Molotov e mattoni contro case di migranti e polizia: i disordini a Ballymena dopo l'accusa nei confronti di due quattordicenni di origine rumena. 17 feriti, tra cui 15 agenti delle forze dell'ordine

In Irlanda del Nord è caccia alle persone di origine straniera dopo un'aggressione sessuale ai danni di una minorenne

Tutto è partito sabato 7 giugno dall’arresto a Ballymena, in Irlanda del Nord, di due quattordicenni accusati di violenza sessuale nei confronti di una minorenne. Ma è bastato l’accento romeno dei due - e il fatto che avessero chiesto un'interprete - per trasformare quest’episodio in una caccia indiscriminata allo straniero. All’inizio sembrava una normale manifestazione pacifica, con centinaia di persone che si sono radunate a Clonavon Terrace, il luogo della violenza, in solidarietà alla famiglia della vittima e per chiedere più sicurezza.

 

Poi la situazione è precipitata. Almeno due case di migranti sono state date alle fiamme, altre sono state danneggiate. Contro la polizia sono stati lanciati oggetti e molotov, con 15 agenti che sono rimasti feriti. Un uomo e una donna sono stati feriti in “un’aggressione a sfondo razziale”, come l’hanno definita gli inquirenti. Alcuni negozi sono stati assaltati. Le violenze sono state rilanciate online da profili social di populisti di estrema destra, che hanno parlato di “emigrazione” e di “strupratori rom”.

 

Il ministro della Giustizia Naomi Long ha dichiarato di essere "inorridita" dalle "scene inquietanti" di Ballymena. "Nella nostra società non c'è assolutamente posto per simili disordini e non può esserci alcuna giustificazione per essi", ha affermato. Anche il parlamentare di North Antrim, Jim Allister, ha condannato i disordini. La violenza "non è solo sbagliata, ma indebolisce anche la legittima rabbia provata per l'orribile aggressione sessuale ai danni di una ragazzina e la crescente preoccupazione della popolazione locale per l'immigrazione incontrollata nella città" ha detto . "Purtroppo, le azioni di un piccolo numero di persone hanno gettato un'ombra su quella che per la maggior parte era una protesta legittima".

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