Cose preziose

«Le donne scendono in piazza, ma sono gli uomini a doversi liberare del capitalismo emotivo»

di Loredana Lipperini   24 novembre 2023

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Oltre alla violenza fisica, c'è anche quella psicologica. Per molti maschi le emozioni sono come le merci: qualcosa da ottenere a tutti i costi e, nel caso, buttare via. Da lì bisogna partire per cercare di cambiare una cultura patriarcale

Nel 2005 Chuck Palahniuk scrive Cavie, che secondo alcuni è l’inizio del suo declino. Ma anche i libri non del tutto riusciti serbano piccole gemme, come questa frase: «La gente ha bisogno di un mostro in cui credere. Un nemico vero e orribile. Un demone in contrasto col quale definire la propria identità. Altrimenti siamo soltanto noi contro noi stessi». Sono parole perfette da usare in questo giorno, vigilia dell’ennesimo 25 novembre in cui conteremo di nuovo le morte ammazzate, ancora con il cuore pesante per la ragazza dal sorriso dolce che è stata massacrata a coltellate sotto il cielo grigio dell’autunno.

 

Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha toccato quasi tutti: dico quasi perché ancora una volta, nelle parti più avvelenate dei social (e spesso anche presso certe bacheche intellettuali) si sono prese le distanze dal «mostro» Filippo Turetta, intessendo i consueti mille distinguo sul fatto che non tutti gli uomini sono così. Sarebbe invece ora di dire che Turetta non è un mostro, e che per paradosso sarebbe un sollievo se lo fosse: perché in questo caso sarebbe un’anomalia. Invece, la normalità è esattamente la sua.

 

Certo, non tutti gli uomini uccidono (per fortuna) e non tutti gli uomini picchiano, o pensano che sia normale controllare la propria compagna, e non tutti gli uomini sviliscono o sottovalutano le donne sul piano professionale e sentimentale. Ma sono in molti a farlo: molti più di coloro che alzano il coltello, o la pistola. I dati di Di.Re. e di Istat concordano nel dire che la violenza psicologica è subita dalla quasi totalità delle donne (siamo all’89%), seguita da quella fisica (68% circa). Il dato allarmante è che, se fin qui la violenza veniva commessa da uomini fra i 40 e i 59 anni, sta salendo quella commessa da ragazzi: in caso di violenza sessuale su una minorenne gli autori hanno fra i 14 e i 17 anni.

 

E questa volta distribuire le colpe tra famiglia e televisione serve a poco: perché è un intero modello, quello patriarcale, che è ammalorato come le pavimentazioni stradali di mezza Italia. Ma quello che dovrebbe sostituire il maschio che picchia e ammutolisce ben raccontato da Paola Cortellesi nel suo film non si vede ancora, ed è troppo fievole e troppo di nicchia. Capita, così, che il giovane uomo in crisi, il Filippo di turno che non sa più chi è, reagisca alla cieca, afferrando per i capelli (letteralmente, purtroppo) la donna che gli sfugge, e che da molto tempo ha invece capito chi è e cosa può almeno provare a volere, se il suo ex non l’ammazza prima.

 

Non tutti gli uomini, ma certo: però tocca davvero agli uomini, stavolta. Perché domani le donne saranno in piazza, come negli ultimi anni, ancora e ancora. Ma servirà a poco se i loro padri e compagni non ragioneranno fino in fondo su quello che viene chiamato capitalismo emotivo, dove le emozioni sono come le merci, qualcosa da ottenere a tutti i costi e, nel caso, buttare via.

 

La cosa preziosa di oggi è dunque un romanzo di Sandra Newman: si intitola Gli uomini e immagina un mondo dove, di colpo e senza motivo, tutti gli esseri di sesso maschile scompaiono. Ma non è un romanzo di odio, bensì di rimpianto: perché dopo il sollievo, è il dolore, è la mancanza ad animare le donne, che vorrebbero che i loro compagni e figli tornassero. Magari, infine, profondamente cambiati.