Per tanti osservatori, tra cui gli Usa, la compagnia militare privata è un vero esercito parallelo. Loro negano, ma sono presenti proprio nelle aree che più interessano il leader turco

La Turchia di Recep Tayyip Erdogan ha sempre puntato sulla politica estera e il sultano ha spesso esercitato un ruolo internazionale, anche al di là della reale forza del suo Paese. Nel Caucaso, nei Paesi turcofoni dell’Asia centrale, in Siria e in molti Paesi africani la bandiera turca sventola accompagnata da forze militari e imprenditoriali pronte a fare affari.

 

Anche se la Turchia vanta il secondo esercito più grande della Nato, organizzazione all’interno della quale i turchi si muovono con estrema libertà, dal 2012 è nata la Sadat, la prima società di consulenza militare del Paese. Fondata dall’ex generale di brigata Adnan Tanriverdi, che a metà degli anni ’90 era stato rimosso dall’esercito turco per le sue tendenze islamiste. Nel 2012 però Erdogan lo aveva nominato membro del nuovo comitato consultivo per la politica estera e grazie agli uomini della Sadat era stato determinante nella repressione del presunto colpo di Stato in Turchia del 2016. Questa Pmc (Private Military Company), stando alle dichiarazioni ufficiali, si occuperebbe soltanto di consulenza, addestramento militare e servizi logistici nei settori delle difesa interna ed esterna, ma molti accusano la Sadat di essere il braccio armato ufficioso del governo di Ankara. 

 

Melih Tanriverdi è il figlio del generale Adnan Tanriverdi ed è presidente del Consiglio di amministrazione della Sadat. «La Sadat è al servizio delle forze armate degli Stati che ne richiedono la consulenza e lavora soltanto con entità statali e mai con soggetti privati. Non siamo un’organizzazione paramilitare e non abbiamo forze armate private da prestare ai governi. Noi vogliamo aiutare i Paesi islamici fornendo i nostri servizi sul campo e migliorando le capacità difensive. Il nostro scopo è rafforzare il mondo islamico che deve occupare il posto che merita nel mondo come super-potenza». Una posizione fortemente islamizzata che vorrebbe la creazione di un esercito islamico per la difesa dei credenti, ma Melih Tanriverdi nega con forza che la sua società combatta in prima linea nei Paesi islamici in difficoltà. «Non abbiamo mai fornito servizi in aree di conflitto, non siamo presenti in Siria, Libia, Azerbaigian, Burkina  Faso, Mali o Niger. Siamo rimasti in Libia soltanto fino al 2013, ma ci siamo ritirati prima della firma del contratto perché il conflitto era già cominciato e noi non combattiamo. Siamo un’azienda sul mercato e abbiamo contratti in molti Paesi del mondo, anche in Europa. Ma fino a oggi non abbiamo mai venduto servizi al governo della Turchia, nego con forza questa collaborazione, anche perché l’esercito turco non ha bisogno del nostro aiuto. Non posso rivelare con quali Paesi stiamo collaborando attivamente, ma posso confermare che non abbiamo nessun contratto con il Niger, nonostante le tante accuse che ci sono piovute addosso in questi mesi. Stiamo lavorando per offrire i nostri servizi anche ai Paesi francofoni africani ed è un nostro obiettivo a partire dal 2025 lavorare anche nell’ex Françafrique».

 

Un’ammissione di interesse nell’attuale ventre molle del continente africano fa pensare a un piano ben preciso in favore del noto espansionismo di Ankara, anche se negato con forza. In quell’area però agisce ormai da alcuni anni l’ex Wagner Group, ridenominato Africa Corps dopo la morte di Yevgeny Prigozhin e da molti osservatori la Sadat è vista come il Wagner Group della Turchia. «Noi e il Wagner lavoriamo in maniera completamente diversa e questo paragone è offensivo e denigratorio per noi. La Sadat è una società di consulenza e non combatte al posto degli eserciti utilizzando mercenari come fanno i russi. Noi non facciamo il lavoro sporco e la nostra attività serve come deterrente per i gruppi terroristici o per le potenze imperialiste che minacciano i Paesi islamici, gli unici per cui lavoriamo. Il paragone con il Wagner Group ci danneggia enormemente a livello di immagine ed economico».

 

 

Nonostante l’accorata difesa di Melih Tanriverdi restano molti dubbi sul reale ruolo della Sadat in Africa e fioccano le accuse da parte di diverse ong. Rami Abdulrahman è il presidente dell’Osservatorio Siriano per i Diritti umani, un’organizzazione non governativa con sede a Londra, e racconta una storia molto diversa su questa misteriosa Pmc turca. «La Sadat non ha nessuna differenza con il Wagner Group, si tratta di organizzazioni militari che partecipano a guerre al di fuori del proprio Paese e lo fanno esclusivamente per denaro. Cambia il nome e il Paese di origine, ma si tratta dello stesso enorme business. Noi del Syrian Observatory for Human Rights abbiamo le prove delle nostre accuse, con i mercenari siriani che lasciano il loro Paese per andare a combattere in Libia e in Africa occidentale. Ci sono mercenari che sono tornati dal Niger e hanno raccontato la loro esperienza e alcuni canali arabi hanno intervistato questi uomini e le loro famiglie, non siamo gli unici a denunciare questi fatti. Le organizzazioni come la Sadat sono professioniste nel negare il proprio coinvolgimento, hanno iniziato a negare di essere coinvolte in Libia e Azerbaigian e adesso negano di operare in Niger. I fatti dicono che questi mercenari siriani vengono mandati in giro per il mondo a difendere gli interessi della Turchia». Un punto fermo delle parole di Melih Tanriverdi è proprio la non collaborazione con il governo turco, ma Rami Abdulrahman smentisce totalmente la versione ufficiale del massimo dirigente turco. «La Sadat recluta da anni combattenti nelle fazioni siriane alleate di Ankara e li spedisce a difendere gli interessi turchi. A Tripoli senza le forze turche il governo non potrebbe difendersi e ora le mani della Turchia si stanno allungando anche nell’Africa occidentale. Dove prima c’erano soltanto i mercenari del Wagner Group ora operano anche gli uomini della Sadat. Il reclutamento di mercenari e il loro invio in zone di guerra servono gli interessi del governo turco che da ormai oltre 20 anni investe economicamente nel continente africano. L’espansionismo di Ankara cresce anche grazie alle forze della Sadat, il Niger e la sue miniere di uranio sono il loro nuovo obiettivo, ma come ho già detto tutte le organizzazioni che violano sistematicamente i diritti umani sono abituate a negare e a mentire».

 

La Sadat è stata sempre molto attenta a nascondere gli accordi di collaborazione e ha sempre negato di essere una compagnia di mercenari, ma nel 2020 l’ispettore generale capo del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, in un rapporto sulla situazione in Libia, aveva parlato di diverse decine di addestratori militari di una compagnia militare privata turca (Sadat) che erano stati dispiegati a Tripoli per addestrare le forze del governo locale e i mercenari siriani. Secondo il rapporto, la Sadat mantiene la supervisione e il pagamento di circa 5.000 combattenti siriani in Libia a sostegno del Gna (Governo di accordo nazionale). L’ex Africa francese è il nuovo terreno di scontro fra le cosiddette potenze emergenti, come Cina, Russia e Turchia, e questa guerra ufficiosa si combatte su tanti piani compreso quello di mercenari pagati per fare il lavoro sporco che le truppe ufficiali non possono fare. E spesso morire per mano dei gruppi terroristi che stanno diventando i veri padroni del Sahel, la regione chiave per il controllo dei flussi di armi, droga e migranti.