Facciamo Eco
«Altro che turismo sostenibile, il nuovo porto croceristico sulla foce del Tevere sarà devastante»
Previsto a Fiumicino tra le opere del Giubileo 2025 e progettato dalla Royal Caribbean per le grandi navi, inciderà su un litorale a rischio idrogeologico. Protestano le associazioni ambientalisti
Lo scorso 8 giugno il governo ha approvato un dpcm che inserisce interventi «essenziali e indifferibili» per il Giubileo del 2025. Uno di questi si riferisce al nuovo porto turistico crocieristico per le grandi navi a Fiumicino progettato dalla Royal Caribbean e proposto dal Comune del litorale romano, prima dalla giunta di centrosinistra e ora sostenuto da quella di centrodestra. Lo studio di fattibilità è stato oggetto della Conferenza preliminare di servizi promossa dalla Regione Lazio nel 2019, che ha sottolineato la rilevanza strategica dell’intervento in termini di sviluppo sostenibile e competitivo del settore turistico regionale. Ma può davvero essere sostenibile un porto crocieristico sulla foce del Tevere per grandi navi e allo stesso tempo efficace per lo sviluppo del settore turistico? Per cittadini, reti di associazioni e comitati del litorale che dal 2019 si battono contro la realizzazione del porto crocieristico evidentemente no.
In un territorio estremamente fragile il progetto della Royal Caribbean si sviluppa sulla foce del Tevere e sull’Isola Sacra, dove sorgeva l’antico porto di Traiano e Claudio. Siamo all’interno di una parte già bonificata della Riserva statale del litorale romano, da sempre soggetto a enorme rischio idrogeologico. L’Autorità di Bacino ha posto diversi vincoli proprio a causa dei rischi idraulici che hanno portato la Regione a intervenire per realizzare opere importanti di messa in sicurezza per limitare l’impatto in caso di piena del Tevere. Opere che verrebbero ostacolate proprio dal porto crocieristico. Criticità al progetto che aumentano per i bassi fondali che caratterizzano l’area, per il problema dell’erosione che ha già colpito Focene e Fregene, e per le questioni legate all’insicurezza per la navigazione.
Associazioni e comitati denunciano allo stesso tempo gli effetti devastanti che avrebbe il porto crocieristico sugli ecosistemi. Le conseguenze dell’insabbiamento del bacino portuale sono già visibili a occhio nudo. Senza contare che le grandi navi inquinano tantissimo l’aria: una sola nave emette la stessa CO2 di 14.000 auto. Non proprio uno spot al turismo sostenibile. Tanto più che sempre sulla foce del Tevere è già stato approvato dall’Autorità portuale un altro progetto di porto commerciale per Fiumicino Nord. Appare evidente che non è possibile per il litorale sopportare due progetti del genere. La pianificazione pubblica per quel territorio non prevede infatti nessuna traccia di porto crocieristico. Così come non lo prevede il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica, né quello regionale o tantomeno comunale.
Fiumicino subisce già una pressione enorme, dovuta all’aeroporto. Perché gli abitanti dovrebbero pagare un prezzo ancora maggiore, il pubblico sopportare costi sociali e ambientali enormi, le generazioni future impoverirsi e il territorio perdere biodiversità e ricchezza a causa di un progetto di sviluppo sbagliato, insostenibile, i cui i profitti rimangono ai privati? Creare un terminal crocieristico per le grandi navi è un affare che non conviene a nessuno tranne che alla Royal Caribbean che vuole un porto per le navi da crociera classe Oasis: le più grandi del mondo. Per i tanti cittadini mobilitati in questa lotta per la difesa della foce del Tevere, le priorità sono tutelare la salute pubblica, stralciare il progetto tra le opere per il Giubileo e riqualificare l’area rispettando la sua vocazione. Facciamo Eco!