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8 luglio, 2025Il presidente Usa ha ringraziato l'alleato. Il premier israeliano è negli Stati Uniti per la sua terza visita in pochi mesi. Al centro dei colloqui, oltre alla situazione nella Striscia, anche i rapporti con l'Iran
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è arrivato alla Casa Bianca, per la terza visita in pochi mesi, con un annuncio da fare. Non la tregua a Gaza – forse l’accordo sul cessate il fuoco sarà raggiunto entro pochi giorni, ma sono ancora ampie le distanze con Hamas – ma la candidatura di Donald Trump al Nobel per la Pace, un desiderio neanche troppo nascosto del tycoon. Per Netanyahu, il presidente Usa sta “forgiando la pace proprio mentre parliamo, in un Paese e in una regione dopo l'altra. Quindi voglio presentarle la lettera che ho inviato al comitato per il Premio Nobel. La candido per il premio per la pace, cosa più che meritata", ha detto Bibi rivolgendosi a Trump durante la cena, come testimoniato anche da un video diffuso dalla Casa Bianca. E Trump ha ringraziato l’alleato: “Questo gesto è molto significativo”.
La tregua a Gaza
Ma al di là della candidatura – simbolica o sostanziale che sia – al centro dei colloqui tra i due leader ci sono inevitabilmente tutte le partite aperte dello scacchiere mediorientale. “Credo che siamo vicini a un accordo su Gaza – ha affermato Trump – potrebbe avvenire questa settimana. E un alto funzionario israeliano, come riferisce Haaretz, avrebbe stimato al 90 per cento la possibilità di arrivare a un cessate il fuoco con Hamas, anche se – ha ammesso – potrebbe volerci qualche giorno in più per negoziare i punti che ancora dividono le parti. Le discussioni, mediate dall’inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff, si concentrano su una possibile tregua di 60 giorni, lo scambio di ostaggi israeliani con detenuti palestinesi e le modalità di implementazione dell’accordo. Una sponda tra Trump e Netanyahu c’è anche sul futuro di Gaza, con i due che hanno affermato di star collaborando con altri Paesi che potrebbero offrire ai palestinesi un “futuro migliore”, suggerendo che i gazawi potrebbero trasferirsi negli Stati vicini, anche se quest’ipotesi è stata più volte rispedita al mittente da Egitto e Giordania.
I rapporti con l'Iran
Al centro dei colloqui, inevitabilmente, c’è stato anche il dossier iraniano, dopo i 12 giorni di raid sulla Repubblica islamica e dopo lo stop alle ostilità seguito ai bombardamenti americani su tre siti nucleari di Teheran. “Abbiamo programmato dei colloqui con l'Iran, e loro vogliono parlare" dopo aver subito una "dura batosta", ha detto Trump rispondendo alle domande dei giornalisti. Riguardo a una data per i colloqui con l'Iran, il presidente Usa ha risposto: "Preferirei non dirlo, ma ne leggerete o vedrete parlare domani”. Israele, secondo quanto scrive Axios, si starebbe preparando a possibili ulteriori azioni militari contro l’Iran nel caso in cui Teheran tentasse di riattivare il proprio programma nucleare. Questa volta, a differenza delle scorse due visite, non ci sarà nessun colloquio a favor di telecamere nello Studio Ovale e nessuna conferenza stampa congiunta.
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