Attacco missilistico dell'India contro alcune città del Pakistan: le due potenze nucleari sull'orlo del conflitto

New Delhi ha rivendicato i raid: "Precisi, misurati e non atti a provocare un'escalation". La reazione di Islamabad: "Questo attacco vile e vergognoso non resterà senza risposta"

Lo scorso 22 aprile, un'azione terroristica ha portato all'uccisione di 25 indiani e un cittadino nepalese in un territorio amministrato da New Delhi. La sera - orario italiano - del 6 maggio, l'India ha reagito attaccando diverse zone del Pakistan e sostenendo di aver lanciato i propri missili contro "infrastrutture terroristiche". L'operazione Sindoor, ha spiegato New Delhi, è stata volta a smantellare i siti "da dove venivano organizzati e diretti gli attacchi terroristici contro l'India". Ma, ha aggiunto il ministero della Difesa, si è trattato di raid "precisi, misurati e non atti a provocare un'escalation. L'India ha dimostrato considerevole moderazione nella selezione degli obiettivi e nei metodi di esecuzione". L'altra potenza nucleare dell'area, tuttavia, non sembra intenzionata a porre fine alle ostilità: "Questo attacco vile e vergognoso non resterà senza risposta", ha dichiarato Islamabad. "Il Pakistan risponderà a questa provocazione a tempo debito e nel luogo che sceglierà". Le prime notizie frammentate che arrivano dai luoghi degli attacchi raccontano di diverse vittime, tra cui almeno un bambino.

 

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