Era stata sostenuta da 600 mila firme e appoggiata da più di 900 organizzazioni della società civile spagnola, tra cui la Chiesa cattolica. Eppure, per più di un anno, l'iniziativa legislativa popolare che propone la regolarizzazione straordinaria di circa 400 mila immigrati è rimasta ferma in Parlamento. L'ok alla discussione era arrivato da tutti i partiti tranne l'estrema destra di Vox. Nessuno voleva assumersi la responsabilità politica di bloccare una proposta così popolare, ma, allo stesso tempo, nessuno ha spinto per farla approvare. Persino la ministra delle Migrazioni, Elma Saiz, in un’intervista a El País nel novembre scorso, evitò ripetutamente di dire se il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) si sarebbe espresso a favore della regolarizzazione in caso di votazione parlamentare.
Ora quella stessa legge, rimasta nel limbo per 13 mesi, è diventata una necessità per l'esecutivo. La causa è il nuovo regolamento sull’immigrazione, che entrerà in vigore il prossimo 20 maggio. Pensato per semplificare l’accesso ai permessi di soggiorno, il testo ha destato preoccupazione tra avvocati, ong e associazioni di migranti. Con le nuove regole, infatti, la maggior parte dei richiedenti asilo vedrebbe respinta la propria domanda e non potrebbe più ottenere facilmente un permesso per motivi di “radicamento”. Dovranno attendere da sei mesi a due anni in condizioni di irregolarità. Sarebbero penalizzati anche i giovani migranti ex tutelati, ovvero i minori non accompagnati che, una volta entrati in Spagna, sono stati presi in carico dallo Stato, in quanto privi di genitori o adulti responsabili. Anche loro dovranno affrontare criteri più rigidi per ottenere documenti regolari.
Secondo fonti governative citate da El País, sarebbe stato proprio il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez a spingere per accelerare sulle regolarizzazioni e correggere il possibile "effetto boomerang" della riforma. Il premier considera questa misura prioritaria, sia per ragioni umanitarie, sia perché settori produttivi strategici, come l’agricoltura e l’edilizia, denunciano carenze croniche di manodopera. La legge di iniziativa popolare adesso è vista come una misura di salvataggio per evitare che centinaia di migliaia di persone si ritrovino in condizioni prolungate di clandestinità.
Il governo ha accelerato i negoziati, cominciando da Podemos, con cui i rapporti sono tesi, ma che difficilmente potrà opporsi a una misura così coerente con le sue posizioni. Sarà decisivo anche l'appoggio del Partito Popolare. Il tempo è poco: secondo fonti socialiste, la regolarizzazione dovrebbe essere votata prima della pausa estiva. Dopo, l’agenda parlamentare si complicherebbe e il rischio è che la misura venga rinviata a data indefinita. Come indefinito è il destino di 400 mila persone che rischiano di precipitare tra le maglie troppo larghe di un regolamento.