Chi sarà il nuovo sindaco di Roma? Fervono le trattative tra i partiti alla ricerca del candidato migliore, che spesso non risponde al telefono o si finge ammalato. Nel Pd, per individuare il nome giusto, si punta tutto su un sistema misto, mutuato dalle ultime edizioni di Sanremo: verranno incrociati il voto popolare, raccolto con le primarie, e il voto della Giuria degli esperti, formata da Goffredo Bettini. Non semplice la scelta per la destra romana più tradizionale, legata alle due curve dell’Olimpico e alla corrente di Carminati: per poter avere un quadro completo della situazione si deve attendere l’esito di alcune carcerazioni.
Carlo Calenda Si sta preparando da mesi con il consueto scrupolo. Ormai conosce a memoria il nome di tutte le strade della capitale, comprese quelle molto periferiche, dove si spinge quasi ogni giorno per chiedere ai residenti notizie su verde pubblico e manto stradale, spesso coincidenti. Corregge continuamente i tassisti durante il viaggio, indicando loro il percorso più breve, e questo potrebbe costargli il voto della dozzina di tassisti, su un totale di settemila, che non votano a destra. Secondo i sondaggi Calenda ha una buona presa sui bi-laureati, sui vincitori di Master in America, sui ricercatori scientifici in Antartide, sui top manager in missione all’estero, sugli ingegneri aerospaziali distaccati alla Nasa. Punta tutte le sue carte sull’approvazione del voto postale.
Virginia Raggi I Cinquestelle continuano a considerarla molto rappresentativa dell’identità profonda del movimento, alla luce della sua riconosciuta incapacità di risolvere i problemi della Capitale, reiterata in più occasioni. «Una sostanziale coerenza», spiega il senatore Di Carmelo, molto vicino alla Raggi, «che altri partiti non possono certo vantare». Dai rifiuti ai trasporti pubblici, dalle buche stradali al disavanzo delle municipalizzate, non c’è questione che la sindaca non abbia accuratamente evitato di risolvere. Così facendo, ha rotto con una lunga pratica politica (ingannare la cittadinanza con false promesse), lasciando onestamente intendere che per Roma non c’è più niente da fare. «Questa si chiama trasparenza», posta su Instagram la deputata grillina De Marcello, «e rivela un profondo rispetto per i cittadini, a differenza della vecchia politica fondata sull’illusione che Roma si possa governare».
Zingaretti È il candidato naturale del centrosinistra per il Campidoglio. Secondo i bene informati intenderebbe ripetere la strategia già sperimentata, con successo, alla segreteria del Pd: rimarrebbe al Campidoglio per un paio d’anni, poi, vista la situazione disperata, lascerebbe l’incarico a Enrico Letta.
Centrodestra Circola con insistenza il nome di Guido Bertolaso, che però è già al lavoro in Lombardia con Letizia Moratti, con brillanti risultati: l’ex capo della Protezione civile ha vaccinato personalmente tre anziani bloccati al quarto piano con l’ascensore rotto, salendo le scale con grande agilità. È il candidato unico del centrodestra anche per le Nazioni Unite, la presidenza del Cern, il Quirinale, la Corte Costituzionale, la Biennale di Venezia, la Federcalcio. In attesa di sapere quale di queste destinazioni sia la sua preferita, il centrodestra romano valuta anche altri possibili candidati. Secondo indiscrezioni, ci sarebbero anche candidati non fascisti, soluzione inedita per la destra romana, il classico colpo di scena.
I social Contano sempre di più. Per questo Carlo Calenda, con una mossa a sorpresa, si è munito di uno staff social molto agguerrito. Si tratta di una sola persona, di corporatura imponente, che ha il compito di nascondergli il telefonino, impedendogli di esternare compulsivamente, come fa ora. Molto attivi anche gli account di estrema destra, da quello di Forza Nuova, che è in romanesco stretto ma con caratteri gotici, a quello di Casa Pound, non facile da riconoscere perché è un sito dismesso comunale, “Amici dell’Acquedotto”, che Casa Pound occupa abusivamente, e al quale non ha ancora cambiato il nome.