Non è una malattia ma un aspetto del carattere e nella maggior parte dei casi si fa sentire in alcune circostanze ma poi scompare per molto tempo. Eppure un carattere è completo solo se l’ha conosciuta

La nostra specie si distingue dalle altre soprattutto per la quantità e la qualità dei sentimenti che ci animano. Non è colpa né merito nostro se ne abbiamo alcuni molto positivi o perlomeno giudicati tali da noi e dagli altri, oppure negativi, in questo caso giudicati da chi ci conosce e non ci apprezza. Un elenco è utile averlo in mente, significa conoscere il meglio possibile il mondo nel quale viviamo.

Ci sono: l’amore, la simpatia, l’amicizia, l’odio, la rabbia, l’ira, la curiosità, il coraggio, la paura, la timidezza. Potrei continuare a lungo e spesso ne ho parlato negli articoli e soprattutto nei libri e nei romanzi che ho scritto nel corso della mia lunga esistenza.

Tra i vari sentimenti ce n’è uno molto particolare e piuttosto difficile da decifrare anche perché si chiama in due modi: la melancolia e malinconia. Hanno significati particolarmente diversi: la melancolia è una malattia nervosa, che i neurologi curano sia con appositi medicinali e sia con una cura sentimentale di carattere psicologico.

La melancolia fu tra l’altro una specialità medica con la quale Freud cominciò la sua attività. Uno degli strumenti usato da quello che fondò di fatto la scienza psicologica, fu proprio la melancolia, per curare la quale Freud addormentava i suoi pazienti e parlava con essi il cui sonno era di carattere del tutto particolare, nel senso che sentivano in qualche modo ciò che il loro medico diceva, non erano in grado di rispondere ma le parole del medico le percepivano e ne subivano gli effetti benefici. La cura di questo genere durava inevitabilmente a lungo, per alcuni mesi e a volte era addirittura permanente perché aiutava quella persona a vivere nel modo più normale possibile, ma non riusciva a guarirla. Col tempo poi Freud cambiò e diventò il fondatore dell’inconscio, di fatto un medico filosofo e un caposcuola che diffuse questa cura in una società nella quale i malati di melancolia erano molto aumentati: la vita moderna è il bacillo che porta con sé la malattia.

La malinconia è un sentimento del tutto diverso: non è una malattia ma un aspetto del carattere. Non è molto diffusa come elemento caratteriale permanente. In alcuni casi lo è, ma nella maggior parte la malinconia si fa sentire in alcune circostanze ma poi scompare per molto tempo. Può riaffiorare perché è un fenomeno a volte interiore; altre volte invece si è malinconici per eventi esterni che ti sono accaduti e provocano elementi connessi con la tua vita.

Talvolta ci sono tipi di malinconia che suscitano sentimenti poetici: i poeti sono spesso malinconici: lo era Saffo, lo furono tutti i poeti dello Stil Novo, a cominciare da Guido Cavalcanti e lo furono perfino Dante e Shakespeare. Non faccio l’elenco della poesia dominata da sentimenti malinconici perché sono una quantità innumerevole e in tutte le epoche. Desidero soltanto fare i nomi di Edgar Allan Poe e Federico García Lorca.

Ho raccontato in uno dei miei libri che la malinconia ha influito spesse volte sulla mia vita, quando ero molto giovane, tra i diciotto e i venticinque anni. Poi scomparve ma avendo ben conosciuto quei sentimenti e comportamenti che ne derivavano, utilizzai questa conoscenza personale quando scrissi dei romanzi e creai dei personaggi attraverso i quali rievocavo la mia gioventù o perlomeno un aspetto di essa.

Ho parlato di alcuni grandi poeti uno dei quali è stato Gabriele D’Annunzio. Non so fino a che punto D’Annunzio fu malinconico nella sua vita che fu molto complessa e, non soltanto come poeta, non sembra dimostrare una malinconia innata e permanente. Ci sono tuttavia una serie di poesie che sono le più belle che abbia scritto, nelle quali la malinconia è il sentimento dominante. Tra queste nell’Alcyone l’ode molto ampia e molto intrisa di malinconia è titolata “L’oleandro” dove, insieme a un gruppo di donne e uomini reciprocamente legati da sentimenti amorosi e da desideri sessuali, è addirittura presente fisicamente il personaggio della Malinconia la quale assiste senza mai parlare a tutte le vicende contenute in quella sorta di poema che ha nel suo centro il rapimento di Dafne da parte del dio Apollo. La Malinconia assiste silenziosa a quanto avviene intorno a lei e quando quel poemetto si chiude e tutti se ne vanno alle proprie case in città, sulla spiaggia e di fronte al mare rimane soltanto Lei, la Malinconia.


“Oblia la Notte tutte le sue stelle
Che con lei piangeremo ella non sa.
Il grido dell’allodola domani
dall’amor nostro ci disgiungerà.
Un’altra era con noi ma restò muta
tra gli oleandri lungo il bianco mare”.


Inutile dire che un altro grandissimo poeta dominato dalla malinconia è Giacomo Leopardi.

Voi che mi state leggendo sapete benissimo, credo, che cos’è la malinconia. Debbo dire che un carattere completo lo è soltanto se la malinconia l’ha conosciuta anche se poi il più delle volte è rimasta “muta e sola con il bianco mare”.