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10 luglio, 2025Il caso della campionessa olimpica esclusa dalle competizioni perché con un valore troppo alto di testosterone. La sentenza non ha un impatto sulle regole sportive di World Athletics, che continueranno a rimanere in vigore
La velocista sudafricana Mokgadi Caster Semenya, nel 2019, era stata al centro delle cronache non tanto per i suoi successi sportivi - nella sua carriera è stata due volte campionessa olimpica degli 800 metri piani, oltre che tre volte campionessa mondiale - quanto per l’esclusione dalle competizioni per via di una normativa introdotta dalla International Association of Athletics Federations (IAFF) che escludeva dalle gare le atlete che superavano i cinque nanomoli di testosterone per litro di sangue e le obbligava a fare dei trattamenti per diminuire quei valori.
Ora Semenya si è presa una (parziale) rivincita, con la Corte europea dei diritti umani che ha stabilito in via definitiva che la Svizzera ha violato il diritto a un processo equo della campionessa sudafricana. Perché, secondo la Cedu, il tribunale federale di Losanna e prima ancora il Tas (Tribunale arbitrale dello sport) non hanno esaminato "con il rigore dovuto" il suo ricorso contro il regolamento che le imponeva di ridurre il proprio livello naturale di testosterone per poter partecipare alle competizioni internazionali femminili, alle quali non prende parte dal 2018. La sentenza, però, riguarda la violazione dei suoi diritti nel processo, e non il suo diritto a gareggiare, e non ha alcun impatto sulle regole di World Athletics, approvate anche dal Tas di Losanna. La Cedu ha anche chiarito che non vi sono state altre violazioni dei suoi diritti, compreso quello a non subire trattamenti inumani e degradanti. La Svizzera dovrà ora rimborsare a Semeneya 80 mila euro per le spese legali.
La Cedu indica che "è essenziale" che l'atleta possa beneficiare delle garanzie di un equo processo, in particolare quando la disputa concerne diritti fondamentali. "Le caratteristiche specifiche dell'arbitrato sportivo a cui Semenya era stata sottoposta - che comportava la giurisdizione obbligatoria ed esclusiva del Tribunale arbitrale dello sport - avevano richiesto un rigoroso controllo giudiziario che fosse commisurato alla gravità dei diritti personali in questione, da parte dell'unico tribunale nazionale competente a svolgere tale compito", si legge nella sentenza. Il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna si era pronunciato contro Semenya nel 2019 e la decisione era stata convalidata dal Tribunale federale svizzero di Losanna nel 2020, che aveva stabilito che un livello di testosterone paragonabile a quello degli uomini conferiva alle atlete "un vantaggio insormontabile".
In un’intervista del novembre 2023 al Guardian, l’atleta aveva raccontato tutte le sue difficoltà nel sottoporsi al trattamento richiesto: “Descriverei gli effetti del farmaco in questo modo: dolori al corpo ogni giorno. Bruciore di stomaco. Attacchi di panico. Sudore. Tutto pazzesco: ho dovuto sacrificare me stessa. C’erano giorni in cui dovevo restare al buio. Giorni in cui non volevo svegliarmi. Queste sono le cose che la gente non capisce quando World Athletics dice: 'Assumi questo farmaco'. Dovrebbero prenderle loro, le medicine, e poi dirci come si sentono. Dicono che i farmaci sono verificati". Concludendo: "Non sanno niente, ma è la vita. Ho dovuto affrontare sciocchezze e negatività. Quando le persone cercano di buttarti giù, bisogna rialzarsi sempre”.
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