Diritti delle donne

In Polonia il centrosinistra si sta battendo per garantire il ritorno del diritto all'aborto

di Chiara Sgreccia   30 gennaio 2024

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manifestazioni aborto polonia

La normativa attuale prevede un divieto quasi totale di interrompere volontariamente la gravidanza. Ora il neopremier Tusk annuncia un progetto di legge per «ripristinare la dignità delle donne» come aveva promesso in campagna elettorale. Ma la strada non è in discesa

«Un grande momento per tutti noi! Stiamo restituendo alle donne il diritto di disporre del proprio corpo», ha scritto sui social il ministro della Salute polacco, visto l’impegno del nuovo governo nel ripristinare i diritti delle donne calpestati dagli otto anni al potere del PiS, il partito nazionalista Diritto e Giustizia. Terminati con le elezioni dello scorso ottobre quando la coalizione europeista guidata dal primo ministro Donald Tusk ha ottenuto il 54 per cento dei voti. Così, lo scorso 24 gennaio, prima il governo ha approvato un progetto di legge per garantire l’accesso libero alla pillola del giorno dopo a partire dai 15 anni che dovrà essere discusso dal Parlamento - il cui accesso, dal 2017, era consentito solo con la prescrizione medica. Poi Tusk ha annunciato di essere pronto, proprio come aveva promesso durante la campagna elettorale, a presentare un disegno di legge per liberalizzare l’aborto.

 

L’attuale legislazione polacca che regolamenta l’interruzione di gravidanza, voluta dal PiS, è tra le più restrittive d’Europa e si traduce in un divieto quasi totale di abortire, tanto che anche la Cedu, la Corte europea per i diritti dell’uomo, nel dicembre 2023 ha condannato la Polonia per aver negato alle donne l’accesso all’aborto in presenza di «anomalie fetali».

 

Il progetto di Tusk, invece, intende garantire la possibilità di abortire fino alla 12esima settimana di gravidanza. E prevede l’obbligo per le strutture sanitarie di indicare un medico non obiettore che effettui l’interruzione di gravidanza. Se la legge passasse in Parlamento «ripristinerebbe la dignità delle donne polacche e garantirebbe la loro sicurezza», aveva spiegato Tusk. Anzi l’allargherebbe, visto che strutturerebbe un diritto all’aborto ancora più ampio di quello della legge del 1993 che consentiva l’interruzione volontaria di gravidanza solo in caso di stupro, minaccia per la vita della madre e gravi danni al feto. Rimasta in vigore fino alla sentenza della Corte costituzionale, influenzata dal PiS, del 2020 che l’ha ulteriormente ristretta. Scatenando enormi proteste in tutta la Polonia.

 

L’approvazione del progetto di legge di Tusk però non è scontata, visti i diversi gruppi politici che compongono la coalizione di maggioranza: la Sinistra e la Coalizione Civica (Ko) di Tusk avevano già l’aborto all’interno dei loro programmi politici. Ma c'è da considerare anche la “Terza via”, il gruppo centrista, che non ha ancora espresso ufficialmente la sua posizione. Un altro ostacolo da superare per l’approvazione della legge sulla liberalizzazione dell’aborto è il presidente della Polonia, Andrzej Duda, conservatore che potrebbe porre il veto dopo l’approvazione del Parlamento.