Un governatore repubblicano che elogia il presidente democratico. Romney che non aggredisce il vincitore. E Obama che annuncia: dobbiamo fare molte cose insieme. Qui da noi invece? Ci si sgambetta pure sulla legge elettorale

A un certo punto, davanti alle macerie dell'uragano Sandy, Chris Christie, governatore del New Jersey e repubblicano accesissimo, ha pubblicamente elogiato il comandante Obama non solo per come stava affrontando l'emergenza, ma anche perché in quei giorni cruciali non aveva mai ceduto al facile richiamo della campagna presidenziale. Si sentiva di dirlo, Christie, e lo ha detto, senza preoccuparsi delle conseguenze. Perché nelle democrazie mature l'interesse generale conta più del particolare.

Mitt Romney, lo sfidante, ha accusato il colpo, certo, e se l'è presa con il suo amico Chris per il regalo all'avversario, ma non gli è venuto nemmeno in mente di attaccare Obama, di smontare ciò che stava facendo, perché in quei momenti il presidente non è solo un politico, ma l'intero Paese. E infatti, quando la notte della vittoria è salito sul palco di Chicago per festeggiare, Obama ha annunciato che concorderà con i leader di entrambe le parti politiche le misure economiche da adottare, perché la gravità della crisi impegna tutti alla responsabilità: «Dobbiamo fare molte cose insieme».

ECCO, PROVATE A ROVESCIARE l'approccio e sbarcherete felici nella vecchia Italia. Dove i politici litigano, si fanno lo sgambetto e faticano a trovare un punto di vista comune perfino sulla legge elettorale che ha come scopo primario quello di garantire la governabilità del Paese. A maggior ragione in un sistema dove si fa politica all'insegna della scissione continua e dove impera il Porcellum, spregiudicatamente inventato invece con lo scopo opposto, rendere impossibile al centrosinistra di Romano Prodi in odore di vittoria nel 2006 di governare con tranquillità.

Nei giorni scorsi, in zona Cesarini, l'accordo anti Porcellum sembrava davvero vicino: la nuova legge avrebbe previsto un premio di maggioranza alla coalizione che raggiunga il 40 per cento dei voti e, nel caso probabile che ciò non avvenga, un premio di consolazione al partito di maggioranza relativa. Poi, all'improvviso, la rottura, il colpo di mano a opera di un'insolita alleanza Casini-Alfano-Rutelli: la soglia per ottenere il premio innalzata a un irraggiungibile 42,5 per cento e niente risarcimento al partito vincitore. Un mostriciattolo che sembrava partorito solo per favorire il proliferare dei partitini, gli accordi sottobanco, il ritorno ai peggiori rituali della prima Repubblica.

E PENSARE CHE ALTRO NON dovevano fare i politici che un anno fa avevano lasciato spazio ai tecnici: cancellare il Porcellum e con questo aprire una nuova stagione. Tutti d'accordo per rigenerarsi e ricominciare. E invece niente. A ripercorrere il 2012 trascorso invano c'è da allargare le braccia sconsolati.

È gennaio quando la Consulta boccia i referendum proposti da Parisi, Di Pietro & C. e Napolitano spinge dunque i partiti a cambiare la legge in Parlamento; è già aprile quando Pdl e Pd cominciano a parlare di dopppio turno; è giugno quando Bersani promette un testo in tre settimane; dopo due spunta un accordo per tornare al proporzionale, dopo tre è già diventato un'altra cosa e dopo quattro non c'è più. Si ricomincia: ai primi di luglio Fini sogna l'uninominale, ma a metà mese si rinvia la trattativa a ottobre. Quella ufficiale, perché quella sotterranea continua. Invano: Casini incontra Alfano e Bersani il 25 luglio, ma due giorni dopo l'accordo svanisce e dopo quattro il leader del Pd parla di rottura insanabile. Ed è tempo di vacanze.

Il resto è storia di queste ore e si fatica a trovare il bandolo della matassa. Ciò che è incredibile,  e l'abbiamo scritto talmente tante volte da apparire stucchevoli, è che certi leader politici non si rendano conto che, nei continui tentativi di garantirsi la soppravvivenza in un sistema afflitto dall'astensione per noia, sconforto e disillusione, essi assumono comportamenti e decisioni che aumentano la loro distanza dal Paese reale, frantumano il quadro politico rendendolo ingovernabile e regalano argomenti e spazio a un populismo dilagante e comiziante che ha come unico obiettivo dichiarato quello di sfasciare tutto.

Twitter @bmanfellotto

L'edicola

Voglia di nucleare - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso

Il settimanale, da venerdì 28 marzo, è disponibile in edicola e in app