La grande ipocrisia del compromesso ispirato da Putin e accettato da Obama: in Siria si continua a morire. Solo un po’ meno

La distruzione dell’arsenale chimico di Bashar al-Assad è cominciata. Il dittatore siriano ha riconosciuto perfino i suoi errori. Non tutti, ma almeno quelli riguardanti l’impiego di armi chimiche. In quanto distruttore del suo Paese, ha scoperto che con la chimica si fa più in fretta e si ottengono risultati più consistenti. Anche John Kerry, il Segretario di Stato americano, è soddisfatto, e ha ringraziato Putin per l’aiuto fornito.

Fin qui, si tratta di strategia. Ma facciamo un passo indietro. Il 27 settembre le Nazioni Unite sono riuscite a mettersi d’accordo, approvando la risoluzione 2118 che preannunciava la distruzione dell’arsenale chimico di Bashar al-Assad. E in caso di mancato rispetto degli impegni, l’applicazione di sanzioni contro il suo regime. Sempre che Mosca non si opponga. Come se 110 mila morti, 2 milioni di rifugiati e 5 milioni di sfollati non contassero niente. Così, Assad si presenta al mondo con le mani pulite, la coscienza a posto e la vittoria assicurata. E può addirittura permettersi di chiudere la porta in faccia all’Europa, escludendola dalla cosiddetta conferenza di Ginevra 2 che si terrà verso metà novembre. Può ben dirsi un uomo felice. Nessun ostacolo ormai lo frena e non rischia alcuna incriminazione da parte della Corte penale internazionale. Ma la sua vittoria è la sconfitta del diritto e della giustizia, la resa dei paesi democratici, la legittimazione della barbarie, l’oltraggio ai valori di civiltà.

SE HO BEN CAPITO, il dittatore siriano è autorizzato a continuare il massacro del suo popolo, a condizione che non faccia uso di armi chimiche: si può anche morire ammazzati, ma non asfissiati. Bisogna rassegnarsi a cadere sotto i colpi di proiettili, bombe e altri missili. Ma i gas sono banditi. Come se la morte diventasse strana quando è provocata da un’arma invisibile. Tutti quelli che sono rimasti vittime dell’esercito di Assad negli ultimi due anni e mezzo sarebbero stati uccisi, dunque, secondo alcuni, in modo “legale” e anche “legittimo”. Ma poi il dittatore ha osato oltrepassare la linea rossa e ha fatto dimenticare il disastro provocato dalle armi convenzionali. Questo ha tolto il sonno a Barack Obama e ha mandato su tutte le furie François Hollande. Altri invece hanno addotto a pretesto la complessità di questa guerra per non intervenire o auspicare persino la vittoria di Assad grazie al quale almeno i cristiani non sarebbero stati massacrati. Il regime sa far bene propaganda. Una società americana avrebbe ricevuto 250 milioni dollari per infiltrare i media occidentali.

Adesso, grazie a Putin, le uccisioni potranno continuare. Le forniture di armi proseguiranno. Quelli che moriranno domani, moriranno solo un po’. L’Occidente non ne è molto fiero, mentre un’organizzazione internazionale come l’Onu pensa di aver fatto il suo dovere limitandosi a votare la risoluzione 2118: un tiepido provvedimento che rafforza la determinazione di Assad a massacrare il suo popolo. Ma il macellaio rimarrà impunito. È stato allevato secondo le leggi della giungla. Veste bene, si fa la barba ogni mattina, chiede alla moglie e ai figli se hanno dormito bene, poi si consulta con il fratello e con lo stato maggiore del suo esercito e pianifica i massacri successivi.

IL POPOLO SIRIANO non ha fortuna con questa famiglia. Il padre, che aveva preso il potere con un colpo di Stato nel 1970, lo ha trasmesso a suo figlio nel 2000 ricordandogli che solo una rigorosa dittatura poliziesca gli avrebbe consentito di mantenerlo. Versare il sangue degli avversari è solo un dettaglio. L’essenziale è serrare i ranghi della tribù. Tutto il resto, la democrazia, la libertà, la giustizia, è un’invenzione dell’ipocrisia occidentale. Quando nel 1982 venne a sapere che ad Hama si stava preparando un raduno di oppositori, aspettò che tutti arrivassero, poi circondò la città e la fece bombardare. I morti furono più di 20 mila: un crimine rimasto impunito, nel silenzio della stampa.

LA SFORTUNA del popolo siriano continua. Le organizzazioni dei ribelli sono state infiltrate da mercenari jihadisti pagati da paesi che un giorno dovranno renderne conto al mondo intero. La complessità della situazione, la mancanza di unità delle forze di opposizione e l’intrusione di agenti del terrorismo internazionale nel movimento di liberazione della Siria forniscono argomenti a coloro che ancora esitano a sostenere le aspirazioni alla libertà contro la barbarie. La vittoria del clan di Assad sta proprio nell’aver intorbidito le acque, commettendo crimini attribuiti poi ai ribelli, ai quali ha cercato di addossare perfino la responsabilità dell’uso di armi chimiche nell’attacco del 21 agosto. Oggi nessuno più crede a questa versione dei fatti. Come ha dimostrato l’associazione Human Rights Watch, con abbondanza di prove e documenti sull’origine e i dettagli dell’attacco, la responsabilità di Bashar al-Assad è totale e incontestabile. Agenti dell’Onu procederanno presto alla distruzione dell’arsenale chimico ufficiale della Siria. Questo non farà resuscitare le centinaia di bambini uccisi come se stessero addormentandosi né i loro genitori. Ma le apparenze sono salve. Il malvagio Bashar è stato redarguito. E rischia di prendere bacchettate sulle dita se ricomincerà a usare quei gas inodori, incolori ma così efficaci.

Il complotto, ordito probabilmente dal vecchio capo del Kgb, è riuscito. Gettiamo un po’ di gas sulla popolazione, questo farà scandalo, molte brave persone protesteranno, alcuni capi di Stato si irriteranno, così l’uso di armi convenzionali apparirà come una cosa normale e nessuno avrà più niente da ridire. Il gas ha avuto l’effetto di far scomparire il conto delle migliaia di vittime provocate dal regime. E Mosca intanto continuerà a far valere il suo diritto di veto. Possiamo star certi che nessuno in Siria morirà più sotto anestesia generale. Un bel progresso!

traduzione di Mario Baccianini