Esiste una parte d’Italia dove spesso quello che accade all’intero Paese si riesce a leggere con maggiore chiarezza. È quella parte di Italia dove tutte le forze politiche amano dragare voti, ma che in campagna elettorale, nel dibattito pubblico, è evitata come la peste, come questione irrisolta e irrisolvibile. È il sud Italia, che un tempo consideravamo feudo di Berlusconi e, allo stesso tempo, luogo di un forte consenso al Pd retto da ras locali capaci, per decenni, di portare valanghe di voti, creando gruppi di potere anche oltre i confini del proprio partito.
Francesco Piccinini, direttore di Fanpage.it, a commento del primo video pubblicato dal suo quotidiano online sui legami tra politica, faccendieri, camorra e gestione del ciclo dei rifiuti, si chiedeva come fosse possibile che la Sma Campania, società in house di una regione a guida Pd, che si occupa di questioni cruciali come lo smaltimento rifiuti, potesse avere ai vertici esponenti di Fratelli d’Italia, partito di colore opposto a quello del presidente della Regione. Ma era una domanda retorica, perché sul territorio si va avanti per consorterie che significano mutuo sostegno. Dall’inchiesta di Fanpage.it è emerso un quadro sconfortante (ma chi conosce le dinamiche al Sud non fatica a ritenerlo veritiero) di corruzione, malcostume, familismo e conflitto di interessi: è stata la conferma per molti italiani che i partiti sono solo centri di potere marci e da loro nulla di buono ci si può aspettare. Naturalmente non concordo con questa generalizzazione; i partiti sono composti da persone e ciascuno risponde della propria onestà, del proprio lavoro e del proprio impegno. Ma qui non si tratta di ciò che penso io, quanto piuttosto del sentimento che hanno provato gli italiani di fronte a questa ennesima conferma sull’inadeguatezza dei partiti “tradizionali”.
È evidente che la fase della rottamazione di Matteo Renzi è stata sepolta dall’unico modo che Renzi ha trovato per occuparsi di Sud: la promessa della ripresa del progetto del ponte sullo Stretto di Messina (cavallo di battaglia del più becero berlusconismo) e spacciando la Apple Developer Academy di Napoli come il primo segnale di una ripresa economica sul territorio. Un corso per sviluppatori Apple, un unico corso e per giunta calato in un contesto economicamente depresso avrebbe dovuto fruttare a Renzi, secondo la sua squadra di comunicazione, il bollino di “amico del Sud”. Forse il Pd ha comunicato molto peggio di come ha lavorato, ma non si discute su un punto: ha abbandonato il Sud Italia che rappresenta una porzione di Paese molto ampia, una porzione di Paese che per anni ha voluto credere alle boutade di Berlusconi e che quindi oggi non crede più a niente, e pretende un cambiamento. Ma analizziamolo questo cambiamento, per capire in che direzione si è mosso l’elettorato. L’elettorato è alla ricerca di riscatto? Forse. Ma credo che più di ogni altra cosa abbia bisogno di attenzione, un’attenzione concreta. Gli italiani a digiuno di prassi politiche vogliono sapere come il loro voto cambierà la loro quotidianità, in modo semplice e senza retorica; e se le aziende continueranno a delocalizzare il lavoro, se il lavoro resterà una speranza frustrata, vogliono la certezza che chi vince le elezioni si occuperà di loro (o forse dovrei dire noi? Sono francamente confuso).
Molti diranno: ecco che nasce il partito della rabbia. Ma di che rabbia stiamo parlando? Ancora di una rabbia cieca? Ancora di un voto di ribellione? No, non lo credo. Il voto al M5S e alla Lega non solo di ribellione, ma è un voto ormai ragionato che, tra le altre cose, avrebbe il merito di aver asciugato (e molto) il voto di scambio. Ora non c’è più la volontà di ribaltare il tavolo senza ben sapere a cosa si vada incontro. Questa volta l’elettorato è stato coeso nel dare consenso a due partiti che sono specchio fedele dei loro elettori. Il voto non è stato di protesta o di opinione, ma di identità: sono ciò che voto, mi identifico in ciò che voto, o almeno in quello che conosco e vedo. Mancano gli strumenti per andare più a fondo: come i leader politici che ho scelto (Di Maio e Salvini) si identificano in me, io mi identifico in loro. Tra me e loro nessuna differenza. Questa adesione, oggi, è pressoché totale e non avviene per nessun’altra forza politica.
Camorra07.06.2007
Morire di rifiuti