Il voto in Sicilia fa da preludio alle elezioni nazionali. I pentastellati, gli unici già in campagna elettorale, sembrano viaggiare verso la vittoria. Ma le insidie sono dietro l'angolo
Il voto in Sicilia ha fatto spesso da battistrada ad esiti nazionali. A fine 2005 l’inaspettata vittoria del centro-destra alla comunali di Catania avviò la rimonta di Berlusconi fino a portarlo a un soffio dalla vittoria. E alle ultime regionali del 2012 i 5Stelle sono stati proiettati verso il trionfo dell’anno successivo dal buon risultato della loro lista.
È quindi probabile che quanto uscirà dalle urne siciliane influenzerà ?il voto della prossima primavera.Gli unici già in campagna elettorale sono i grillini che puntano a un successo del loro candidato come viatico per Palazzo Chigi. Per loro si prepara però una amara sorpresa. L’onda antipolitica, sollevata anche dalla traversata dello stretto di Beppe Grillo, non è più così alta.
Per vari motivi. Innanzitutto ai grillini è stata tolta l’arma più efficace della loro polemica, e cioè Matteo Renzi al potere. Il soave Gentiloni “incarna” l’antidoto più efficace al populismo barricadiero. Inoltre il M5S incomincia a soffrire i traumi della crescita: la sua capacità di governo delle città è messa in discussione dalle difficoltà della giunta Raggi e la sua compattezza interna mostra incrinature sempre più profonde. Sul primo punto non c’è molto da aggiungere vista l’ipermediatizzazione a cui il governo della capitale è sottoposto (e, francamente, ai non romani importa poco seguire giornalmente quelle vicende); sul secondo,invece, occorre puntare i fari perché
nel M5S sta allargandosi la faglia che separa il populismo lazzaronesco e qualunquista dei Di Maio da quello post-moderno e libertario alla Podemos dei Fico (con ?Di Battista a metà a strada).
I grillini hanno preso voti a destra e manca perché erano nuovi e contro. ?Ma i loro rappresentanti non erano vergini alla politica. Le biografie di tanti eletti locali mostrano un percorso all’interno di movimenti sociali e associazioni di base con una netta inclinazione a sinistra. Del resto, anche per gli iscritti i riferimenti privilegiati per il Quirinale riguardavano icone della sinistra, da Rodotà a Strada, da Zagrebelski a Fo, fino a Romano Prodi (!).
La curvatura destrorsa impressa negli ultimi tempi, e benedetta dai dioscuri Grillo-Casaleggio,
incomincia a suscitare reazioni. Di qui al voto siciliano del 5 novembre il M5S dovrebbe scegliere il suo candidato premier e definire l’equipe di governo: non sarà un passaggio indolore perché ambizioni personali e visioni contrastanti diventeranno più visibili, con effetti potenzialmente laceranti ?sul consenso grillino.
Infine, al di là di ogni difficoltà interna, c’è un soffitto di cristallo che difficilmente il M5S riuscirà a rompere: il suo isolamento. I grillini presenteranno, come da prassi, una sola lista alle regionali, senza averne altre in appoggio. Un limite invalicabile in elezioni ad alto tasso di preferenzialità come quelle siciliane perché priva il partito di apporti ulteriori.
Il voto in Sicilia, come in altre regioni del sud, è particolaristico e personalistico. Si vota per la persona, in una logica di conoscenza, amicizia, comparaggio, e anche scambio. Nel 2012 il tasso di preferenza dei partiti tradizionali ha superato l’85 per cento (e lo stesso vale per le piccole liste di appoggio), mentre quello del M5S non ha raggiunto il 50 per cento. Le reti ?di relazioni sono fondamentali per ?la vittoria. E soprattutto, non si può confondere il voto alle politiche ?(senza preferenze) con quella alle amministrative (con preferenze). ?Le dinamiche sono molte diverse. ?Il trionfo grillino alle politiche ?(33.5 per cento, il risultato migliore ?tra tutte le regioni) non si riproduce automaticamente sul voto ?regionale, tutt’altro.
Alle difficoltà grilline di attivare un network di relazioni fa riscontro il radicamento e l’esperienza pluriennale degli altri candidati. La destra, come da tradizione, si dimostra la più efficace e rodata. Se questa volta correrà unita, avrà buone chance. La sinistra, invece, sconta le sue divisioni - il distacco dell’Mdp è dato ormai per certo - e solo un impegno allo spasimo del “sindaco” per antonomasia, Leoluca Orlando, potrebbe portarla alla vittoria.
Ad ogni modo, i Cinque stelle, considerati fin qui i vincitori predestinati, avranno vita dura.