Prosegue la difficile ricerca della verità sulla morte dell'ambasciatore italiano, forse collegata a un traffico di visti come spiegato da una serie di inchieste de L'Espresso. Intanto gli imputati accusati di omicidio colposo si rifiutano di collaborare con la giustizia

Mentre nella Repubblica democratica del Congo si apre il processo di Appello per i cinque imputati accusati del rapimento e dell’uccisione dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, del carabiniere che gli faceva da scorta, Vittorio Iacovacci, e dell’autista del World food programme, Mustapha Milambo, a Roma i primi presunti responsabili del giro dei visti facili al Consolato di Kinshasa sono stati iscritti nel registro degli indagati.

 

A sollecitare l’apertura del nuovo fascicolo alla Procura romana, il dossier inviato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani che nelle scorse settimane ha predisposto un’ispezione nelle sedi diplomatiche nella RDC e a Brazzaville, capitale della vicina Repubblica del Congo. La clamorosa svolta segue l’inchiesta realizzata da L’Espresso e ripresa in un esposto dall’onorevole di Fdi, Andrea Di Giuseppe che ha chiesto un approfondimento di indagine sul triplice omicidio del 22 febbraio del 2021. 

 

Il deputato, insieme al collega Fabio Rampelli, ha anche presentato un’interrogazione parlamentare alla Camera dei Deputati alla quale ha prontamente risposto il numero uno della Farnesina confermando l’avvenuta rimozione dei due funzionari, fatti rientrare dal Congo e sui quali pende la denuncia di irregolarità sottoposta al vaglio della magistratura.

 

Nel frattempo il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Roma ha convocato, per il prossimo 30 novembre, un funzionario della Farnesina che dovrà riferire nell’ambito del procedimento penale sull’uccisione dell’ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci. In particolare il rappresentante del ministero degli Esteri dovrà illustrare la prassi e le procedure utilizzate per le comunicazioni relative ai funzionari del World food programme in merito all’immunità. Gli imputati accusati di omicidio colposo, Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, secondo l’accusa rappresentata dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco e dalla sostituta Gianfederica Dito, non avrebbero diritto alla copertura diplomatica perche non presenti nell’elenco dei dipendenti dell’organizzazione delle Nazioni Unite accreditati presso il ministero.

L’omicidio dell’ambasciatore
Il racket dei visti dietro la morte dell'ambasciatore Luca Attanasio
15-10-2023

Secondo i pm romani, Leone e Rwagaza - organizzatori della missione nel Kivu, regione congolese dove persero la vita le tre vittime dell’agguato sulla Route nationale 2 - avrebbero omesso le “cautele necessarie a garantire la sicurezza del convoglio con il quale viaggiava l’ambasciatore italiano”. 

 

Sono tanti gli aspetti da chiarire. Perché l’auto guidata da Milambo e su cui viaggiavano Attanasio e Iacovacci non era blindata? Perché venne scelto proprio quel giorno per recarsi in una delle zone più pericolose del Congo, visto che era stata diramata un’allerta di sicurezza per cui molti militari erano stati richiamati a Goma lasciando sguarnita la strada? Domande a cui solo gli imputati possono rispondere. 

 

Ma finora sia Leone che Rwagaza si sono sistematicamente rifiutati di collaborare con la giustizia italiana. Se il processo non dovesse partire, nel caso in cui la giudice dell’udienza preliminare Marida Mosetti dovesse accogliere l’eccezione di immunità presentata dai legali di Leone (ndr la posizione di Rwagaza è stata stralciata per un “difetto di notifica”), omissioni, responsabilità e misteri irrisolti del delitto Attanasio rimarranno senza risposte.