Il Vaticano apre al battesimo per persone transessuali e figli di coppie omosex e le ammette al ruolo di padrini/madrine o testimoni di nozze. È il metodo di Francesco. Che usa la forza della vita per ammorbidire le posizioni della Chiesa. Mentre nelle istituzioni laiche c'è chi bolla la gestazione per altri come il reato universale

Un aspetto che mi affascina da sempre del cattolicesimo è la sua vocazione – lo dice il nome – universale, capace di investire popoli lontani e diversi: anche per questo professo la fede cattolica, mentre capita sovente ai fedeli italiani di credere Roma e l’Italia l’ombelico del mondo. La posizione che il dicastero per la Dottrina della Fede ha espresso alcuni giorni fa, in effetti, nasce dalla sollecitazione di un vescovo brasiliano sul battesimo di persone transessuali e di bambini nati o cresciuti da coppie omosex e sul possibile ruolo di padrini/madrine di battesimo, e testimoni di nozze, in capo a trans e gay.

 

La prospettiva da cui osservo il posizionamento ecclesiastico è duplice: giuridico-istituzionale, da un lato (mi è naturale per la mia professione di magistrato), e religioso-esistenziale, dall’altro (sono gay, credente e da anni scrivo intorno a questi temi). Ed è la prospettiva di un gay credente che si sente risolto rispetto all’insegnamento ufficiale tuttora respingente della Chiesa cattolica: da tempo non cerco più un’approvazione ufficiale e affermo pubblicamente una personale dimensione di fede necessariamente critica.

 

Tuttavia è interessante, e anche divertente, registrare modi, tempi, parole che questo Papa pratica per ammorbidire con la materia viva dell’esistenza i portali sigillati della dottrina. La posizione da ultimo approvata dal Pontefice, si dice nella nota diramata dal Vaticano, è coerente con gli insegnamenti della tradizione: sì, ma certo è che l’esplicitazione di una posizione nei termini in cui è avvenuta arricchisce e aggiorna quella tradizione ed è questo il cuore del metodo di Francesco, il passo felice con cui procede (utile non solo dentro la Chiesa cattolica e non solo per questioni di sesso e genere).

 

La limitazione a questo arricchimento della tradizione, tuttavia, viene indicata nell’attenzione a evitare lo scandalo per la comunità di riferimento: il battesimo di una persona transessuale adulta o, ancora, il ruolo di padrino di battesimo per un gay convivente o sposato (in Italia l’ho fatto per due volte senza obiezioni pastorali) potrebbero, in base alle specifiche circostanze, destare turbamento. Ora, questo limite non va irriso come forma deteriore di ipocrisia cattolica (o gesuitica…): al contrario, nel Vangelo Gesù impone di non scandalizzare uno solo di questi piccoli.

 

Occorre sempre, nell’adattamento della regola – laica o religiosa che sia – procedere per bilanciamenti proporzionati, ragionevoli, misurati. Ed è questo il compito difficile, ma fecondo, di chi è chiamato a fare scelte per una comunità. Queste cautele, si badi, non sono necessarie quando si tratti di battezzare bambini nati all’interno di una coppia omosex: il battesimo apre alla grazia e nessun potere umano può azzerare quest’apertura, sottintende il dicastero.

 

Mi piace vedere in questo passaggio uno schiaffo sonoro a certa politica (laica) che, scimmiottando il peggiore cattolicesimo, si sta premurando di trasformare sempre e comunque la gestazione per altri in reato universale.

 

*Nato a Napoli nel 1979, è magistrato e scrittore; il suo ultimo libro s’intitola “Le Madri della Sapienza” (Wojtek Edizioni, 2023)