La questione ambientale sembra travolgerci. Durante l’estate la natura si è ribellata: temperature che hanno superato i 40 gradi, ettari di bosco consumati dalle fiamme, foreste e uliveti secolari arsi dal fuoco. Molti territori sono chiamati ad affrontare la propria “terra dei fuochi”, fatta di fiumi inquinati, discariche a cielo aperto, gestione dei rifiuti tossici e quartieri violenti. Eppure, come un fiume carsico, sta crescendo soprattutto tra i giovani una nuova sensibilità ambientale che tocca l’idea di giustizia sociale, il senso di solidarietà, il tipo di crescita economica, le condizioni per favorire il merito e il senso della comunità. Il paradigma culturale di riferimento è nei significati antropologici di “economia integrale” e di “transizione ecologica”, entrambi concetti che Francesco ha il merito di avere anticipato alle agende dei governi nel 2015 con l’Enciclica Laudato si’.
Per contribuire a rendere il destino del Paese “umano” e “sostenibile”, la Chiesa in Italia ha organizzato la 49° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che si terrà a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021, nel cuore della capitale dell’acciaio che non smette di sanguinare. L’appuntamento ha come titolo: «Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso». È la tappa di un lungo cammino a cui parteciperanno circa un migliaio di delegati provenienti da ogni parte del Paese. Da quando sono nate a Pistoia nel 1907 per iniziativa di Giuseppe Toniolo, le Settimane Sociali si sono svolte ogni anno fino alla Prima guerra mondiale affrontando i temi del lavoro, la scuola, la condizione della donna, la famiglia, la riforma delle istituzioni e così via. Dopo due sospensioni - dal 1935 al 1945 a causa degli attriti della Chiesa con il regime fascista e dal 1970 al 1991 - sono riprese con quel filo rosso che le attraversa: offrire al Paese proposte sociali e persone competenti in grado di gestirle.
Lavoro e ambiente sono due facce della stessa medaglia. Per la Chiesa creare lavoro e lottare contro la povertà significa conciliare sostenibilità ambientale e valore economico e rovesciare il paradigma tecno-economico-finanziario che ha fallito.
Certo, la “transizione ecologica” inizia dai nostri comportamenti, come l’essere attenti agli sprechi di acqua e cibo, all’uso della plastica, agli investimenti sostenibili e così via. Ma nella Bibbia l’ambiente è soprattutto custodia del creato e qualità delle relazioni.
Per questo la dimensione olistica su cui fondare una “democrazia ecologica” per la Chiesa si fonda su due poli: l’inseparabilità «della preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore», scrive Francesco (LS n. 10), e i quattro livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con se stessi per sanare l’inquinamento del cuore, «quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio» (LS n. 210).
La Settimana sociale di Taranto propone come antidoto al modello consumistico tre strade concrete da percorrere. Anzitutto la via della “cittadinanza attiva” che oggi si esprime, ad esempio, attraverso il voto col portafoglio, il consumo e il risparmio responsabili, la gestione condivisa dei beni comuni, la nascita di comunità energetiche, i percorsi di co-programmazione tra amministrazioni e reti della società civile. Comportamenti che trasformano il cittadino passivo in protagonista della vita sociale.
Poi c’è la via dell’impresa responsabile, fatta da imprenditori che investono sull’impatto sociale. Persone che scelgono di appartenere alla tradizione delle Settimane sociali e di credenti illuminati, grazie a quali sono nate le casse rurali e le banche di credito cooperativo.
Infine la via delle advocacy e delle proposte per cambiare le regole della politica e sostenere l’impegno diretto nelle istituzioni di credenti capaci e stimati.
L’evento di Taranto costituisce un arrivo e la ripartenza di un processo. Si arriva dopo una silenziosa gestazione durata quasi quattro anni, fatta di incontri tenuti nelle circa 200 diocesi italiane, di studi e documenti elaborati nelle università pontificie, del coordinamento del Comitato promotore e di un nuovo protagonismo dei giovani. Sono loro che hanno promosso quattro agorà digitali dedicate ai temi della formazione, della rigenerazione dei territori, della nascita delle imprese sociali e dell’impegno per la sostenibilità ambientale.
Si riparte dopo aver ascoltato esperti sul tema e dopo aver rielaborato scelte da adottare nelle comunità ecclesiali e riforme da presentare al mondo politico.
Ma c’è di più. Dai giovani è emerso un nuovo paradigma culturale che sfida anche il mondo politico. Si basa sul modello dell’alleanza per vincere le provocazioni della transizione e creare uno spazio capace di generare nuovi processi e trasformazioni. L’alleanza è la condizione politica per creare cooperazione e collaborazione, condivisione e discernimento comunitario. È la categoria culturale che permette a differenti realtà, locali e territoriali, società concorrenti, pubblico e privato, diocesi e territorio, o tra generazioni diverse, di affrontare insieme i rischi e le sfide verso un obiettivo comune e «incontrarsi in un noi che sia più forte della somma delle piccole individualità», come scrive Papa Francesco (Fratelli tutti n. 78).
Così il “metodo Taranto” si basa su due livelli e si potrà esportare. Quello programmatico è fatto di un vocabolario di nuove parole per la società e di un livello sistematico con 400 buone pratiche, mappate e catalogate nel sito della Settimana sociale (settimanesociali.it). Nel frammento della loro esperienza tutte esprimono già la proposta di un modello di sviluppo alternativo.
Lo sforzo esige la collaborazione di tutti. Partecipare ai lavori anche attraverso la rete per confrontarsi e dibattere sui contenuti è la premessa per una nuova cultura ambientale che credenti e non credenti possono costruire insieme.
La Chiesa sta facendo la sua parte, non parla di decrescita ma di sobrietà per evitare gli sprechi e di solidarietà per aiutare chi non ce la fa. Ci sono parrocchie e diocesi che scelgono di essere carbon free, mentre negli oratori e nell’associazionismo cattolico si moltiplicano iniziative educative ispirate alla spiritualità ambientale promossa da Francesco nella Laudato si’. Ordini religiosi e diocesi stanno scegliendo investimenti green, pubblicano bilanci trasparenti e offrono terreni incolti, boschi trascurati, canoniche o proprietà immobiliari deperite.
Per il dopo Taranto basterebbe che ciascuna delle ventiseimila parrocchie italiane aiutasse il Paese a ritrovare le radici culturali di un nuovo modo di vivere l’ambiente. Ci crediamo: nella storia solo forti spinte ideali e di valore cambiano la realtà, «ci sono persone che lo fanno e diventano stelle in mezzo all’oscurità» (Fratelli tutti, n.222).