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Opinioni
aprile, 2015

Capitale da salvare  prima del naufragio

Incuria, regole violate, infiltrazioni mafiose. ?La questione romana è un’emergenza nazionale. ?Lo dimostra la nomina del super prefetto Gabrielli

È riuscito a raddrizzare il simbolo dell’infingardaggine e della viltà. Lo ha trasformato in un raro esempio di successo organizzativo e tecnologico. Dal tragico naufragio allo spettacolare recupero. Una parabola nella quale si concentrano con fin troppa abbondanza vizi e virtù nazionali. Della Costa Concordia, la nave da crociera condotta a schiantarsi sugli scogli dell’isola del Giglio dal capitano Schettino, dell’ardita manovra per riportarla a galla, è stato Franco Gabrielli il responsabile politico nel suo ruolo di capo della Protezione civile. Suo il merito, dunque, ma anche sua la testa pronta a saltare se le cose non fossero andate per il verso giusto.

Da poco più di una settimana questo funzionario schivo e determinato è il nuovo prefetto di Roma. Nomina alla quale è stato dato poco risalto - è avvenuta nello stesso giorno in cui Graziano Delrio si è insediato, per conto di Matteo Renzi, nel dissestato ministero delle Infrastrutture - quasi un avvicendamento burocratico. Invece c’è una forte valenza politica in questa scelta. Gabrielli è il nuovo plenipotenziario del governo nella capitale. Scelta oculata i cui sviluppi vanno seguiti con attenzione.

Salviamo Roma, ha scritto “l’Espresso” quando a dicembre si è aperta la sentina del malaffare. Alemanni e Lanzichenecchi fu il nostro titolo di copertina per denunciare il nuovo barbaro “sacco” subito dalla città ad opera di un’inedita alleanza tra affaristi di destra e di sinistra. La nomina a sorpresa di un super-prefetto conferma, sia pure indirettamente, come il governo Renzi intenda affrontare la questione romana come un’emergenza nazionale. Una città da raddrizzare; una nave ammiraglia da condurre in salvo. Con quali mezzi e con quali prerogative, vedremo. Intanto Roma trema, come racconta la nostra storia di copertina con i servizi di Lirio Abbate e Marco Damilano.

A distanza di quattro mesi dal trauma provocato dalle rivelazioni dell’inchiesta giudiziaria su Mafia Capitale, la vita amministrativa della città procede con continui scossoni. Ultimo caso, Ostia, una città nella città. La municipalità, oltre 200 mila abitanti - una delle 15 in cui è suddivisa l’area urbana di Roma - è saltata, causa inquinamento mafioso. Di fronte alla gravità dei sospetti il sindaco Ignazio Marino si è fatto carico di tutti i poteri, mentre Renzi ha inviato dal nord un commissario per mettere ordine nel partito locale, commissario che si aggiunge al già commissariato Pd romano. Scandalo dopo scandalo la capitale d’Italia sta scoprendo una sua antica malattia, per troppo tempo rimossa tra omertà insospettabili e sottovalutazioni diffuse: Roma è inquinata da forme di corruzione che hanno l’aggravante dell’organizzazione politico-mafiosa. Intendiamoci, sarebbe da ingenui raccontare il fiorire della malapianta degli imbrogli come un fenomeno recente. Come racconta Bruno Manfellotto. Ma è recente la presa di coscienza di una pervasività criminale mai raggiunta prima.

«La mafia romana non usa i kalashnikov come i Corleonesi, ma la mazzetta. Non controlla il territorio strada per strada. Ha occupato alcuni spazi nelle istituzioni» ha raccontato in un’intervista alla “Stampa” Alfonso Sabella, già magistrato in prima linea a Palermo, dal 23 dicembre scorso assessore scelto da Marino per rimettere ordine negli appalti e nelle procedure comunali. «Quando sono arrivato in Campidoglio, i mafiosi erano scappati o comunque si erano clandestinizzati. Ma le fragilità del sistema sono rimaste intatte». Mafiosi in Campidoglio, sia pure inattivi per il momento: hanno rubato - si è scoperto - persino sui soldi destinati all’assistenza agli immigrati e ai rom, contribuendo all’ulteriore degrado di interi quartieri urbani. Non c’è capitale nell’Europa occidentale che si presenti così sporca, sciatta, prigioniera dell’incuria come Roma. È triste dirlo - forse anche politicamente scorretto - ma la prima città d’Italia sta subendo un’involuzione spaventosa. Dove i diritti diventano favori. Le regole violate. Gli amici degli amici più uguali degli altri. Dove la terra di mezzo si allarga a dismisura. Dove la fragilità dei partiti politici e delle forze sociali lascia spazio alle organizzazioni criminali.

Roma va salvata. Prima che lo Schettino di turno pronunci la sciagurata frase: si salvi chi può.

Twitter @VicinanzaL

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