In caso nel referendum costituzionale dovessero invece prevalere i Sì, 5Stelle si prepara a entrare in clandestinità. Con Grillo in esilio alle Hawaii
di Michele Serra
18 settembre 2016
PER AIUTARVI a scegliere come votare al referendum sulle riforme costituzionali, anticipiamo i probabili scenari successivi al voto. Allo scopo di attenerci il più possibile alla realtà politica del paese, ci siamo basati esclusivamente sulle informazioni fornite dal Comitato per il Sì e dal Comitato per il No.
SE VINCE IL NO Renzi in fuga da Palazzo Chigi. Il “Fatto quotidiano” sostiene che è stato visto salire in macchina, nottetempo, in compagnia di Claretta Petacci. Le riforme costituzionali del ministro Boschi vengono bruciate in piazza Casaleggio (già Campo dei Fiori) di fronte a una folla festante. Essendo state scritte non solo in cattivo italiano, ma anche su carta di pessima qualità, dal rogo si sprigionano fumi venefici che intossicano molti dei presenti. Un altro grattacapo per la giunta Raggi, che nel frattempo ha dovuto trasferirsi in un quadrilocale di Centocelle perché si è scoperto che il Campidoglio non corrisponde al regolamento interno del movimento: per ogni assessore sono previsti al massimo tre metri quadrati, una sedia non imbottita, un lapis cadauno e un temperamatite in comune. I duri e puri del movimento contestano l’uso dell’ascensore, a spese dei contribuenti, per raggiungere la nuova sede comunale, al nono piano.
Sulla spinta del fallimento della riforma, prende corpo l’ipotesi del tricameralismo: a Camera e Senato verrà affiancata la WikiDuma, un parlamento virtuale con il compito di aggiornare e correggere continuamente le leggi, in tempo reale, accogliendo gli emendamenti dei cittadini. Rodotà, Smuraglia, Zagrebelsky e altri custodi della Costituzione vengono lanciati in aria a braccia dalla folla in tripudio, nonostante supplichino di smetterla. Travolto l’Italicum, bocciato dalla Consulta il Porcellum, ormai introvabile il Mattarellum nei cassetti stipati di carte di qualche ministero, si tornerà a votare secondo lo Statuto Albertino: hanno diritto di voto solo i capifamiglia con un reddito dignitoso e l’aspetto distinto. Sono quattordici in tutta Italia. Secondo i sondaggi sarà comunque impossibile formare un governo perché votano per quattordici partiti diversi. Per traghettare il Paese fino a nuove elezioni si nomina presidente del Consiglio alla memoria Giulio Andreotti. Regge il governo, per le pratiche ordinarie, il suo vice Massimo D’Alema. Gli eroi partigiani risorgono dalle tombe cantando “Bella ciao”.
SE VINCE IL SÌ Gli eroi partigiani risorgono dalle tombe cantando “Bella ciao”, ma solo a Maria Elena Boschi. Il direttorio dei Cinquestelle in fuga in pullman da Roma verso la Croazia (la Svizzera è troppo cara), dura polemica dei duri e puri perché il regolamento del movimento prevedeva la fuga a piedi. Renzi celebra il trionfo entrando in Roma su un tiro a quattro. Un piccolo incidente (i cavalli bianchi, offerti da Banca Etruria, vengono sequestrati dalla Finanza) non offusca il clima di festa. Il premier sale al Quirinale per ricevere il secondo e il terzo mandato in largo anticipo sulla scadenza della legislatura: le riforme cominciano da subito a snellire gli iter.
Il Movimento Cinque Stelle denuncia l’instaurazione di un regime ed entra in clandestinità. Dure polemiche tra i militanti perché per la clandestinità sono stati affittati bilocali nel verde a soli venti minuti dal centro mentre sarebbero bastati monolocali sul raccordo anulare, possibilmente orribili. Beppe Grillo, che trascorre la clandestinità al Royal Carlton Majestic et des Anglais di Honolulu, si schiera dalla parte degli intransigenti.
Maria Elena Boschi appare a numerose pastorelle, emanando un forte profumo di rose. Le pastorelle, estinte dai primi del Novecento, sono ricomparse grazie al Jobs Act. Il canto degli uccellini allieta l’alba radiosa di una nuova Italia, finalmente riunita dalla vittoria delle riforme. Nasce il Partito della Nazione, sponsorizzato dalla sconosciuta (fino allora) Cassa di Risparmio di Monsummano che nella notte ha rilevato Monte Paschi, Banca Intesa e Banca d’Italia. Il presidente del nuovo colosso bancario, per evitare polemiche, non è il padre di Maria Elena Boschi, ma la Boschi stessa. Napolitano riceve il terzo incarico.