Dopo l'ennesimo attacco a Volodymyr Zelensky di Donald Trump, secondo cui il presidente ucraino e "il corrotto Biden hanno fatto un lavoro assolutamente orribile nel permettere che questa guerra iniziasse", il presidente americano, scrive Bloomberg, si sarebbe rifiutato di sostenere un comunicato di condanna del G7 all'attacco russo a Sumy, dove domenica 13 aprile un raid di Mosca ha causato 35 vittime civili. Ma lo strappo degli Stati Uniti rispetto agli alleati non è l'unica conseguenza della "strage della domenica delle palme", perché Zelensky ha deciso di licenziare il capo dell'amministrazione statale della regione, Volodymyr Artyukh. Il sindaco della città di Konotop, Artem Semenikhin, ha affermato che l'attacco di Mosca è stato conseguenza "non solo della sete di sangue russa ma anche della negligenza di funzionari ucraini". Secondo lui, i russi hanno colto l'occasione per colpire un obiettivo militare perché in uno degli edifici presi di mira Artyukh ha tenuto una cerimonia di consegna di medaglie ai soldati della 117ma Brigata.
Lavrov attacca l'Ue
Intanto la diplomazia prova a fare i suoi difficili passi, all’indomani della “strage della domenica delle palme” – quando il 12 aprile un bombardamento russo su Sumy ha ucciso oltre 30 civili – che ha inevitabilmente allontanato le posizioni degli attori in campo. “Non è facile concordare gli elementi chiave di un accordo – ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov in un’intervista al quotidiano Kommersant –. Se ne sta discutendo”. Ma per il capo della diplomazia di Mosca è stata l'occasione per attaccare ancora una volta l'Europa, secondo cui in Ucraina "farà di tutto per garantire che il regime non cambi nella sua essenza, troveranno un nuovo mezzo Fuhrer che sarà meno dipendente da varie sostanze, ma l'essenza del regime rimarrà la stessa". Lavrov ha anche parlato dell'ipotesi del possibile invio in Ucraina di truppe europee avanzata da Francia e Regno Unito: "Ma cosa difenderanno? Ancora lo stesso regime? Nessuno parla nemmeno delle elezioni! Ora però gli americani hanno detto che si devono tenere".
Witkoff: la pace ruota attorno a "cinque territori"
Nonostante le bombe continuino a cadere sull’Ucraina, e nonostante i russi assedino Pokrovsk preparandosi all’offensiva di primavera, per l’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, intervistato da Fox News, Vladimir Putin desidererebbe “una pace duratura”. Witkoff, che negli scorsi giorni ha avuto un incontro faccia a faccia con il presidente russo, ha aggiunto che “potremmo essere sul punto di qualcosa di molto, molto importante per il mondo intero”. E ha spiegato che la chiave dell’accordo complessivo ruota innanzitutto attorno ai “cosiddetti cinque territori” dell’Est dell’Ucraina che Mosca considera ormai parte integrante del proprio Stato e che Kiev continua a rivendicare come proprio. Ma c’è “molto di più. Ci sono protocolli di sicurezza, non c’è la Nato, l'articolo 5 della Nato. Insomma, ci sono solo un sacco di dettagli allegati”. A raffreddare l'ottimismo americano per le trattative ci ha pensato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo cui "la materia è così complessa che è difficile aspettarsi risultati immediati. I Paesi europei continuano a lavorare in nome della guerra e dichiarano in ogni modo la loro intenzione di continuare a sostenere l'Ucraina e il regime di Kiev nel suo desiderio di continuare la guerra", ha aggiunto citato dall'agenzia Interfax.
Mosca contro Kallas
Non è stato solo Lavrov ad attaccare l'Unione europea ma anche il Duma, Vyacheslav Volodin, che su Telegram ha invocato la rimozione dell’Alta rappresentante Ue, Kaja Kallas, dopo che ieri – 14 aprile – aveva chiesto che “nessun Paese candidato all’ingresso nell’Unione europea si rechi a Mosca per la parata del 9 maggio”, quando si celebrerà l’ottantesimo anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale. La “grande guerra patriottica”, per la Russia. Data che, per l'Ue, coincide invece con la Festa dell’Europa. “La dichiarazione di Kallas è irrispettosa nei confronti della memoria di coloro che si sono sacrificati per salvare il mondo dal nazismo – ha scritto Volodin –. Kallas deve essere rimossa dall’incarico e portata davanti a un tribunale internazionale delle Nazioni Unite. Un mondo salvato dal popolo multinazionale sovietico, con 27 milioni di vite spezzate, e dai Paesi della coalizione antifascista come Stati Uniti e Regno Unito, che hanno perso oltre 800 mila persone, non deve mai dimenticare”. L’accusa del presidente del Parlamento russo è quella di “russofobia” e di “oltraggio alla memoria storica”. Per il 9 maggio, invece che alla tradizionale parata nella piazza Rossa di Mosca, il ministro degli Esteri ucraino Andreii Sibiha ha inviato i 27 leader europei a recarsi in visita in Ucraina.
