I suoi avversari hanno stravinto e per l'ex astro nascente del partito comunista si profila una dura condanna. È così che funziona la politica in Cina

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La nomea del Partito comunista cinese in Occidente può essere attribuita per lo più alla sua abitudine di infliggere pene e sofferenze a persone coraggiose quali il premio Nobel per la pace Liu Xiaobo e l'avvocato cieco Chen Guangcheng, che hanno osato sfidarne l'autorità. Non molte persone, però, sono a conoscenza dei piccoli sporchi segreti del partito che propina dure condanne alle sue stesse élite sconfitte in qualche lotta di potere. Durante il regime di Mao Zedong, decine di migliaia di "sconfitti" - tra i quali uno dei successori designati di Mao - furono epurati, rinchiusi in carcere, assassinati.

Dopo la morte di Mao, i funzionari del partito di più alto grado iniziarono a godere di maggior sicurezza. Le epurazioni su larga scala sparirono quasi del tutto, ma la lotta per il potere perdura ancora oggi. Spesso chi è sconfitto dagli avversari al vertice del potere deve affrontare una fine infamante. Negli ultimi vent'anni due membri del Politburo del partito sono stati epurati, condannati per corruzione e denunciati come dissoluti: entrambi dovranno scontare una condanna di reclusione a oltre 15 anni.

DI CONSEGUENZA , chi segue gli avvenimenti in Cina non si sarà sorpreso quando il partito ha deciso di punire inflessibilmente Bo Xilai, l'ex ambizioso capo partito della municipalità di Choungquing, cacciato la primavera scorsa. Un mese fa con un comunicato ufficiale il partito ha estromesso Bo e ha inoltrato il caso alla procura. Oltre al danno ha aggiunto la beffa: nella dichiarazione contro Bo ha parlato di «rapporti sessuali proibiti con varie donne», lo ha accusato di aver intascato ingenti mazzette, di aver tenuto per vent'anni un comportamento scorretto per più motivi. (Simili rivelazioni inducono per altro a chiedersi come è possibile che il partito non si sia accorto per così tanto tempo del comportamento sconveniente di Bo).

DOPO AVERNE PARLATO come di un mostro, adesso il partito si accinge a punire Bo senza pietà. Naturalmente sussiste un dettaglio di natura tecnica: Bo deve essere sottoposto a processo in tribunale, ma nel sistema legale controllato dal partito la sua condanna è sicura e scontata sin d'ora. Una lunga condanna al carcere, di almeno 15 anni o più, aspetta l'astro politico caduto.

Chi non è addentro alle questioni cinesi potrebbe chiedersi per quale motivo le autorità locali siano così severe con Bo. Ma non è difficile trovare la risposta.
Naturalmente, quando si tratta di annientare la carriera politica e la reputazione personale dei propri avversari, il partito è molto scrupoloso. Estromettere Bo dal partito e spedirlo in carcere serve semplicemente a garantire che egli non possa più fare ritorno sulla scena politica.

Vi sono tuttavia anche altre spiegazioni: vale la pena ricordare che Bo non è un politico qualsiasi. È il figlio di uno dei fondatori della Repubblica Popolare, un politico che ricoprì le funzioni di primo ministro delle finanze del regime. Il padre di Bo, per di più, era uno stretto collaboratore di Deng Xiaoping, nonché protettore dell'ex presidente Jiang Zemin. Proprio questa sua genealogia e il supporto politico di cui ha goduto da parte di personaggi potenti come Jiang lo hanno aiutato ad affermarsi rapidamente e a diventare uno dei più potenti candidati alla leadership della Cina.

Bo, però, è stato spietato, oltre che ambizioso: per crearsi l'immagine di leader determinato presso l'opinione pubblica, è stato autore egli stesso di epurazioni a Chongquing, ha spedito in prigione molteplici funzionari di partito aventi stretti legami con i suoi predecessori, accusandoli di connivenze mafiose, e uno di loro è stato giustiziato.

Per un certo periodo, Bo è parso inarrestabile. I suoi nemici, però, hanno saputo attendere. Tra di loro vi sono due ex capi del partito di Chongquin (uno è membro del Politburo, l'altro è membro del comitato permanente e capo dell'agenzia anti-corruzione). Oltre a ciò, le sue buffonate politiche devono aver inimicato a Bo il presidente Hu Jintao (che non si è mai recato in visita a Chongquing per dare il suo placet al suo stile di governo) e il premier Wen Jiaobao (al quale non è mai piaciuto l'uso che Bo faceva della simbologia e dello stile espressivo dei maoisti). Quanto a Xi Jingpin, candidato alla leadership, probabilmente considera Bo una minaccia alla propria autorità (tenuto conto che Bo non si preoccupa nemmeno di nascondere le proprie ambizioni).

CONTRASTATI DA SIMILI POTENTI nemici, i sostenitori di Bo potranno fare davvero poco per proteggerlo. Che cosa fare di lui è diventato una sorta di test della forza politica delle fazioni avverse. Questa battaglia si è trascinata per mesi e si è conclusa alla fine di settembre. Purtroppo per Bo i suoi avversari hanno stravinto. Per loro fortuna, i nuovi leader cinesi adesso possono di nuovo dormire sonni tranquilli.