Due giocatrici rivelazione, capaci di accendere d’entusiasmo e investimenti il campionato statunitense, non saranno a Parigi. Il comitato selezionatore ha preferito le veterane

Duecentosei battelli si apprestano a solcare le acque ripulite della Senna per la cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Parigi. Sull’imbarcazione assegnata agli Stati Uniti, in mezzo a star dello sport come la nuotatrice Katie Ledecky, la ginnasta Simon Biles e il cestista più forte della sua generazione, Lebron James, troveranno posto anche le ragazze del basket femminile, pronte a portare a casa il loro ottavo oro olimpico consecutivo. A bordo del bateau a stelle e strisce, però, non c’è posto per Caitlin Clark e Angel Reese, le due giocatrici più entusiasmanti della palla a spicchi made in Usa. Capaci di trasportare la Wnba, Women’s National Basketball Association, il campionato femminile nato nel 1996, in una dimensione mai toccata prima a livello di gioco, di interesse del pubblico e di marketing. Perché, sì, lo sport in America è anche, forse soprattutto, una questione di dollari sonanti.

 

Cresciuta giocando a calcio e basket, ma virando con decisione verso la pallacanestro alle scuole medie, Clark è una guardia asciutta, agile, con un tiro da 3 che viene paragonato oltreoceano a Stephen Curry, simbolo dei Golden State Warriors della Nba, e detentrice del record, che resisteva dal 1970, di punti segnati nel campionato universitario. A differenza della collega, Reese è un’ala di 190 cm: esplosiva, gran tecnica spalle a canestro, rimbalzista formidabile. In comune hanno la competitività, il riuscire a sentire l’odore del sangue prima di azzannare la partita. Un impatto generazionale sul gioco come avevano avuto, scomodando grandi nomi dell’Olimpo del basket, Larry Bird e Magic Johnson, coloro che negli anni ’80 salvarono dal declino la Nba, la controparte maschile.

 

La loro esclusione dalle Olimpiadi, specie quella della più famosa e media-friendly Clark, ha fatto gridare alcuni grandi commentatori delle televisioni sportive americane allo scandalo. Il comitato selezionatore ha tenuto fuori le rivelazioni e preferito le veterane, già affiatate. La Wnba decide però di cavalcare l’onda all’All-Star Game, la partita in cui partecipano tutte le migliori giocatrici del campionato, selezionando  le migliori cestiste escluse dalla nazionale per un’amichevole tra chi andrà in Francia e chi no. E così il 20 luglio Clark e Reese hanno giocato per la prima volta insieme, sfidando il Team Usa. Guidate dai 34 punti di Arike Ogunbowale e contribuendo in maniera decisiva, il risultato finale è stato 117 a 109 per le giovani stelle che non andranno a Parigi.

 

L’effetto Clark-Reese è stato imponente: 16 mila spettatori al palazzetto, record degli ultimi diciassette anni. Un risultato che è stato in parte prevedibile, visto che le maglie da gioco dell’All-Star game con il numero 22 di Clark sulle spalle, in vendita sul sito della sua squadra, le Indiana Fever, sono andate esaurite in poco meno di 20 minuti. Ma non è solo questa partita a legare Reese e Clark. Le due nuove stelle del basket femminile sembrano avere un unico destino. Negli anni a venire il trionfo di una sarà il fallimento dell’altra e viceversa. Lo si è già visto nel 2023, nel corso del torneo di basket tra le università americane che si tiene ogni marzo, quando Clark e Reese si sono affrontate nella finalissima. La University of Iowa, la squadra di Caitlin, era data come favorita rispetto alla Louisiana State University (Lsu), la squadra di Angel. Nel corso del torneo, Clark si metteva la mano davanti alla faccia, muovendola da sinistra verso destra, dopo ogni canestro da tre andato a segno. Un omaggio al wrestler John Cena, ma anche un messaggio ben preciso nei confronti delle sue avversarie: «You can’t see me», «non potete marcarmi». La finale, a dispetto dei pronostici, è stata stravinta da Lsu. Angel, in segno di sfida, ha mimato il gesto in faccia all’avversaria e per giorni in America non si è parlato d’altro, spesso anche in modo razzista. Sui social gli utenti si sono sfogati contro la ragazza afroamericana, dipingendola come l’invidiosa e senza classe che se la prende con la giocatrice bianca amata in tutto il Paese.

 

L’anno successivo, agli ottavi di finale dello stesso torneo, le due ragazze si affrontano di nuovo, e in quell’occasione ad avere la meglio è stata Caitlin. La partita, tra le più attese di tutta la stagione sportiva americana, ha registrato 12.3 milioni di telespettatori, battendo le finali della Nba e venendo superata solo dalle partite più importanti del football americano.

 

Una tendenza, quella di battere tutti i numeri, continuata anche una volta diventate professioniste. La Wnba si frega le mani e fa bene. Secondo un report rilasciato il mese scorso, dopo tre settimane dall’inizio della stagione, la media di telespettatori è stata di 1 milione e 300 mila persone, quasi il triplo rispetto allo stesso periodo del 2023. E nel corso dei mesi, dopo quasi 23 anni senza arrivare sopra il milione di persone sintonizzate, gli incontri della lega femminile sono tornati a generare interesse, andando con costanza oltre i 2 milioni di telespettatori per le partite di cartello.

 

L’effetto di Clark si era già visto a livello universitario, tanto che per lei si parla di Clarkonomics, l’economia generata, come per Taylor Swift, dalla sua grandezza sul campo da gioco. Un professore di business dell’università dell’Iowa, Jeff Ohlmann, ha notato come prima del suo arrivo a Iowa City, dove si trova il campus, il palazzetto della squadra non riempisse più di 8 mila posti su un totale di quasi 15 mila. Dopo l’arrivo di Clark l’aumento è stato costante e nella sua ultima stagione, tutte le partite sono andate sold out, generando entrate extra per le attività presenti in città. Anche le squadre avversarie hanno sfruttato la popolarità di Caitlin al college, tanto che ognuna delle partite in trasferta che ha disputato ha fatto registrare il tutto esaurito.

 

Eppure, nonostante lo sport negli Stati Uniti sia tutta una questione di marketing, sarà un peccato non vedere Caitlin Clark e Angel Reese a Parigi, soprattutto per quello che sono state in grado di fare fin da subito sul campo, nella loro prima stagione tra i professionisti. Dopo poco più di due mesi dal suo esordio, Angel Reese è riuscita a mettere a referto una doppia doppia, un totale di almeno 10 punti e 10 rimbalzi o assist, diciassette volte in ventiquattro partite. Il record per una giocatrice esordiente è di ventidue e potrebbe essere battuto da Reese visto che la stagione terminerà il 20 settembre. Caitlin, invece, è “solo” tredicesima per punti realizzati, ma guida la classifica degli assist e con molta probabilità vincerà il titolo di migliore esordiente dell’anno, davanti ad Angel. Ancora una volta legate da un filo. Aspettando il 2028.