Come dimostrano le ultime vicende, il ruolo dei credenti in politica si limita alla testimonianza ?e all’interdizione. Perché anche la chiesa è cambiata
Sembrava sepolta la questione cattolica, invece eccola riappare. La forza comunicativa ed empatica di papa Francesco forse distoglie l’attenzione da quanto fermenta nei tanti luoghi in cui si muovono i cattolici. Non tutti sono così misericordiosi come il pontefice. A volte sono intriganti (caso Chaouqui). Altre volte avidi (la truffa di monsignor Benvenuti), altre volte di una munificenza rinascimentale (vedi il cardinale Bertone). Altre espressioni, meno vistose, coltivano gli assunti della fede cattolica in maniera molto forte, convinta e talvolta dogmatica.
È questa componente che è balzata alle cronache in maniera imprevista nel corso della discussione sulla legge Cirinnà. La sua presenza si estende su tutto l’arco politico ma i rappresentanti più vocali ed articolati emergono dal Partito democratico. Nulla di strano, visto che il Pd nasce proprio dalla confluenza tra ex-comunisti ed ex-democrisitiani attraverso varie mutazioni. Tuttavia era dai tempi del celebrato convegno di Todi, laddove sembrava ritornasse in auge la componente cattolico-centrista, che non si parlava più di loro. Nemmeno la vittoria di Matteo Renzi aveva rilanciato l’idea di una nuova centralità confessionale.
In realtà, il segretario del Pd si è dimostrato uno dei presidenti del Consiglio più autenticamente laici e più attenti a tenere distinte la sfera del religioso da quella del politico. Anche nella discussione sulle nuove forme di unioni civili Renzi ha mantenuto un comportamento molto fermo. Rispettoso, come è giusto, delle sensibilità di chi ha una visione “tradizionale” della famiglia, ha tenuto la barra dritta sulla proposta presentata a nome del Pd. Ma la fronda cattolica quanto può intralciare il percorso del governo? Al di là delle disavventure parlamentari della legge, se non ottengono qualche soddisfazione dopo un pressing così insistito, attueranno una manovra di distacco?
Prima di rispondere a questi interrogativi ne va posto però un altro. Quante sono le truppe cattoliche in Italia, e come si caratterizzano? Il Family Day ha avuto un successo relativo: la partecipazione c’è stata, ma l’immagine è risultata terribilmente dissonante con lo spirito dei tempi per la radicalità delle posizioni, per nulla aperte al mondo esterno.
Comunque, al di là di questa manifestazione un po’ muscolare, rimane la grande platea dei credenti. Che però non è così vasta, né così tradizionalista. La secolarizzazione continua a mordere. Come dimostra anche l’ultimo rapporto redatto da “Critica Liberale”, il distacco dai riti e dai sacramenti cattolici prosegue inarrestabile: il numero dei matrimoni celebrati con rito civile è in continua crescita e sta per eguagliare quello religioso. Inoltre prevale una “religione fai da te”, un fenomeno di individualizzazione e personalizzazione della fede già messo in evidenza quasi vent’anni fa e che continua a marcare il campo dei fedeli. Anche la recente inchiesta sui giovani e la fede (“Dio a modo mio”) attesta questa religiosità
à la carte . Soprattutto sui temi legati all’affettività e alla sessualità.
Se le truppe diminuiscono e le opinioni all’interno del mondo cattolico si diversificano, allora il futuro dei cattolici in politica sembra destinato solo alla testimonianza o all’interdizione. Le alleanze trasversali di questi giorni sono ben lontane da prefigurare intese su un arco più vasto di
policies . Rappresentano, piuttosto, un moto dell’animo su alcuni temi sensibili. Rispettabili ma politicamente ininfluenti. Lo stesso intervento del cardinal Bagnasco sull’opportunità del voto segreto si è risolto in un boomerang, ed è stato rimbeccato tanto dal segretario della Cei che dal presidente del Consiglio (e chissà quanti altri presidenti del Consiglio “laici” avrebbero reagito con tanta nettezza...).
I bei tempi della gestione ruiniana del referendum sulla procreazione assistita sono tramontati. Non c’è una destra d’assalto che faccia da sponda né una chiesa disposta a sponsorizzare iniziative politiche. Il ritorno politico dei credenti è un’araba fenice.