Opinioni
21 agosto, 2025In vista delle Regionali, il ministro fa campagna nelle Marche. Tra cibo e gaffe. Alla faccia della fame vera
Erano gli anni Cinquanta, il mondo era pieno di guai come oggi, ma molto più speranzoso di oggi, e le stagioni musicali dell’Accademia Filarmonica Romana erano in ascesa grazie alla vicepresidente Adriana Panni, brillante e molto diretta. Si narra che un bel giorno Igor Stravinskij sostasse con qualche perplessità davanti a una gigantesca porchetta di Ariccia servita a un ricevimento e che la signora Panni lo incoraggiasse così: «Magna, Stravi’, che è gratis».
Qualche anno dopo, il cibo così desiderato dopo la lunga fame della guerra sarebbe divenuto un bene da proteggere: nella primavera del 1986, quando in piazza di Spagna aprì il primo McDonald’s, Renzo Arbore, Giorgio Bracardi, Claudio Villa, Bombolo e anche Giulio Carlo Argan andarono a mangiare fettuccine davanti al locale, per protesta. Oggi il cibo si chiama food, è l’ossessione del momento, e ristoranti e bar divorano botteghe e librerie. Quasi ogni organizzatore di eventi, inoltre, è convinto che i turisti vengano solo per «magnà», e sicuramente non gratis, e li blandisce con ogni tipo di offerta gastronomica. Senza pensare che forse quelle persone vogliono altro. Senza pensare che non lontano ci sono altre persone che stanno morendo per la mancanza di cibo, ma non si può chiedere troppo, di questi tempi.
Naturalmente il cibo è indispensabile ai politici e, da Matteo Salvini in poi, il bravo candidato frequenta soprattutto le sagre: in particolare, dal momento che le Regionali di settembre nelle Marche sono un test di non poca importanza, i politici marchigiani mangiano. Il candidato di Fratelli d’Italia, Francesco Acquaroli, si fa fotografare davanti a un vassoio monumentale di maccheroncini di Campofilone, ma sa anche che non di sole olive ascolane vive l’aspirante governatore. Dunque, con perfetto tempismo, giunge a dargli manforte il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che viaggia da Ancona a Ripe San Ginesio, da Sassocorvaro a Urbisaglia ripetendo che l’offerta culturale è quella che caratterizzerà le città marchigiane e che il ministero è pronto a fare il suo dovere e a finanziare quelle offerte. Purché vengano dalla parte giusta, supponiamo.
Il ministro fa campagna elettorale, dunque, ma con qualche inciampo. Perché Giuli si è presentato a sorpresa sul palco del concerto di Irene Grandi, a Porto Sant’Elpidio, nel giorno di Ferragosto: ma è stato sommerso dai fischi e ha impapocchiato un discorso sul fatto che non solo i libri sono cultura (anzi, sono di élite), ma anche la musica, cosa che ha riempito di gioia il fantasma di Antonio Salieri, al tempo autore di “Prima la musica e poi le parole”. Ci sarebbe anche un’altra faccenda, denunciata sui social dalla giornalista Sandra Amurri: ovvero, la disperata ricerca da parte di un consigliere regionale di Fratelli d’Italia di un albergo degno del ministro, ma disposto a ospitarlo gratis. Ricerca premiata, infine: se non fosse che, di fronte alla residenza, sventolava una bandiera palestinese e che il consigliere medesimo ha chiesto di toglierla per non turbare Giuli. Non è stata tolta. Il consigliere si è consolato scrivendo su Facebook: «Buon Ferragosto, patrioti».
Per questo, la cosa preziosa di oggi è “Memorie di una beatnik” di Diane di Prima, tradotto da Claudia Durastanti per Quodlibet, benemerita casa editrice marchigiana. È un classico dell’underground, dove si racconta di amore, desiderio e speranza, di nomadismo e di ribellione. A pancia quasi sempre vuota, perché all’epoca c’era fame di sapere e di cambiamento. E molto meno dei pur benemeriti maccheroncini di Campofilone.
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Luna cinese - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 22 agosto, è disponibile in edicola e in app