Satira Preventiva

Il samba di Bolsonaro si balla stando fermi

di Michele Serra   12 settembre 2019

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Il nuovo corso imposto dal presidente brasiliano vieta di agitare il bacino. Esclusi gli omosessuali, il carnevale di Rio andrà deserto

Il nuovo Brasile di Jair Bolsonaro non smette di stupire il mondo. Per tacitare le polemiche pretestuose sull’Amazzonia, il presidente in persona, circondato dai giornalisti, ha piantato un geranio al centro di un’area di cinquecento ettari appena disboscata, ricevendo via Twitter i complimenti di Trump, che gli ha promesso di spedirgli presto, per continuare l’opera di rimboschimento, un fagiolo magico. Sarà una delegazione di Disneyland, guidata da Pippo e Clarabella, a consegnare al presidente brasiliano il prezioso dono.

La rinascita di Rio Il sindaco di Rio de Janeiro, Marcelo Crivella, grande fan di Bolsonaro, dopo la sua ordinanza di censura contro le pubblicazioni omosessuali ha in animo di riformare profondamente il Carnevale di Rio, cancellando dalla popolare manifestazione i ballerini transessuali e il travestitismo in ogni sua forma. Alla sfilata di quest’anno, dunque, parteciperanno solo il sindaco e sua moglie, entrambi con un pittoresco costume da esploratore.

Il samba Le scuole di samba ricevono continue sollecitazioni ad adeguarsi al nuovo corso politico, che protegge i valori della famiglia e della religione. Coreografi governativi stanno battendo le scuole di samba per suggerire una variante semplice, ma decisiva: il tradizionale ondeggiamento della zona pubica e delle natiche, fonte di grave turbamento e di cattivo esempio, deve essere trasferito ad altre zone del corpo, come le orecchie e i gomiti.

Il dibattito Maestri di grande tradizione, come il decano Joao Calcanho e la mitica Mara Chalda, regina del poverissimo bloco di Santa Derelita, rischiano il ritiro della licenza perché continuano a insegnare ai loro allievi che il samba è una danza di fertilità di origini africane, diffusa dagli schiavi deportati dall’Africa e ispirata alle divinità sincretiche di quel continente. Mentre dagli studi finanziati dal governo sovranista di Bolsonaro emerge, in modo inoppugnabile, che il samba è stato importato dai coloni portoghesi, deriva dal minuetto, è ispirato alla Vergine Maria ed è tipico del ballo delle debuttanti. Abito lungo per le fanciulle, tight o frac per i loro spasimanti: ecco il vero samba, quello originale, per quasi un secolo strumentalizzato da artisti comunisti come Vinicius de Moraes, Jobim, Chico Buarque, Caetano Veloso. Secondo le nuove normative gli orchestrali di colore possono partecipare all’esecuzione delle musiche purché non si dimenino troppo e rispettino la totale assenza di ritmo che, come tutti sanno, è l’aspetto più tipico del samba.

Amazzonia Il governo di Bolsonaro e i coraggiosi latifondisti impegnati a spianare la foresta sono i protagonisti di una delle più grandi opere di bonifica mai tentate dall’uomo. L’Amazzonia è piena di scimmie, di lumaconi viscidi, di rospi velenosi e di ragni pelosi. Ci sono zanzare grosse come pipistrelli e pipistrelli grossi come aerei da turismo. Per non dire delle tribù di indios, così primitivi che non sanno nemmeno farsi correttamente il nodo della cravatta e non sono in grado di cantare l’inno brasiliano neanche se li legano a un albero. Le cosiddette organizzazioni umanitarie sostengono di avere trovato in diverse partite di parquet provenienti dall’Amazzonia anche resti di indio: le caratteristiche venature rosse che impreziosiscono il mogano avrebbero dunque origine umana. Ignorano, queste anime belle che strillano a vanvera, che il protocollo concede agli indios, mano a mano che avanzano ruspe e motoseghe, almeno un paio di minuti per scappare. È lo stesso protocollo adottato in Borneo per gli oranghi. Ma si sa, ambientalisti e organizzazioni umanitarie non sono mai contenti.

Suprematismo Il suprematismo bianco, fino adesso, non ha avuto molta fortuna in Brasile, anche perché i neri e i meticci sono più numerosi e molto più grossi. Ma con Bolsonaro nessuna strada è preclusa. Il gruppo di lavoro “Pelé bianco”, molto vicino al presidente, sostiene che Pelé è sempre risultato scuro solo a causa del pessimo livello delle riprese televisive dell’epoca, che in Brasile non erano in bianco e nero, ma in nero e bianco. In realtà di madre irlandese e padre toscano, il suo vero nome sarebbe John Vannucci. Interpellato dai giornalisti, Pelé si è messo a ridere, ma fonti vicine a Bolsonaro dicono che si tratta di una evidente strumentalizzazione politica.