Dopo il governo Prodi e quello Monti, anche il governo Renzi si appresta al suo piano di liberalizzazioni, trovando le solite accanite resistenze da parte delle sedicenti professioni liberali: notai, farmacisti ed avvocati. Per molti lettori dell’“Espresso” il termine liberalizzazioni sa di sinistro, non di Sinistra: evoca l’indifferenza sociale dei liberisti dell’Ottocento, che in nome del laissez faire, si opponevano alle leggi contro l’uso (o meglio abuso) del lavoro minorile. Perché mai dei governi che si professano di Sinistra si impegnano nelle liberalizzazioni, mentre i governi di Centro Destra, che si professano liberali se non liberisti, si sono sempre guardati bene dal farle?
Più che all’ideologia i governi guardano al sostegno dei propri elettori. Notai, farmacisti, avvocati e tassisti tendono ad essere elettori del Centro Destra: per questo il Centro Destra ha sempre protetto i loro interessi. Ma questo non spiega la passione liberalizzatrice del Centro Sinistra, si tratta solo di vendetta contro la base elettorale altrui?
Non Penso. In un momento di crisi economica, in cui le famiglie italiane non vedono crescere (anzi spesso vedono scendere) il loro reddito nominale, le liberalizzazioni sono il modo più semplice per aumentare il loro reddito reale, ovvero il potere di acquisto delle famiglie.
Per capirne l’effetto basta guardare all’evidenza, presentata in un recente studio sulla liberalizzazione nel settore della distribuzione commerciale in Messico. Tanto in Messico, come negli Stati Uniti, la grande distribuzione è innanzitutto Wal Mart. Wal Mart è il nemico numero uno per i piccoli negozianti americani, immaginatevi per quelli messicani dove viene visto come un negozio dei gringos. Eppure l’apertura del mercato messicano a Wal Mart ha aumentato il reddito reale delle famiglie messicane del 7.5%, più di quanto abbia fatto la crescita economica in Italia negli ultimi 20 anni. Come è possibile?
Come dimostra in maniera dettagliata questo studio, l’efficienza nella distribuzione e le economie di scala permettono a Wal Mart di ridurre i costi e quindi anche i prezzi pagati dai clienti. Wal Mart è in grado di vendere al 15% meno del prezzo prevalente prima che apparisse sul mercato. Dopo l’entrata di Wal Mart, i concorrenti locali sono stati costretti a ridurre i propri prezzi del 2-3%. Ma anche dopo questo aggiustamento, Wal Mart ha dei prezzi inferiori del 12%.
Ci perdono i lavoratori? La risposta è no. Non c’è evidenza che nelle aree dove entra Wal Mart i salari dei lavoratori diminuiscano. Gli unici a perderci sono i negozianti preesistenti, che vedono i propri profitti ridursi, in alcuni casi al punto tale da costringerli ad uscire dal mercato. Per ogni negoziante, però, ci sono tanti clienti. Per questo motivo, il beneficio aggregato ottenuto dai clienti grazie all’entrata di Wal Mart è di gran lunga superiore alle perdite subite dai negozianti pre-esistenti. Poco conta che a beneficiarne siano anche degli azionisti americani: la riduzione dei prezzi al consumo dei prodotti alimentari ha aumentato il reddito reale delle famiglie messicane.
Lo stesso vale per l'Italia. Per quanto ci possa essere simpatico il farmacista dell’angolo, l’inefficienza nella distribuzione dei prodotti farmaceutici riduce il nostro reddito. Lo stesso vale per la distribuzione al dettaglio, per gli studi notarili, per i taxi e per le municipalizzate (non toccate dal decreto del governo). La liberalizzazione non è una punizione di queste categorie, ma un’eliminazione di un loro privilegio, privilegio che si traduce in un costo per la comunità. Farmacisti, notai e tassisti svolgono un servizio importante, che deve essere adeguatamente retribuito. Ma perché devono godere di privilegi che l’ingegnere, il medico, e il commercialista non hanno? Non si tratta di odio verso i ricchi, ma di una sana avversione contro le ingiustizie, che è sempre stata parte nel patrimonio storico della Sinistra. In questo senso è vero, il liberismo è di Sinistra, almeno fino a quando la Destra in Italia è liberale solo a parole.