Non bastava il concordato preventivo. Il governo introduceun altro ricco regalo agli evasori

L’ultimo condono fiscale, introdotto emendando in fase di conversione il decreto Omnibus, è un buon esempio di come si premino gli evasori pur di recuperare nell’immediato un po’ di risorse. A meno che recuperare risorse sia solo una scusa, il vero scopo essendo proprio quello di premiare uno dei bacini di riferimento del proprio elettorato. Come siamo arrivati a questo condono?

In principio era il Concordato Preventivo Biennale (Cpb). Il Cpb comportava un accordo tra Agenzia delle Entrate e contribuente sul reddito che per il seguente biennio sarebbe stato utilizzato per calcolare l’Irpef dovuta. Dato che era il contribuente a scegliere se accettare o no il reddito proposto dall’Agenzia, aderire al Cpb conveniva solo se si pensava di pagare meno del dovuto. Tuttavia, la versione iniziale del Cpb permetteva di aderire solo ai contribuenti con una “pagella” (indice Isa) alta (da 8 a 10). A qualcuno nel governo questo non bastava: nella versione finale del provvedimento l’adesione era aperta a tutti i contribuenti, grandi evasori inclusi. Veniva inoltre deciso che il maggior reddito emerso sarebbe stato tassato solo al 15%. Insomma, non si poteva chiedere troppo agli evasori!  Ma non bastava. L’adesione al concordato era modesta. Forse aderivano solo quelli che, pur non essendo evasori, avevano percepito nel 2023 (l’anno utilizzato per calcolare il reddito concordato) un reddito basso. I veri evasori se ne tenevano lontani. Perché aderire, riconoscendo implicitamente che in passato avevano sotto dichiarato i loro redditi? Occorreva rassicurarli attraverso un generoso condono, che cancellasse il passato. E il condono del decreto Omnibus è particolarmente generoso. Vediamo quanto.

Tizio aveva un reddito di 347 mila euro nel 2019 e avrebbe dovuto pagare (date le aliquote dell’epoca) 143 mila euro. Ma dichiarava solo 108 mila euro e pagava solo 43 mila euro (poco realistico? Secondo l’ultimo rapporto sull’evasione presentato dal Mef i redditi autonomi sono dichiarati per il 33%). L’imposta non pagata era quindi di 100 mila euro. Incluse penalità e interessi di mora, il suo debito col fisco era al 2023 di 144 mila euro. Grazie al condono quanto pagherà? Dipende dal suo voto in pagella. L’importo da pagare è calcolato come percentuale di quanto dichiarato e la percentuale è più alta per chi aveva un voto basso. Tizio è un grande evasore per cui supponiamo che abbia in pagella 3. In questo caso la base imponibile è 108 mila x 40%, ossia 43.200 euro. Anche l’aliquota dipende dal voto. Con un voto sotto il 6 l’aliquota è del 15%. L’imposta dovuta è quindi 43.200 x 0,15 = 6.480 euro. Si tratta del 4,5% di quanto dovuto e del 6,5% dell’evasione iniziale. Lo sconto è quindi elevatissimo. Sarebbe inferiore se il reddito dichiarato fosse più alto perché in questo caso la base imponibile sarebbe più elevata. Per esempio se l’evasione di 100 mila euro derivasse da una dichiarazione di 1.250.000 euro rispetto a un reddito di 1.500.000 euro e il contribuente avesse un voto di 6, l’importo dovuto sarebbe di 30 mila euro, il 21% di quanto dovuto. Il che però evidenzia che il condono è tanto più generoso quando più elevata è la percentuale evasa. In ogni caso si tratta di sconti enormi. Un vero regalo agli evasori. Vediamo se questo sarà sufficiente a indurli ad aderire a un concordato che, probabilmente, farà pagare loro meno del dovuto anche per i prossimi anni.