Cosa sogna il Paese dove sparare è normale

Nessuno aveva capito quanto covava nel profondo dell’elettorato americano. Che voleva essere rassicurato ma anche tornare a sperare

Cosa accade quando i sondaggi sono dopati da uno storytelling del tutto scollato dalla realtà?

Cosa accade quando opinion maker e stampa smettono di comprendere e interpretare lo Zeitgeist e iniziano a esprimere le proprie di idee? Accade che una campagna elettorale che molti definiscono la peggiore degli ultimi decenni, che vede contrapposti Donald Trump e Hillary Clinton - colossi mediatici prima che espressione di posizioni politiche o imprenditoriali - prenda una direzione apparentemente inattesa. Ma inattesa per chi?
Su questo giornale, il 31 dicembre scorso, avevo scritto: «È passato quasi un mese dall’attacco al centro per disabili a San Bernardino e il problema degli Stati Uniti sembra essere più l’arrivo di stranieri che la facilità con cui è legalmente possibile procurarsi armi».

Queste erano le posizioni di Trump che criticava l’eccessiva, a suo dire, apertura di Obama: una fiducia culturale, più che vera libertà di accesso agli Stati Uniti, scevra da reale controllo. Chi conosce gli Usa sa che sono un Paese fantastico se lo si frequenta per vacanza, ma respingente se si decide di eleggerlo a luogo di residenza, di lavoro, di vita.

E come per ogni racconto, esiste la scorciatoia, ed esiste invece una verità difficile da raccontare, una verità non sempre immediatamente verificabile, che non sembra provata da testimonianze orali, da statistiche, da sondaggi ma che poi all’esito dell’urna emerge come novità. Una novità che però era da tempo sotto gli occhi di tutti. E allora non fanno testo le opinioni dei letterati, gli orientamenti delle tute blu, le opinioni espresse dalle comunità straniere, ma ormai profondamente americane anche nel loro sentirsi costantemente marginalizzate. E allora non è vero che i bianchi con bassa scolarizzazione hanno votato Trump e gli ispanici, gli afroamericani hanno invece scelto Clinton. Tutto salta quando siamo al cospetto di numeri con cui non vogliamo - non solo noi, ma anche gli analisti americani - confrontarci. Se ciò che sta più a cuore all’essere umano è la vita, i dati da osservare per capire come si muoveranno gli elettori nel segreto dell’urna, sono i dati sulle morti. Se ciò che più sembra mancare è il benessere, ciò che bisogna osservare è dove sta il sogno. Dove sta la menzogna più grande, ma anche la più bella, quella che ci fa sentire al sicuro e allo stesso tempo in grado di realizzare ogni possibile prodezza.

I numeri sulle morti per arma da fuoco negli Stati Uniti sono da capogiro: oltre trecentomila negli ultimi anni, così come altissimo è il numero dei morti per mano della polizia, oltre 500 dall’inizio del 2016. È evidente che lo Stato arma i suoi cittadini, ma è altrettanto evidente che per i cittadini il secondo emendamento della Costituzione, che garantisce loro il diritto di possedere un’arma da fuoco, sia inalienabile.

Chi ha votato Trump ha votato contro la politica intesa come professione di lungo corso, ha votato per il sogno americano inteso come stereotipo - non importa la sostanza, ma la forma - ha votato perché gli Usa tornassero a essere non indiscutibilmente la prima potenza mondiale, ma perché fossero finalmente la prima e indiscussa potenza insulare. E soprattutto, chi ha votato Trump, lo ha fatto per avere la possibilità di potersi difendere da chiunque non appartenga alla propria ristretta comunità. Chi ha votato Trump lo ha fatto consapevolmente aggrappandosi all’idea della sicurezza personale e alla speranza che un imprenditore possa guidare il Paese finalmente fuori da una crisi economica che ha fiaccato tutti e ha reso intransigenti le classi ai gradini più bassi della scala sociale, cui Trump ha regalato un sogno, e con Clinton non vedevano prospettive.

Eppure quando parlo di sogni, di prospettive e di futuro so che nessuno si è mai fatto illusioni. Non esistono più grandi scelte, grandi sacrifici per gloriose strade da costruire. Non esistono più scalate, salite ripide che poi dalla cima consentono una breathtaking view. Nulla di tutto questo e Trump rappresenta l’ennesima scommessa che si è in fondo ben consapevoli di stare perdendo. Ma l’alternativa era talmente sbiadita e incolore che nel segreto dell’urna, la maggioranza degli americani, anche quelli indecisi fino all’ultimo, non ha avuto dubbi.

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