Censure letterarie
Con Donald i libri scomodi vanno al rogo
Fuori dalle scuole i testi troppo critici con la schiavitù, scritti da autori di sinistra o che trattano la sessualità. È l’ultima follia dei repubblicani negli Stati Uniti
L'ultima vittima di questa battaglia silenziosa e spietata si chiama Pearl ed è una bambina di 7 anni piena di sogni, progetti e fantasie, una piccola accattivante ribelle. Forse un po’ troppo. Pearl è la figlia illegittima di Hester, la protagonista di un classico della letteratura americana, “La lettera scarlatta”, ma ora anche uno degli oltre 11.000 titoli che sono stati banditi da scuole pubbliche e biblioteche della Florida, dell’Iowa e di molti Stati del Sud americano a trazione trumpiana. Il grande moralizzatore si chiama Ron DeSantis ed è il Governatore della Florida, brevemente candidato alla Casa Bianca e subito dopo fervido sostenitore di Donald Trump. È stato DeSantis a crea
re una commissione dedicata alla scelta dei libri “non idonei” all’educazione e alla formazione psicologica dei bambini americani. Nel caso de “La lettera scarlatta” - un attacco spietato all’America puritana del 1600 - oltre alla figura un po’ troppo spregiudicata di Pearl, c’è quella del reverendo Dimmensdale, uomo di cristallina moralità che però si rivela l’amante di Hester l’adultera. Davvero troppo per quella parte di America che auspica che a Washington si torni a prendere decisioni con la Bibbia aperta tra le mani. Quella dei libri da rimuovere se non proibire del tutto, è una valanga che ha iniziato a smottare un paio di anni fa. Dopo il 5 novembre, con la vittoria di Trump, ha preso velocità e rappresenta un’interessante fotografia dell’America che ci aspetta. Da una parte la nuova classe dirigente che racconta la storia di volere riportare al centro di tutto la libertà di espressione che i “comunisti” democratici hanno tarpato; dall’altra gli stessi uomini di potere che mettono in atto una sistematica e minuziosa riscrittura della storia, basata sui loro intimi convincimenti. Nella lista di titoli da buttare al macero è finito non a caso il grande successo di Alex Hailey, “Radici”, perché l’epopea di Kunta Kinte, il ragazzo africano portato in America per diventare uno schiavo, rappresenta una versione dei fatti che i conservatori hanno deciso di riproporre diversamente. Rita W., da 15 anni insegnante in una scuola media a Nord di Miami, raggiunta al telefono racconta che sta cercando di trasferirsi altrove. «Nelle ultime settimane l’eliminazione di libri dalle biblioteche scolastiche è diventata una priorità. Non c’è discussione, capitava in passato che ci si confrontasse su determinati titoli, ma in questo caso le decisioni vengono prese ad alto livello. Riceviamo la lista e dobbiamo eseguire. Ma l’aspetto più inquietante, e anche il motivo per cui molti insegnanti come me vogliono andarsene, è la politica che riguarda il racconto della schiavitù in America. Le linee guida del dipartimento scolastico della Florida chiedono di insegnare di come parecchi neri provenienti dall’Africa in realtà avessero beneficiato dello status di schiavi, in quanto permise loro di acquisire capacità lavorative che si sarebbero rivelate utili una volta liberi». Un collega di Rita, che preferisce rimanere anonimo, la spiega più terra terra: «Non ci dicono di non parlare della schiavitù, ci dicono di farlo evitando di soffermarci sulle parti brutte, quelle che secondo loro sono state un po’ troppo estremizzate». Sono bastate poche settimane di euforia post-elettorale per creare dentro al corpo insegnante un clima da caccia alle streghe. Tra l’altro, come ci racconta Rita, i criteri di esclusione sono variabili e non sempre congrui. D’accordo, i libri della Nobel afro- americana Toni Morrison e la biografia di Oprah Winfrey, donna nera di successo, vanno assolutamente banditi e abbiamo capito il perché. Ma quella di Lady Gaga? Si capisce bene invece la ragione per cui sotto la scure finiscano libri come “Chiamami col tuo nome” di Andrè Aciman (da cui il film di Luca Guadagnino). Di omosessualità, ma di sessualità in genere, non si parla. Secondo il Governatore DeSantis non è “roba” da mettere sotto gli occhi di un adolescente che deve imparare che nel mondo esiste un solo modo “sano” di amare: quello tra uomo e donna.
Nel mucchio finiscono anche 23 gialli di Stephen King che non è considerato blasfemo, ma solo uno dei più accaniti detrattori di Trump ed Elon Musk. E dunque i criteri di scelta si fanno più liquidi. Naturalmente bandire libri secondo princìpi di questo tipo ha già scatenato l’immancabile battaglia legale. Da una parte le case editrici sostenute da Pen America, l’associazione per i diritti umani nella letteratura, dall’altra la potente macchina conservatrice di Stati come Utah, Tennessee, Alabama e South Carolina che stanno seguendo l’esempio della Florida. Karen Deustch Karlekar, direttrice dell’organizzazione Writers at Risk e attivista di Pen America, spiega: «Silenziare le voci che rappresentano l’essenza della cultura americana è grave di per sé. Decidere cosa dovrebbero leggere i nostri adolescenti in base alla morale di pochi, è anche peggio». Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood è stato tra i primi libri a finire nel mirino. Si tratta di una storia distopica collocata in un futuro in cui il Pianeta è devastato da guerre e inquinamento. La trama si sviluppa con un golpe che insedia in Nord America un regime totalitario teocratico che sopprime le libertà individuali. Insomma, roba pericolosa nelle mani di un ragazzo. Così come spaventa la storia di un bambino di 9 anni traumatizzato dalla perdita del padre, ucciso nell’attentato dell’11 settembre (evento sul quale l’attuale classe dirigente vorrebbe riscrivere le circostanze). Il romanzo in questione è “Molto forte, incredibilmente vicino” di Jonathan Safran Foer. E se si può intuire il motivo secondo cui l’autobiografia di Beyonce può ridurti affumicato sul rogo virtuale, la scelta di togliere dagli scaffali “Il diario di Anna Frank” alla stregua di tutti i romanzi gialli di Agatha Christie lascia di stucco. Non sarà che il Grande Moralizzatore non ha chiara la differenza che passa tra finzione e realtà? Tra storia e intrattenimento?