La Groenlandia al voto per eleggere il Parlamento locale: "Non siamo in vendita"

L'11 marzo gli abitanti dell'isola di ghiaccio sono chiamati alle urne. Il territorio autonomo, nel mirino di Trump, è ricco di terre rare e riserve petrolifere inutilizzate

Domani, 11 marzo, i cittadini della Groenlandia sono chiamati alle urne per eleggere il proprio Parlamento. Il rinnovo dell’Inatsisartut non è mai stato di così grande interesse come quest’anno: dall’esito del voto, infatti, potrebbe dipendere il futuro dell’isola - territorio autonomo della Danimarca dal '79 -, e della sua indipendenza. “In un modo o nell’altro, la otterremo”: il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, continua a ripetere di voler annettere l’isola di ghiaccio, strategica per la “sicurezza nazionale e internazionale”. La campagna elettorale, però, non si è giocata sull’ipotesi di un passaggio di proprietà sotto la bandiera a stelle e strisce, ma piuttosto sul comune accordo, da parte di tutti, di non voler passare sotto il controllo statunitense. “Non siamo in vendita, vogliamo l’indipendenza” è, infatti, lo slogan condiviso dalle varie anime della politica locale, destra o sinistra che sia, anche se i modi per mantenere la propria autonomia sono declinati in modo diverso in base al partito.

I motivi per i quali Trump vuole la Groenlandia sono molteplici: l’isola, a 800 chilometri dal Polo Nord, a causa dello scioglimento dei ghiacci polari è diventata un crocevia strategico delle nuove rotte che si stanno aprendo nell’Artico, sia a est che a ovest. Il territorio, proprio per via dei danni provocati dal riscaldamento globale, sta anche rafforzando la propria posizione economica per via della crescita del turismo: a novembre l'aeroporto della capitale Nuuk è stato aperto ai voli a lungo raggio, rendendo più facile l'accesso internazionale al territorio. Ma c’è dell’altro: il suolo della Groenlandia è ricco di riserve minerali e petrolifere inutilizzate, se non per le ricchezze estratte dalle uniche due miniere in uso. Su scala globale le quantità sono modeste, ma l’isola di ghiaccio può comunque contare su una quantità pari a 36,1 miliardi di tonnellate di terre rare, secondo le stime del Geological Survey of Denmark and Greenland (GEUS).  Di queste, però, solo 1,5 milioni di tonnellate costituiscono riserve economicamente e tecnicamente recuperabili. A rendere poco proficuo - per ora - il suolo si aggiungono il divieto, per legge, di estrarre qualsiasi materiale radioattivo e la sospensione dell’esplorazione per trovare di petrolio e gas, legata ai timori di provocare danni ambientali al Paese. Si punta, invece, sullo sviluppo dell’energia idroelettrica.

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