Duecento tesserati in due ore. Falso un iscritto ?su cinque. Il rapporto sul Pd romano fa impressione. Ma sarebbe bene farne altri simili in tutto il paese

Cattivo. Dannoso. Pericoloso. No, non è un virus. Si parla di Pd, la Ditta, l’ex Pci della diversità berlingueriana. Secondo la lettura choc di Fabrizio Barca. E non è una battuta scappata in tv, ma il punto d’arrivo di un’analisi minuziosa svolta su 110 circoli romani del Pd, durata finora sei mesi, ricca di documentazione e di testimonianze dei militanti (è tutto sul blog di Barca assieme al resoconto del suo precedente “Viaggio in Italia”, personale inchiesta alla scoperta del partito condotta nel 2013 provincia per provincia). Dunque, un lavoro serio.

Confesso che non mi era mai capitato di leggere parole così dure, precise e taglienti sulla realtà interna di un partito, scritte per di più da qualcuno che in quel partito milita convintamente. Che siano poi firmate da Barca, uomo colto, scrupoloso, rigoroso servitore dello Stato, è una garanzia in più di fedeltà e qualità. E però, nonostante questo, il rapporto non ha avuto finora l’eco che merita. Forse perché riguarda solo il Pd romano; o perché nei giorni in cui è stato diffuso un primo documento (il lavoro continua), giornali e tv erano presi dalla strage di Tunisi e dal pasticciaccio Lupi-Incalza. Ma nemmeno nei giorni successivi il dibattito è decollato, anzi tutto è ricominciato stancamente come prima, con le minacce di scissione a sinistra, le battutine sferzanti di questo contro quello e la sempiterna ricerca di un anti-leader, stavolta individuato nell’ottimo Giuliano Pisapia che non ha fatto a tempo ad annunciare di non volersi ripresentare a sindaco di Milano per essere candidato a sua volta a capo di una cosa che non c’è.

Certo, Roma è stata colpita da Mafia Capitale, l’inchiesta che ha investito anche frange di Pd, spinto Matteo Renzi a commissariare il partito e a sua volta il commissario Matteo Orfini a incaricare Barca dell’indagine. Ma quando si legge di assenza di trasparenza, di deformazioni clientelari, di scorribande dei capibastone, di - testuale - carne da cannone da tesseramento (si citano casi di “duecento tessere in due ore”, e si scopre che un tesserato su cinque è falso), sale il timore che la malattia non si fermi all’ombra del Cupolone.

Del resto, quando il Pd ha chiamato a raccolta i suoi elettori, penso alle primarie, ne sono capitate di tutti i colori, e non solo nel 2012 (una per tutte, i cinesi in fila a Napoli). E alzi la mano chi non ha pensato subito a infiltrati, brogli, tessere false. Renzi ha provato a evitare in Campania lo scontro Vincenzo De Luca-Andrea Cozzolino, ma invano: si è dovuto beccare De Luca con tutto il seguito di legge Severino e dintorni. Non era andata meglio in Emilia dove i due candidati Stefano Bonaccini, caro al premier, e Matteo Richetti sono finiti in una delle mille inchieste della magistratura. In Liguria è finita con Sergio Cofferati che denuncia brogli. E l’altro giorno, mentre Massimo D’Alema scaldava animi scissionisti, Renzi cercava di scongiurare la candidatura a sindaco di Enna di Vladimiro Crisafulli, ieri giudicato “impresentabile” alle politiche e oggi sponsorizzato dal Pd locale. Intanto ad Agrigento le primarie del centrosinistra vedevano in testa Riccardo Gallo Afflitto, vicesegretario regionale di Forza Italia, promotore di una lista civica. Molte cose non tornano. E non c’è da meravigliarsi se alle ultime regionali il Pd ha dimezzato i voti nella sua Emilia e a Livorno, storica roccaforte rossa, ha conservato sì un sontuoso 52 per cento, ma è stato punito alle contemporanee comunali nelle quali gli elettori hanno preferito il grillino Nogarin.

Intendiamoci, nel suo viaggio Barca ha incontrato anche un robusto Pd né cattivo né dannoso né pericoloso, anzi, ma che spesso fatica a imporsi sull’altro. Là dove ce la fa, ecco i “luoghi ideali”, simili a quelli dove in questi mesi sono stati avviati significativi progetti pilota. Mi permetto di suggerirne un altro: che almeno un circolo in ogni città chieda a Renzi di estendere il metodo Barca in tutta Italia così che l’indagine sullo stato del Pd conquisti il primo posto nel programma del partito. Sì, forse ne vedremo delle belle. Ma lo sforzo di trasparenza e di pulizia aiuterebbe a riprendere quella fiducia in se stessi che in tanti è andata dispersa.

Twitter @bmanfellotto

Tag
LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Siamo tutti complici - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso