Diritti

In Ecuador l’eutanasia non è più un reato

di Chiara Sgreccia   8 febbraio 2024

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Con una sentenza storica e grazie alle battaglia degli attivisti, la Corte costituzionale del Paese ha stabilito il quadro giuridico necessario a riconoscere la morte medicalmente assistita come un diritto

«Ho vissuto una vita piena e so che l'unica cosa che merito è una morte con dignità». Così Paola Roldán Espinosa, 42 anni, aveva commentato l’approvazione della sua richiesta di depenalizzare l’eutanasia in Ecuador, lo scorso 20 novembre. Dopo aver portato avanti, per più di tre anni, una lotta per raggiungere la possibilità di morire dignitosamente. Neanche tre mesi dopo, il 7 febbraio, la Corte Costituzionale del Paese si è pronunciata a favore di Roldán, affetta da Sla, sclerosi laterale amiotrofica, di fatto depenalizzando l’eutanasia.

 

Con una una sentenza storica, la massima corte ecuadoriana ha dichiarato «l’incostituzionalità condizionale» dell'articolo del Codice penale che punisce l'omicidio semplice, compresi gli atti di eutanasia, con pene da 10 a 13 anni di reclusione. Sentenziando, invece, che l’eutanasia attiva sarà costituzionale ogni volta che il medico accoglie in modo libero, informato e inequivocabile la richiesta di un paziente che vive una condizione di intensa sofferenza derivante da una lesione corporale grave e irreversibile, o da una malattia incurabile. La vittoria di Roldán ha stabilito un quadro giuridico per la pratica dell’eutanasia in Ecuador. Che ora il governo, assieme alle organizzazioni sanitarie e mediche, dovrà regolamentare per determinare i criteri e le procedure necessarie per l'applicazione dell'eutanasia, in modo da garantire la tutela dei diritti dei pazienti e evitare gli abusi. In questo modo l’Ecuador diventa il nono paese al mondo a riconoscere legalmente il diritto alla morte assistita in circostanze specifiche stabilite dalla legge. Il secondo dell’America Latina dopo la Colombia, in cui l’eutanasia è già legale.