Chiusura dei confini, ricerca di soluzioni nazionali. Dopo la strage di Parigi le reazioni dei singoli paesi possono creare difficoltà anche all’economia
Gli attentati dell'11 settembre 2001 generarono in America un senso di unità e di orgoglio nazionale. La nazione si strinse intorno al suo presidente, nonostante le controversie che avevano accompagnato la sua elezione. L’orrenda strage di Parigi ha prodotto simili reazioni in Francia. E qui sta la differenza. L’Europa non si è stretta intorno al presidente della Commissione europea Junker, le bandiere europee non hanno coperto le strade d’Europa, non c’è stata una risposta europea alla strage.
Come in America, la strage di Parigi ha innescato il desiderio di una risposta militare. Nonostante il terrorismo dell’Is sia un problema europeo (anzi mondiale) che può essere risolto solo a livello sovranazionale, la risposta è stata un bombardamento di Raqqa, la roccaforte dell’Is in Siria, da parte degli aerei francesi , non europei. La Francia si è mossa da sola. Il Regno Unito forse la segue. L’Italia avrà il coraggio di seguirla o preferirà defilarsi nella speranza di evitare così attentati sul suo suolo? E gli altri paesi europei?
Non solo la strage di Parigi mette in luce l’Europa che non c’è, ma rischia di minare anche quel poco di Europa che oggi esiste. La prima reazione del presidente francese Hollande è stata la sospensione del trattato di Schengen, ovvero il ripristino dei controlli alle frontiere tra la Francia e il resto dell’Unione europea. La maggior parte dei terroristi era francese. Anche se non ha aderito a Schengen, il Regno Unito ha subito uno spaventoso attentato dieci anni fa. Serve dunque abolire Schengen? Solo se si ritiene che la Francia possa fare meglio degli altri paesi dell’Unione nel bloccare l’entrata di armi e il transito di possibili terroristi tra l’Europa e i campi di addestramento in Siria a Yemen.
La sospensione di Schengen mette in luce la sfiducia dei francesi nel resto dell’Europa. Cosi facendo distruggono il simbolo più importante dell’unità europea. E non illudiamoci che la sospensione sia solo temporanea. Quale presidente francese avrà il coraggio di ripristinare Schengen con il rischio di venire accusato di aver favorito ogni possibile successivo attentato?
Purtroppo la strage rischia anche di far passare l’equazione immigrati uguale terroristi. Uno degli autori della strage pare avesse il passaporto di un migrante siriano. Le autorità francesi hanno stabilito che si trattava di un documento falso. Ma anche fosse stato vero, la realtà è che la maggior parte dei terroristi sono cresciuti in Europa e che gli immigrati siriani non sono militanti dell’Is, ma poveracci in fuga dagli orrori provocati dall’Is. Ma per tutti i paesi (a cominciare dall’Ungheria) che già prima non volevano sentir parlare di immigrati, ogni scusa è buona. Tanti più sono i paesi europei che rifiutano di accettare la loro quota di immigrati, maggiore sarà il peso per gli altri. La strage di Parigi rischia quindi di far fallire anche il tentativo europeo di coordinamento sul problema immigrazione.
Infine la strage di Parigi innesca la necessità di nuove spese: militari, di polizia, e di difesa in genere. Dopo l’11 settembre il deficit federale americano è esploso. Il solo dipartimento di Sicurezza Nazionale (Homeland Security) spende più di 50 miliardi di dollari l’anno. In Europa i trattati impedirebbero una simile espansione dei deficit statali. Ma è difficile pensare che Hollande possa dire ai cittadini francesi che non può proteggerli assumendo più poliziotti perché i trattati europei glielo impediscono. Con la scusa della sicurezza, i vincoli al deficit saranno ignorati. Paradossalmente questo potrebbe essere - almeno nel breve periodo - un beneficio per l’economia europea, che soffre di una crisi di domanda aggregata.
Me se ogni Stato cerca e trova la propria salvezza (militare ed economica) da solo, come possiamo sperare che l’Europa rimanga unita? L’euro fu creato nella convinzione che l’unione politica sarebbe seguita a breve, ma oggi sembra sempre più lontana. La strage di Parigi rischia di far fallire l’intero progetto europeo. Se così fosse, i terroristi avrebbero già vinto.