Satira preventiva
Il nuovo premier fantoccio dovrebbe parlare russo, vestirsi alla russa, cantare canzoni russe e avere la foto di Abramo Lincoln dietro la scrivania
di Michele Serra
Perché Biden vuole deporre Putin, se necessario recandosi personalmente a Mosca alla guida di una ruspa? Per fare cifra tonda: sarebbe il centesimo capo di Stato deposto dagli Stati Uniti, tramite golpe o intervento militare, dalla fine della seconda guerra mondiale ai giorni nostri. Biden tiene molto a questo importante traguardo perché gli varrebbe il World Interference Award, prestigioso riconoscimento concesso a chi si impiccia degli affari altrui con metodo e passione.
I deposti La maggioranza dei leader mondiali fatti fuori grazie all’interessamento diretto o indiretto degli Stati Uniti è costituita da ladroni patentati e autocrati paranoici. Un profilo che, secondo gli esperti di statistica, corrisponde alla media dei governanti del pianeta. «Qualche trascurabile eccezione, come Salvador Allende, può essere considerata un incidente di percorso», spiega Frank Boodle, consigliere militare di Biden, e prima di lui di Trump, Obama e a ritroso di tutti i presidenti americani da Nixon ai giorni nostri. «Mica possiamo fermare l’avanzata trionfale della democrazia nel mondo solo perché qualche malcapitato non fa in tempo a scansarsi», aggiunge Boodle.
Il piano Dopo la caduta del Muro, il piano degli Stati Uniti era molto semplice: non fare niente, perché da quel momento in poi tutti i popoli del mondo, dalle foreste del Borneo all’Africa profonda, dai cinesi agli amazzonici, dagli affiliati alle cosche calabresi ai pirati dell’Oceano Indiano, e perfino gli americani del Middle West, si sarebbero spontaneamente convertiti alla democrazia liberale, appendendo una foto di Abramo Lincoln dietro la scrivania. «A ostacolare questo progetto - spiega John Balooga, politologo molto vicino a Biden - è stata la mancanza di scrivanie in molti luoghi del mondo. Non potevamo prevederlo».
L’amministrazione Biden ha spedito miliardi di fotografie di Lincoln in ogni angolo del pianeta, ma quasi nessuno l’ha riconosciuto. Solo in Nuova Guinea è stato apprezzato e venerato perché l’hanno scambiato per Kaoke-Kanke, una divinità locale per anni scalzata dal culto di Michael Jackson. «Per il resto - dice Balooga - dobbiamo ammettere che l’esportazione della democrazia è stata un fallimento. Non capiscono la democrazia, questi maledetti zucconi, nemmeno a bombardarli».
La complicazione Per giunta, a complicare le cose, un fatto del tutto imprevisto: l’arrivo alla Casa Bianca, nel 2017, di un autocrate paranoico regolarmente eletto dal suo popolo. La deposizione della democrazia per sua stessa mano! Il trionfo di Trump è stato un vero e proprio colpo di scena, e ha reso ancora più ardua la missione americana: come insegnare la democrazia al resto del mondo, se il concetto non viene capito nemmeno in Louisiana? Come ammonire i popoli al rispetto delle istituzioni democratiche, se il Campidoglio viene preso d’assalto da giovanotti a torso nudo che orinano sulle scrivanie dei deputati al grido di “viva Trump”? Secondo le nuove teorie gradualistiche, bisogna procedere un passo alla volta: per esempio irrompere nei Parlamenti ma senza orinare. Oppure, orinare sui muri esterni, ma senza irrompere.
Il dopo Putin Secondo tradizione gli americani, una volta deposto Putin, dovrebbero insediare un governo fantoccio. Sarebbe già in atto un casting in molti luoghi del mondo: il premier fantoccio dovrebbe parlare russo, vestire alla russa, cantare canzoni russe, mangiare alla russa, e avere una fotografia di Abramo Lincoln dietro la scrivania. Alcuni esperti di politica internazionale però mettono in guardia contro questa soluzione: nel caso Putin fosse già un fantoccio degli oligarchi, che senso avrebbe sostituirlo con un altro fantoccio? Stiamo parlando, comunque, solo di ipotesi di lavoro. Per il momento, né la Russia né la Cina sembrano in grado di recepire le direttive di Biden. Un’ostinazione incomprensibile, che mette seriamente a repentaglio la futura pace mondiale.