Qualsiasi posizione dominante o incompatibilità non sarà combattuta da una maggioranza in cui c'è il Cav. E comunque anche Pd e Scelta civica hanno i loro campioni. Come insegnano i casi di Vincenzo De Luca ed Enrico Bondi...

Fanno quasi tenerezza, Enrico Letta e Anna Finocchiaro, quando parlano di una nuova legge contro i conflitti d'interessi. Letta la annuncia addirittura come una delle mission del suo governo. La Finocchiaro invece la evoca per indorare la pillola dell'ennesima conversione del Pd sulla via di Arcore, ovviamente all'insaputa degli elettori superstiti: quella sul presidenzialismo (come se i conflitti d'interessi fossero un guaio nelle repubbliche presidenziali e manna dal cielo in quelle parlamentari). Eppure sanno benissimo entrambi che, nel momento stesso in cui il Pd ha deciso di fare il governo con Berlusconi, si è precluso qualunque possibilità di combattere conflitti d'interessi, posizioni dominanti sul mercato, incompatibilità, ineleggibilità, corruzione, evasione fiscale, economia clandestina (che poi sono i motivi principali della crescita sottozero dell'Italia, ma anche le ragioni sociali del Cavaliere politico). Tanto varrebbe fare un bagno di sincerità e ammetterlo senza tante bugie, evitando di suscitare aspettative inutili che diventeranno dannose quando si trasformeranno nelle ennesime disillusioni. Ma è un'ulteriore bugia che l'unico ostacolo a una seria normativa contro i conflitti d'interessi stia ad Arcore. E il caso De Luca? E il caso Bondi?

Vincenzo De Luca è da tempo immemorabile il sindaco-padrone di Salerno. Lasciamo perdere i tre o quattro processi che ha sul groppone con accuse gravissime, praticamente tutti i reati contro la Pubblica amministrazione. Le due cariche di sindaco e viceministro alle Infrastrutture sono incompatibili per legge (scritta da Berlusconi, cioè coi piedi), ma soprattutto per motivi oggettivi: da sindaco, De Luca patrocina il progetto della metropolitana della sua città (un'eterna incompiuta e, viste le dimensioni di Salerno, un'opera inutile e costosa che in 16 anni s'è già mangiata la bellezza di 55 milioni); da viceministro, ne è il controllore. Tant'è che ha già convocato imprese, Comune e Regione Campania per un vertice al ministero. Quando toccherà al Comune, si porrà stringenti quesiti in veste di viceministro e poi, saltellando dall'altro capo del tavolo, si risponderà da sindaco con argomenti certamente convincenti, almeno per il viceministro. Che, per pura combinazione, è sempre lui. È il replay di una scena già vista alcuni anni fa quando De Luca, commissario speciale del governo Berlusconi, convocò se stesso in qualità di sindaco per discutere del termovalorizzatore. Perfetta identità di vedute. Letta, o Finocchiaro, o il Pd, insomma qualcuno ha intenzione di porre il problema del suo plateale conflitto d'interessi? Non c'è nemmeno bisogno di una legge: basta il buonsenso. Ma a Salerno gli unici appassionati al tema sembrano essere i 5 Stelle, che insistono per le sue dimissioni da primo cittadino. Il Pdl fa orecchi da mercante. Così come fa il Pd sull'ineleggibilità di Berlusconi. Una mano (sporca) lava l'altra.

Il caso Bondi , nel senso di Enrico, è un'altra apoteosi del "non voglio e non posso" del governo. Sorvoliamo sul suo rinvio a giudizio per falsa testimonianza nell'inchiesta sugli spioni Telecom. In febbraio, da qualche mese consulente del governo Monti per la spending review, Bondi dona 100 mila euro nella lista Monti. In aprile i Riva, di cui è da anni consulente, lo ingaggiano come amministratore delegato dell'Ilva di Taranto, finita sotto sequestro per i suoi gas venefici. Il governo Monti le concede di proseguire l'attività con la nuova autorizzazione Aia che, su pressione dei giudici, impone stringenti prescrizioni per la bonifica degli impianti. L'Ilva ne aggira un bel po' e i giudici la sgamano di nuovo. Bondi si dimette da ad per protesta. Il governo, appoggiato dalla lista Monti, estromette per un po' i Riva dalla gestione e, all'insegna della discontinuità, nomina commissario chi? Bondi, che cambia semplicemente stanza, incaricato di fare da commissario ciò che non ha fatto da consulente e da ad. Poi tutti a scrivere la nuova legge contro il conflitto d'interessi. Titolo: "Esclusi i presenti".

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