Accade all'estero
Gli Stati Uniti hanno giustiziato un condannato soffocandolo con l'azoto. Le notizie dal mondo
La democrazia a rischio in Polonia. Il Medio Oriente sempre più in fiamme. Gli agricoltori che protestano in Europa. Il primo grande sciopero contro Milei in Argentina. I fatti più importanti da conoscere
Polonia, democrazia a rischio
«Siamo in una situazione di emergenza. La Costituzione praticamente non è più valida. Pertanto si possono utilizzare vari metodi». Così Jarosław Kaczyński, il capo del partito nazionalista Diritto e Giustizia, Pis, leader dell’opposizione al governo di Donald Tusk, rischia di mettere in pericolo la democrazia in Polonia. Al governo del paese per 8 anni, l’estrema destra ha perso il potere a fine dicembre quando, per dare seguito al risultato delle elezioni, è stato eletto primo ministro Tusk. Come riporta il Financial Times, per gli alleati del neopremier la manovra di Kaczyński assomiglia alle azioni intraprese dall’ex presidente degli Usa Trump nel gennaio 2021, quando la sua retorica spinse i sostenitori a prendere d’assalto il Campidoglio.
Alabama, condannato a morte con l’azoto
«Stasera l'Alabama ha fatto sì che l'umanità facesse un passo indietro». Così sembra che Kenneth Smith abbia detto poco prima di morire, nel penitenziario di Holman ad Atmore, in Alabama. È stato il primo uomo al mondo a essere giustiziato con l’azoto puro. Mai testato prima sulle persone. La morte è stata dichiarata alle 20.25, ora locale, del 25 gennaio. Il via libera alla procedura è arrivato con il pronunciamento della Corte Suprema Usa, che ha respinto le obiezioni dei legali di Smith che era stato condannato a morte per aver commesso un omicidio su commissione nel 1988. Il gas ha provocato un decesso per soffocamento.
Il Medio Oriente è una polveriera
Il rifiuto di Israele alla soluzione dei due Stati, sostenuta anche da Ue e Usa, isola il Paese di Benjamin Netanyahu nello scenario internazionale: «Il rifiuto del governo israeliano è inaccettabile e prolungherebbe un conflitto diventato una grave minaccia per la pace e la sicurezza globali», ribadisce il segretario generale dell’Onu Guterres. Nel frattempo i bombardamenti su Gaza, però, continuano. I morti sono arrivati a 26 mila. Le ong denunciano la gravissima situazione: nella Striscia la popolazione è allo stremo, mancano cibo e acqua, il rischio epidemie è alto, gli ospedali sono al collasso. Mentre si intensificano gli sforzi degli Stati mediatori per promuovere una tregua tra Israele e Hamas, che permetterebbe anche il rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023, la situazione in Medio Oriente diventa sempre più calda: gli Usa colpiscono ancora i siti missilistici degli Houthi per rispondere ai loro attacchi alle navi occidentali e attaccano anche le milizie sostenute dall’Iran in Iraq. Francia, Germania e Italia preparano una missione militare a difesa delle navi mercantili nel Mar Rosso.
Europa, gli agricoltori sono in protesta
Non si fermano le proteste degli agricoltori che oltre alla Germania hanno scosso anche Romania, Paesi Bassi, Polonia, Italia e Francia. Qui una donna, mentre manifestava, è stata uccisa da un’auto che si è lanciata contro il blocco. Secondo la Procura, non intenzionalmente. Gli agricoltori protestano per i costi sempre più alti che il settore deve affrontare e le conseguenze delle normative ambientali su produttività e profitti. I manifestanti francesi chiedono anche indennizzi più veloci per le calamità naturali.
Taiwan, controllo cinese
L’esercito di Taiwan continua a rilevare palloni aerostatici cinesi in volo sopra l’isola. Gli ultimi sei sono stati individuati tra domenica e lunedì scorso. Il ministero della Difesa aveva già sottolineato come l’utilizzo dei palloni potesse essere un metodo che la Cina stava utilizzando per portare avanti una guerra psicologica contro la popolazione e minacciare la sicurezza dell’isola, simile a quanto fatto in passato con l’invio di jet. La Cina rivendica Taiwan come parte del suo territorio.
Argentina, il primo sciopero contro Javier Milei
«La patria non è in vendita», «non siamo la casta», «mangiare non è un privilegio». Sono solo alcuni degli slogan gridati dalle cinquecentomila persone che il 24 gennaio hanno riempito plaza del Congreso a Buenos Aires per protestare contro le politiche del neopresidente Javier Milei, in carica solo dallo scorso novembre. MIlei ha tagliato la spesa pubblica e promosso un pacchetto di leggi che, se passasse, cambierebbe completamente l’economia argentina. I manifestanti si sono riuniti su invito della Confederazione generale del lavoro (Cgt), il principale sindacato del paese, a cui si sono aggiunte altre organizzazioni.
Senegal, Sonko Escluso
Sabato 20 gennaio la Corte costituzionale del Senegal ha reso nota la lista definitiva dei 20 candidati alle elezioni presidenziali che si terranno il 25 febbraio. Il nome di Ousmane Sonko, principale esponente delle opposizioni, non compare: è stato rigettato il ricorso dei suoi legali per la candidatura, definita incompleta. Sonko, dopo essersi candidato alla presidenza, è finito al centro di una vicenda politico-giudiziaria che ha incendiato il Paese con manifestazioni e violenze. Anche Karim Wade, figlio dell’ex capo dello Stato Abdoulaye Wade, è stato escluso.