La disparità infantile fa tremare le vene

L'Atlante 2019 pubblicato da Save the Children è un urlo sulla condizione dei bambini in Italia. Ignorati dai governi e abbandonati agli algoritmi

Cosa vuol dire essere bambini io che scrivo e voi che leggete non possiamo saperlo, perché da tempo non lo siamo più. Ma cosa vuol dire essere bambini oggi, in Italia, ogni anno ce lo dice Save the Children con il suo “Atlante dell’infanzia a rischio”.

L’edizione del 2019 è stata appena presentata e proverò, come ormai faccio ogni anno, a spiegare perché è uno strumento fondamentale per chiunque abbia a che fare con bambini e adolescenti e per chi voglia capire in quale considerazione realmente la nostra classe dirigente tiene chi domani sarà al nostro posto. Ecco, se per caso lo avete non tenetelo in libreria a prendere polvere, ma apritelo, sfogliatelo, prendete ispirazione dai contributi che presenta e dai dati che analizza.

Esiste una disparità che fa tremare le vene tra l’educazione scolastica nelle diverse aree del Paese e non per mancanza di competenze ma di fondi e di investimenti, per mancanza anche di una tradizione consolidata nella cura dell’infanzia, una cura che di certo le attuali politiche non aiutano a far diventare prassi. Nel 2019 ci sono ancora scuole in cui la refezione presenta delle evidenti problematicità, ci sono ancora scuole in cui non si riesce a lavorare sull’integrazione e il riconoscimento, non l’azzeramento, delle diversità. E se da un lato, la politica e la società civile sembrano ignorare i bisogni primari dei bambini, esiste un mondo che non li ignora affatto perché, a qualunque fascia sociale appartengano i bambini oggi sono i consumatori più appetibili.

È a loro che una certa produzione musicale si rivolge, è a loro che si rivolgono i produttori seriali di video per l’infanzia, spesso di qualità bassissima per temi e messaggi, con contenuti violenti, pur se in maniera non esplicita, e retrogradi, quando mostrano come unico modello familiare quello tradizionale: il pupazzo madre in casa a rassettare e a badare ai figli e il supereroe padre esce per andare al lavoro.

L’utente medio di questo genere di contenuti viene profilato come accade a noi adulti e se ormai Google è quasi in grado di scrivere una mail al posto nostro, usando esattamente le parole che avremmo usato noi, allo stesso modo smartphone e tablet diventano “interlocutori” per i bambini: conoscono i loro gusti, propongono video di contenuto analogo a quelli già visti, si modellano attorno al loro mondo.

Oggi più che mai ci troviamo in una situazione che non è molto lontana da quella che proverò a riassumere in poche parole: se il bambino non trova chi si interessa a lui nel mondo delle persone con cui è in contatto, di sicuro troverà un soggetto non umano ma estremamente concreto che lo chiamerà per nome a ogni accesso, che ricorderà i suoi gusti e che asseconderà i suoi desideri. Ma dietro gli algoritmi ci sono aziende e persone e dunque se dell’infanzia non ce ne occupiamo, l’infanzia verrà occupata.

Perché Save the Children? Perché sto parlando di mezzi che mancano e di chi lancia un grido d’allarme. Non sto parlando di bambini lontani dai nostri occhi - questo lo dico per i sovranisti che in genere mi esortano a occuparmi delle patrie questioni - ma degli oltre 20 mila minori raggiunti dai 24 Punti Luce di Save the Children, centri nati per sostenere i bisogni educativi di moltissimi bambini e adolescenti in contesti privi di servizi e opportunità formative. Sto parlando di un milione e duecentomila bambini (stima effettuata per difetto) che in Italia vivono in povertà assoluta e dove scarsità di mezzi spesso diventa povertà educativa. Tutto questo fa dell’Italia, come giustamente ripete Save the Children da anni, un Paese vietato ai minori.

E come ogni anno, alla presentazione dell’Atlante, Save the Children fa seguire una proposta concreta, anzi concretissima, la cui importanza ciascuno di voi potrà valutare con la propria esperienza: l’Italia è piena di luoghi abbandonati o inattivi, luoghi che, se recuperati, farebbero la differenza per tutti quei bambini e quegli adolescenti che non hanno opportunità e mezzi, che abbandonano la scuola prematuramente, che non leggono libri e che non hanno accesso ad attività sportive. Save the Chilldren ha lanciato anche quest’anno la petizione online su illuminiamoilfuturo.it per chiedere alle Istituzioni di recuperare spazi abbandonati e dismessi perché siano restituiti a chi ha diritto a viverli.

Se state leggendo queste mie parole, sostenete la campagna di Save the Children, fatelo per voi, per i vostri figli e per i vostri nipoti, ma fatelo anche per bambini che non conoscete e non conoscerete mai, ma che hanno bisogno del vostro aiuto.

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

La Design Week milanese? Un palcoscenico per nuovi alchimisti - Lo speciale de L'Espresso è in edicola

Aziende e designer si impegnano a riformulare il Made in Italy con nuovi strumenti

Design di Luce, lo speciale de L'Espresso