Nella terza puntata del podcast de L'Espresso in collaborazione con WeWorld, raccontiamo com’è l’esistenza di chi vive dentro un conflitto che ormai va avanti da oltre un decennio. Ma di cui non si parla mai

Sono passati 13 anni dall’inizio della guerra civile in Siria. E anche se spesso si sente dire il contrario, il conflitto non è mai finito. Sono più di 16 milioni i siriani che hanno bisogno di assistenza, più di 7 milioni gli sfollati ancora oggi all’interno del Paese. Più di 5 milioni le persone che sono state costrette a fuggire. Le infrastrutture civili, come le scuole e i sistemi di approvvigionamento idrico, sono gravemente danneggiate. E nella maggior parte dei casi, alle condizioni attuali, ricostruirle è impossibile.

A spiegare l’attuale instabilità siriana, c'è Mauro Primavera, ricercatore per la fondazione internazionale Oasis, cultore della materia all’Università cattolica di Milano. Mentre a raccontare le difficoltà che la popolazione siriana vive ogni giorno, tormentata non solo da un conflitto ma anche dalla crisi economica e dalle conseguenze delle due forti scosse di terremoto che un anno fa ha colpito il nord del Paese, c'è Andrea Sparro, rappresentante dell’ong WeWorld.

 

Così nella terza puntata di Vite sospese parliamo della Siria. Per raccontare com’è l’esistenza di chi vive una delle crisi umanitarie più lunghe e complesse al mondo. 

 

 

Ascolta qui gli episodi precedenti:

La normalità a Kiev è solo in superficie
Afghanistan, la lotta delle donne