L’antitaliano è il nome di questa rubrica. L’idea è quella di non sedersi, di non considerarsi risolti per il solo fatto di essere nati e cresciuti in un Paese occidentale e in pace, in una delle prime potenze economiche mondiali. Ma l’idea è anche quella di non considerarsi l’ultima ruota del carro, un Paese irrimediabilmente fermo al palo, perso, finito, morto, in cui da Nord a Sud - diciamocelo come più ci piace, ma diciamocelo - gli italiani hanno decretato che il tempo è finito, che è esaurita ogni pazienza. L’idea originaria era quella di problematizzare, di provare ad andare oltre le interpretazioni che attribuiscono a chi scrive il favore a una linea politica e l’avversità a un’altra. Perché, quando la scelta sembra essere semplice, la semplificazione è in agguato.
Quando lo sguardo è troppo dentro le cose, è ai filosofi che dobbiamo guardare, a chi sembra puntare troppo in alto con i suoi discorsi e invece sta fornendo chiavi di interpretazione fondamentali. Per Aldo Masullo la massa eterogenea degli elettori del M5S, che si può localizzare in larga parte nel sud Italia, è formata da «sofferenti e insofferenti»; nel corso di una interessantissima intervista condotta da Massimiliano Coccia per Radio Radicale, Masullo ripete questo concetto molte volte. Sofferenti sono quelle persone che hanno visto progressivamente peggiorare le proprie condizioni di vita. Si tratta sicuramente di un peggioramento economico, ma anche spesso della mancanza di risposta delle politiche locali a esigenze condivise. Insofferenti sono quelle persone che non trovano una collocazione sociale che renda il loro quotidiano impegno soddisfacente. Chi non ha un lavoro, chi lo ha ma non guadagna abbastanza, ed è in balia di un mercato asfittico e che se ne frega di ogni regola; al Sud il lavoro nero resta una piaga diffusissima. I sofferenti e gli insofferenti sono persone che la politica ha deliberatamente ignorato.
Nelle settimane che hanno seguito il voto si è parlato di vittoria delle promesse elettorali come di un abominio inaccettabile. Si è parlato dei binomi Lega-Flat tax e M5S-Reddito di cittadinanza come fossero bestemmie, senza pensare che si tratta della reale radiografia del Paese e non banalmente della metà operosa al Nord e della metà fannullona al Sud, ma di un Paese con dei bisogni diversi che la politica non è stata in grado di recepire e di tradurre in fatti, in ricette, in cura.
È banale dire che al Sud ha vinto la promessa di assistenzialismo, perché in realtà il voto al Sud è stato un grido di disperazione: manca il lavoro, il lavoro nero è una forma di schiavitù inaccettabile eppure diffusissima, la corruzione sottrae diritti, le infrastrutture sono fatiscenti e risalgono in larga parte a quel momento di espansione e crescita in cui politica e criminalità costruivano di concerto.
E anche al Nord le cose non dovevano andare tanto bene se il tessuto sociale ha reagito alla promessa di una defiscalizzazione come manovra necessaria per dare ossigeno alle aziende.
Tutto questo accade in un Paese che negli ultimi decenni ha visto un radicale cambiamento nella sua composizione sociale; non più proletariato ma piccola borghesia, una piccola borghesia sofferente e insofferente, le cui sofferenze e insofferenze sono state da un lato strumentalizzate, dall’altro minimizzate quando non del tutto ignorate. E badate bene che a ripercorrere le fasi salienti di questa aspra campagna elettorale, l’impressione è quella di un innalzamento dei toni rincorso ad arte per provocare una netta presa di posizione e di coscienza (si faccia attenzione a considerare gli elettori inconsapevoli e incoscienti). Ora che lo scopo è stato raggiunto, la mia personale speranza è che si ritrovi umanità.
Il 5 marzo, il giorno dopo le elezioni, a Firenze Idi Diene, un immigrato regolare senegalese, un uomo, è stato ucciso a sangue freddo per strada da un italiano. Saverio Tommasi è in strada il giorno stesso, per raccontarci cosa accade, per mostrarci la paura degli italiani di origini africane. Annalisa Camilli su Internazionale, come sempre in maniera puntuale, descrive ciò che è successo e da dove viene l’amarezza della comunità senegalese fiorentina. E infine Makkox ricorda Diene con una striscia delicata, una fioriera al centro di Firenze macchiata di sangue. Tutto questo per dire che l’Italia oggi ha davvero bisogno dei sofferenti e degli insofferenti e della loro profonda umanità.
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15 marzo, 2018Flat tax e reddito di cittadinanza. Promesse che hanno raccolto voti perché danno voce a un disagio profondo
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