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La guerra tra Stellantis e il governo è un guaio per tutto il settore
La vicenda tocca migliaia di posti di lavoro e le prospettive dell'industria meccanica. Occorre invece concentrarsi nel realizzare le condizioni complessive per produrre e vendere auto elettriche
La ripresa delle vendite di automotive riporta in primo piano la produzione di auto da parte di Stellantis, che attualmente non supera le 500 mila unità. Il governo ritiene indispensabile che in Italia si produca un milione di automotive, visto il ruolo che il mercato mondiale delle auto elettriche assume nella transizione ecologica del più importante mezzo di trasporto delle persone.
Il dilemma ruota sugli investimenti di Stellantis e sulla loro localizzazione. Intorno a questo dilemma è nata una diatriba tra l’amministratore delegato di Stellantis Tavares e il governo italiano, coinvolgendo i principali esponenti dell’opposizione e del mondo sindacale. Tavares, sulla carente produzione di auto elettriche in Italia, attribuisce dirette responsabilità al governo che, a suo giudizio, «evita di assumersi la responsabilità per l’acquisto dei veicoli elettrici, mettendo a rischio gli stabilimenti italiani di Mirafiori e Pomigliano». La presidente del Consiglio, invece, ha ritenuto «bizzarre» le dichiarazioni di Tavares, sostenendo che «un manager di livello dovrebbe sapere che gli incentivi non possono essere rivolti a una sola azienda».
I big delle auto elettriche ragionano in tutt’altra maniera. Scelgono di costruirle dove il costo della manodopera è più basso e di commercializzarle in quei Paesi che adeguano prontamente le infrastrutture e stanziano consistenti agevolazioni per la loro vendita. In Italia, la cartina di tornasole è costituita per un verso dalla costruzione della nuova Panda in Serbia, anziché a Pomigliano, e dall’altro dall’agonia del Polo del Lusso a Mirafiori per i costi di produzione fuori mercato secondo Tavares, con il preannuncio della cassa integrazione a marzo.
In questa vicenda, che tocca migliaia di posti di lavoro e le prospettive dell’industria meccanica, si è innestata anche una dura querelle tra il governo e gli esponenti dell’opposizione e del sindacato, volta a richiedere una presenza pubblica nel capitale di Stellantis, al pari di quella francese, preesistente alla fusione tra Fca e Psa. I conglomerati industriali mondiali non hanno alcun interesse a essere partecipati da strutture pubbliche. Hanno, invece, interesse, a ottenere nei Paesi di sbocco dei propri prodotti le migliori condizioni per le vendite. In Occidente, i produttori di auto si stanno battendo per la loro rinascita, altrimenti finiranno per essere sdraiati dalle auto elettriche cinesi che costano quanto quelle a carburante fossile.
La controproposta del governo, ma anche dell’opposizione e del sindacato alle “provocazioni” di Tavares dovrebbe essere concentrata nella realizzazione delle condizioni complessive per la vendita delle auto elettriche. Le colonnine di ricarica dovrebbero essere distribuite in tempi brevi in tutto il Paese in modo uniforme, ridisegnando l’urbanizzazione delle città. I contributi pubblici dovrebbero essere adeguati per agevolare la loro commercializzazione.
L’auto è stata centrale nello sviluppo dell’economi italiana, grazie all’incestuoso connubio tra gli investimenti pubblici e gli incentivi (autostrade e rottamazione) e l’espansione della Fiat. Il settore dell’auto ha svolto un ruolo fondamentale per l’occupazione (un milione di addetti) e per la crescita dell’industria siderurgica e meccanica. A buon intenditor poche parole.