Belle storie
Giacomo Maiolini, il “King” della musica: «Dovevo lavorare in banca, ma preferivo le discoteche»
Viene da un piccolo paese del Bresciano e ha fondato, dal nulla, l’etichetta discografica indipendente Time Records. All’estero è famoso perché il re di successi planetari. «Penso sempre all’idea successiva. Voglio arrivare per primo»
Giacomo Maiolini è il fondatore di Time Records, etichetta musicale indipendente nata nel 1984 e poi decollata in tempi rapidissimi. Pochi conoscono la sua storia in Italia, ma all’estero lo chiamano «The King» per i successi ottenuti a livello mondiale.
«Sono nato sessant’anni fa a Pedrocca, un paese di cinquecento persone in provincia di Brescia. Dopo il diploma in ragioneria era destino che lavorassi in banca, ma la mattina del colloquio non è suonata la sveglia. Ho capito di essere fatto per qualcosa di diverso. Non sono un musicista, non sono un dj, andavo in discoteca non per le ragazze, ma proprio perché volevo ascoltare la musica a tal punto che annotavo su un taccuino i dischi che mi piacevano. Poi correvo a comprarli, giravo tutte le discoteche per ascoltare generi diversi. La disco music l’ho scoperta a diciassette anni, mi piaceva soprattutto quella prodotta dagli americani Bobby Orlando e Patrick Cowley. La musica andava veloce, più veloce del battito del mio cuore: era inevitabile che scoppiasse l’amore».
Maiolini diventa il discografico italiano che vanta i maggiori successi internazionali, innumerevoli dischi di platino e diamante, due Grammy Awards. Fra i suoi artisti più noti, anche in Italia, il dj Bob Sinclar. Ha iniziato con un investimento di cinque milioni di lire per il primo disco, facendosi prestare i soldi e senza guadagnare niente, ma non ha mai mollato. «Ho iniziato a lavorare da solo, con un piccolo studio di registrazione che non era nemmeno mio. Il vero successo è arrivato grazie al Giappone e a due giapponesi che sono venuti fino a Brescia per conoscermi. Con loro ho prodotto 1.959 dischi da Brescia, dove avevo creato una catena di montaggio. Sono diventato uno dei creatori di una corrente musicale, l’Eurobeat, ed è grazie a questo lavoro che ho vinto i Grammy. Dopo qualche anno, uno dei due giapponesi è diventato ministro dell’Economia: Tom Yoda».
Giacomo ha tenuto fra le mani i vinili, le cassette, i cd: cambiavano i supporti – da quelli fisici al download, prima, e allo streaming, poi – ma lui non ha risentito di nessun cambiamento. «Non mi riuscivo a godere il momento perché pensavo subito all’idea successiva. Correvo come la musica che mi aveva ispirato. Voglio essere sempre quello che arriva prima».
Nel gennaio 2004 ascolta un singolo su Radio Deejay in una lingua che non riesce a decifrare immediatamente. Era la cover di un gruppo rumeno che faceva musica di avanguardia: gli O-Zone. Cerca la casa discografica, la contatta, tratta e firma il contratto per avere l’originale. Riceve pressioni dalla Romania per bloccare la produzione, ma quel disco era ormai sulle scrivanie di tutto il mondo. Dieci milioni di cd venduti per il singolo e tre milioni per l’intero album. «Ironia della sorte, il gruppo si era sciolto prima del successo e li ho dovuti rimettere insieme».
Dal 2004 ha accumulato successi mondiali, uno degli ultimi con il produttore e musicista israeliano Dennis Lloyd: non c’è Paese del mondo dove non vincano dischi di platino, doppio e triplo platino. «La musica che scelgo è pulita. Viene associata spesso allo sballo, ma non è così. L’arrivo di tanti generi musicali ha portato, essendo spesso musica ossessiva, anche a spingerti fino a drogarti, ma io non mi sono mai drogato, ad esempio. Questa musica mi trasmette emozioni, la mia ossessione è solo lei».