Con il suo discorso di Capodanno in nove parole ha commosso il Web, sbaragliando Atmanath XIII, re Pawaranawa e Di Battista

Tra i discorsi di fine anno più interessanti, molti sono sfuggiti all’attenzione dei media. Parole di capi di Stato e parole di gente comune che, grazie al processo di democratizzazione della società, hanno facoltà di rivolgersi direttamente al genere umano senza intermediazioni. Nonostante i giorni ormai trascorsi da San Silvestro è bello fare cenno, almeno per sommi capi, ai discorsi più emozionanti, per dare un’idea di quanta e quale ricchezza di contenuti e di linguaggi.

Mamma Bice Una donna semplice, una madre. Ma il suo discorso di Capodanno, girato in cucina dal figlio Gildo mentre mamma Bice scola le biete, ha commosso i social ed è stato tra i più cliccati del pianeta. Ecco il testo integrale, di impressionante efficacia: «Sono una donna semplice, una madre. Buon anno a tutti!». Anche il relativo hashtag (#unadonnasempliceunamadre) ha spopolato, tanto che Mamma Bice, che prima non aveva mai usato i social e non conosce nemmeno la differenza tra “on” e “off”, già la mattina del primo gennaio era considerata tra le influencer più autorevoli del mondo.

Salvo Racchiante Potente Capo riconosciuto del clan dei Racchiante Potente, è latitante dal 1974, probabilmente nascosto in un cunicolo in Aspromonte. Grazie ai social ha potuto celebrare la notte di Capodanno con un discorso molto sentito, augurando la morte ai suoi nemici e invocando la benedizione della Madonna di Monte Squarto, alla quale è devotissimo. Molto duro l’attacco ai nuovi dazi sulla cocaina, che Sante, da liberista convinto, osteggia anche al Parlamento europeo grazie a suo fratello Vincenzo, europarlamentare da sei legislature. Le immagini purtroppo erano compromesse dall’oscurità impenetrabile del cunicolo, e anche l’audio, urlato dal primo all’ultimo secondo del discorso, era di difficile comprensione.

Atmanath XIII Sanguinario imperatore della galassia di San Geraldo, distante dalla Terra milioni di anni luce, ha diramato nel cosmo un terrificante messaggio nel quale annuncia, per il 2019, la distruzione di tutta la porzione Sud-Est dell’universo e la riduzione in schiavitù delle altre nove porzioni. Ma il messaggio, captato nitidamente sulla Terra, è stato scambiato per il discorso di fine anno di Donald Trump e non ha sollevato particolare preoccupazione. Gli esperti, per giunta, hanno spiegato che il 2019 al quale si riferisce Atmanath non è un anno solare: equivale a un martedì di tre milioni di anni fa a San Geraldo, che cadrà nel nostro ordine cronologico solo fra tre milioni di anni.

Louise Bangleton Diventata reginetta dei social a quindici anni grazie alla sua maestria nel make-up dei gatti, la Bangleton ha festeggiato il nuovo anno dedicando ai suoi sedici milioni di followers un toccante discorso sul make-up dei gatti. «Qualcuno mi chiede», dice sorridendo Louise nella webcam del suo priddle watch, scaricabile indifferentemente con Fasuka o con Yoooops!, «perché non dedicare le mie energie e il mio amore anche al make-up dei cani. La mia risposta, cari amici, cari mici e cari amici dei mici, è che non bisogna mai farsi prendere la mano dall’ambizione. Voglio restare anche nel 2019 la Louise che tutti conoscete! Vi voglio bene!».

Re Pawaranawa È il re delle Isole South Ubana (un piccolo arcipelago della Melanesia), che rispettando una tradizione ha rivolto ai suoi sudditi e ai turisti un lungo discorso di fine anno eseguito con il tam tam. La lingua ufficiale delle South Ubana non è vocale, e consiste in una lunga sequenza di colpi di tam tam, molto simile all’alfabeto Morse. È consuetudine del luogo accogliere i turisti con il tam tam e scandire con il tam tam ogni attività significativa nel corso della giornata. L’argomento principale del discorso del re è stato il preoccupante calo del turismo nell’arcipelago.

Di Battista Ha voluto salutare milioni di fan postando un breve video che lo vede uscire da un ostello della gioventù, con pochi spiccioli in tasca, e salire con il suo sacco a pelo su un vecchio autobus semivuoto, destinazione Tulampara, un villaggio andino distrutto più volte dal terremoto. In mano una busta di fagioli, un quotidiano cileno di dieci giorni prima e un berrettino di lana. Poche e indimenticabili le sue parole: «Volevo augurarvi buon anno, ma in questo momento, per ragioni che non capisco, ho un magone tremendo e dunque è meglio lasciar perdere».

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