almeno, gruppi tradizionali come la 14K, la Wo-Shing-Wo e la Sun Yee On di Hong Kong o l’Unione dei Bambù di Taiwan, organizzazioni che si combattevano da sempre, avrebbero trovato un accordo comune nel segno della “Compagnia”. Tse Chi Lop non è El Chapo né Pablo Escobar: se questa ipotesi fosse vera, il boss asiatico somiglia molto di più a Miguel Àngel Félix Gallardo, l’uomo che negli Anni Ottanta riunì i cartelli messicani.

 

Secondo Sharon Kwok, criminologa della Western Sydney University ed esperta di Triadi, l’ipotesi di una fusione tra i vari gruppi è suggestiva, ma funziona soprattutto per ragioni pragmatiche: «È molto improbabile che una singola persona o una sola organizzazione riescano a controllare tutte le fasi di un traffico di droga, specie se è transnazionale», spiega all’Espresso. «Il traffico internazionale di droga è costituito da una lunga serie di transazioni, e ognuno di questi snodi può essere molto organizzato, ma nell’insieme si tratta di catene diverse. È questo che rende il crimine transnazionale immensamente complesso; a differenza di quello che si ritiene comunemente, nessuno può controllare tutte le fasi». Più che un padrino, insomma, Tse Chi Lop è un genio della logistica con eccellenti capacità nella diplomazia e nella scelta dei collaboratori.

 

Secondo le stime dell’Unodc (United Nations Office on Drugs and Crime), un chilo di “crystal meth” prodotto in Myanmar costa circa 1.800 dollari. Lo stesso chilo al dettaglio costa 70mila dollari in Thailandia, 298mila dollari in Australia e arriva sul mercato giapponese per 588mila dollari, più di trecento volte il costo iniziale. Queste stime situano il mercato delle metamfetamine della zona Area-Pacifico - di cui “La Compagnia” controlla almeno il 40 per cento - a una cifra stellare compresa tra i 30,3 e i 60,4 miliardi di dollari l’anno. Jeremy Douglas, alla guida di Unodc nel Sudest asiatico, sostiene che parte della forza della “Compagnia” risieda nella capacità di rimborsare agli acquirenti i carichi sequestrati: «Possono permetterselo finanziariamente e Tse Chi Lop ha applicato al mercato degli stupefacenti lo stesso tipo di rottura che Uber ha praticato sui trasporti o Netflix al mercato dei film», ha affermato in una recente intervista al Toronto Star.

 

Quando uno degli affiliati di livello più alto vuole riciclare le immense cifre guadagnate, non deve fare altro che volare a Macao: il sistema consolidato dei cosiddetti “junkets” permette di entrare in sale vip ultra-riservate, intestarsi vincite fittizie certificate da direttori di casinò e croupier compiacenti, e versare le somme ripulite su conti correnti domiciliati a Hong Kong. Lo stesso Tse Chi Lop, secondo la polizia australiana, ama il gioco d’azzardo e a Macao avrebbe perso in una sola notte 66 milioni di dollari. Le indagini dell’agenzia France Presse mostrano anche che il boss è protetto a vista da squadre di kickboxer, e che viaggia spesso a bordo di jet privati. Pare che ogni anno, per il suo compleanno, il “Fratello Numero Tre” organizzi sontuose feste in resort a cinque stelle. Tutti questi particolari, però, stridono con le immagini riprese all’aeroporto di Amsterdam il 22 gennaio scorso, e lo stesso arresto nei Paesi Bassi presenta diversi punti oscuri.

 

Perché Tse Chi Lop viaggiava da solo e forse si stava imbarcando su un volo di linea? Cosa ci faceva in Olanda, un Paese che da anni costituisce il perno del mercato europeo degli stupefacenti? «Da quello che so, in Olanda ci sono molte Triadi attive, in particolare la 14K , alcuni degli affiliati alla 14K si sono trasferiti nei Paesi Bassi molti anni fa», conclude la criminologa Sharon Kwok. Contattato dall’Espresso, il portavoce della polizia olandese Thomas Aling non ha né confermato né smentito l’ipotesi che Tse Chi Lop fosse ad Amsterdam per affari. L’ufficio stampa della Australian Federal Police rifiuta ogni commento e si limita a rimandare alle comunicazioni ufficiali.

 

Forse, la storia di Tse Chi Lop in Europa è ancora tutta da scrivere.

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