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4 dicembre, 2025Il leader israeliano volerà negli Stati Uniti a fine dicembre. Andrà a Washington, ma forse anche a New York: "Se cambia idea e dice che abbiamo il diritto di esistere, sarà un buon inizio per una conversazione”
Per la sua quinta visita dall’insediamento di Donald Trump, a fine dicembre il premier israeliano Benjamin Netanyahu dovrebbe volare a Washington. Al centro dell’incontro, l’accordo di sicurezza con la Siria e il coordinamento per l’attuazione del piano di Trump per Gaza.
Ma da New York, il neosindaco Zohran Mamdani ha promesso di far arrestare Netanyahu in ottemperanza al mandato di cattura della Corte penale internazionale. E in un’intervista al forum del New York Times, il premier israeliano ha dichiarato che visiterà comunque la metropoli. Alla domanda su un eventuale incontro con il primo cittadino, che ha posizioni fortemente critiche sull’attuale governo israeliano, Netanyahu ha risposto: "Se cambia idea e dice che abbiamo il diritto di esistere, sarà un buon inizio per una conversazione”.
C’è da dire che le dichiarazioni del neosindaco eletto hanno un valore più simbolico che concreto. Innanzitutto perché Mamdani si insedierà ufficialmente a gennaio. Poi, perché non è chiaro se un primo cittadino abbia quest’autorità. E, infine, perché gli Stati Uniti - come Israele o la Russia, tra gli altri - non sono firmatari del trattato di Roma, quindi non sono formalmente vincolati a dar seguito ai mandati della Corte penale internazionale. Sullo sfondo c’è un dato politico: la difesa a spada tratta di Netanyahu da parte di Trump, e l’avversione dell’attuale amministrazione americana verso la Corte de L’Aja (colpita in questi mesi con sanzioni).
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