Un giro di rapporti e finanziamenti con partiti di destra per cambiare gli equilibri in Occidente ricostruito da una giornalista britannica. Con un ruolo centrale di Berlusconi e della Lega

La giornalista britannica Catherine Belton nel suo libro “Gli uomini di Putin” ha ricostruito l'azione di Vladimir Putin per estendere l’influenza russa in Occidente. Pubblichiamo un brano che riguarda l’Italia

 

Da parecchio ormai Mosca si era assicurata sostenitori in tutta Europa. In Germania, Putin aveva un fedele alleato nell’ex cancelliere Gerhard Schröder, che è stato riccamente ricompensato per il suo impegno nel difendere le azioni di Putin in Ucraina e in Siria, e per la sua repressione della democrazia in patria. Insieme a Matthias Warnig, Schröder era nel Consiglio di amministrazione del consorzio per il gasdotto Nord Stream, un progetto da 14,8 miliardi di euro a guida russa per esportare gas direttamente dalla Russia sotto il mar Baltico, bypassando l’Ucraina. In Italia, Putin poteva contare sull’amicizia di lunga data con Silvio Berlusconi. I due uomini andavano in vacanza insieme in Sardegna, e Berlusconi è stato spesso ospite nella residenza di Putin a Soci. Berlusconi è anche membro di una rete finanziaria e di influenza che risale all’epoca sovietica. Alla fine degli anni ottanta la sua casa editrice Fininvest ottenne dalla televisione di stato sovietica uno spazio per trasmettere film italiani.

 

Berlusconi ha poi lavorato a stretto contatto con il banchiere Antonio Fallico, che conosceva intimamente le operazioni di finanziamento all’estero del Partito comunista, e la cui Banca Intesa continuava a essere uno dei principali finanziatori del Kgb capitalista di Putin. Quando il parlamento italiano scoprì che un intermediario collegato alla Gazprom aveva tentato, o così sembrava quantomeno, di far arrivare dei soldi a Berlusconi, i membri sia del Popolo delle Libertà che dell’opposizione dissero all’ambasciatore Usa a Roma che non credevano si trattasse di un episodio isolato.

LaPresse

Questi rapporti erano noti da tempo, ora però le attività della Russia in Occidente stavano chiaramente entrando in una fase molto più attiva. In tutta Europa, Malofeev stava promuovendo un programma populista di destra, una ribellione contro l’establishment liberale. Nel giugno 2014 ha ospitato a Vienna una conferenza per le forze sovraniste in cui la nipote di Marine le Pen, Marion, si è trovata insieme ai leader del Partito della libertà austriaco e del partito di estrema destra bulgaro Ataka, nonché con Serge de Pahlen. Malofeev ha sempre ripetuto che, in quanto sostenitore e protettore di cristiani, il suo appoggio andava a una causa religiosa, non politica.

 

Ma le tracce dei suoi alleati erano ovunque anche nell’ascesa di Syriza, il partito di sinistra radicale salito al potere in Grecia nel gennaio 2015: alcune e-mail trapelate hanno rivelato che l’eurasianista Aleksandr Dugin, che lavorava con Malofeev, lo aveva assistito nell’elaborazione di una strategia e nelle pubbliche relazioni. Malofeev ha anche coltivato rapporti con il partito di destra dei Greci Indipendenti, guidato da Panos Kammenos, un infiammato nazionalista diventato ministro della Difesa. Kammenos era stato un assiduo frequentatore di Mosca ed era diventato amico con Malofeev, mentre il suo Istituto di studi geopolitici di Atene aveva firmato un “memorandum d’intesa” per la cooperazione con l’Istituto russo di studi strategici, che lavorava anche a stretto contatto con Natalja Narocnickaja a Parigi ed era essenzialmente un braccio dell’intelligence internazionale russa.

 

Nessuna di queste attività̀ si è fermata quando gli Stati Uniti e l’Europa hanno imposto sanzioni contro la Russia nel marzo 2014. Al contrario, la Russia ha solo accelerato e intensificato i suoi sforzi per dividere l’Occidente. Le alleanze sono state rinforzate in Italia, per esempio, dove un altro socio di Malofeev ha lavorato insieme a Gianluca Savoini, collaboratore del leader della Lega Nord, Matteo Salvini. Insieme i due hanno creato l’Associazione culturale Lombardia-Russia, che ha cominciato a promuovere le posizioni di destra favorevoli al Cremlino e ha poi puntato a «cambiare completamente l’Europa».

Catherine Belton

Lungo il percorso, Savoini ha esplorato le trattative petrolifere legate al Cremlino per finanziare la campagna elettorale della Lega, prima discutendo le vendite attraverso una compagnia petrolifera poco conosciuta, Avangard, che, secondo un’indagine della rivista italiana L’Espresso, aveva casualmente lo stesso indirizzo dell’ufficio di Malofeev nel centro di Mosca. Poi Savoini ha discusso un accordo per trasferire decine di milioni di euro al partito attraverso il petrolio venduto dalla Rosneft all’Eni. (L’accordo è stato raccontato per la prima volta dai giornalisti de L’Espresso. Ha fatto seguito BuzzFeed, pubblicando una registrazione della conversazione di Savoini nell’ottobre del 2018, in cui parlava dell’accordo, nda).

ANSA

Questi accordi dovevano essere strutturati come i vecchi accordi di finanziamento al Partito comunista organizzati dal Kgb. Il petrolio veniva venduto tramite un intermediario a un prezzo scontato, permettendogli così di trattenere la differenza e di trasferire il ricavato (circa 65 milioni di dollari nel corso di un anno) nelle casse della Lega, ha riferito BuzzFeed. «È proprio come gli accordi di finanziamento che facevamo con le aziende amiche», ha detto un ex ufficiale del Kgb coinvolto in operazioni di compravendita del petrolio dell’era sovietica. Salvini ha negato che la trattativa sia mai andata avanti. Ma secondo una trascrizione delle discussioni, il suo collaboratore Savoini aveva chiarito che l’alleanza nata a seguito dell’accordo proposto doveva diventare il fulcro di una coalizione filorussa in tutta Europa. «La nuova Europa deve essere vicina alla Russia perché vogliamo avere la nostra sovranità», ha detto. «Non dobbiamo dipendere dalle decisioni prese dagli Illuminati di Bruxelles o negli Stati Uniti. Salvini è il primo uomo che vuole cambiare completamente l’Europa... insieme ai nostri alleati», ha continuato, elencando altri partiti di estrema destra filorussi come il Partito della Libertà in Austria, Alternative für Deutschland in Germania e il Rassemblement National di Marine le Pen in Francia. «Vogliamo davvero stabilire una grande alleanza con questi partiti filorussi».

Invece di tentare di rimuovere le sanzioni adeguandosi al sistema liberale occidentale e alle sue regole, la Russia di Putin stava cercando di comprarsi una scappatoia. Ma l’obiettivo era anche molto più̀ ambizioso. Gli uomini di Putin miravano a formare il proprio blocco all’interno dell’Europa e a sovvertire il panorama politico dell’intero continente. E i politici di molti gruppi di estrema destra erano fin troppo ben disposti nel ricevere i fondi neri e soggiacere alle ingerenze del Cremlino.