Opinioni
21 ottobre, 2025Il presidio permanente ha di fatto bloccato ogni rapporto commerciale con Israele
Il 22 settembre Usb, in seguito alla chiamata dei Calp di Genova, ha chiamato uno sciopero nazionale. «A Livorno, alle 6, al varco Valessini, pioveva, e all’inizio sembrava di non avere le forze, poi sono arrivati duemila studenti. Alla fine, in totale, eravamo diecimila», racconta Simone D’Aversa dei Gap, il gruppo autonomo portuali di Livorno. E continua: «Abbiamo deciso di non presidiare solo il varco, ma di entrare in corteo fino alla banchina dove la Slcn Severn avrebbe dovuto scaricare dei caterpillar, usati per abbattere la case dei palestinesi».
In un presidio permanente di tre settimane i Gap sono stati mossi dall’esigenza di ostacolare il traffico bellico nei porti, come, dalla Palestina, si chiede che venga fatto negli snodi della logistica europea. Dopo le prime giornate di presidio i Gap hanno ottenuto una riunione con il prefetto che, due giorni dopo, ha deciso di non far attraccare la nave a Livorno. A seguito di questa decisione si chiedeva però lo scioglimento del presidio al porto, che i Gap hanno rispettato ma che hanno spostato fuori, al varco Zara, perché la settimana successiva era previsto l’arrivo di una nave della Zim, la Virginia, e della Global Sumud Flotilla alle coste di Gaza. «Come frutto di una serie di assemblee, due al giorno, si è deciso collettivamente, non solo tra militanti ma con tutti i cittadini, di bloccare tutti i traffici da e verso Israele. Non solo le armi, ma anche le navi commerciali», ha spiegato Simone.
Con l’aiuto sia della Cgil che di Usb è stato quindi indetto uno sciopero. «Quando la Zim Virginia provava ad attraccare, i portuali alzavano le gru rifiutandosi di lavorare la nave in qualsiasi modo. A quel punto gli addetti alla Zim hanno tolto gli ormeggi e lasciato il porto di Livorno», ha raccontato Simone. Che aggiunge: «È stata la prima volta che una nave commerciale della Zim non ha effettuato nessuna lavorazione in seguito ad un boicottaggio dei portuali».
A Livorno la mobilitazione non si è fermata: il 3 ottobre sono scese in piazza ventimila persone ed è stato bloccato non il porto, ma l’Aurelia e la tangenziale. Poi, a piazza Garibaldi, il 15 ottobre è stata chiamata un'assemblea cittadina per continuare a organizzarsi, sulle banchine dei porti e per le strade. Mentre il 24 ottobre Usb prevede di continuare a organizzare lo sciopero a livello nazionale.
La forza del presidio permanente non è stata solo il blocco di tre settimane dell’industria bellica e dei rapporti commerciali con Israele, ma la convergenza sul territorio di diverse anime. Al presidio del porto hanno infatti anche partecipato l’ex Caserma Occupata, la Scuola di Carta, il Teatrofficina Refugio, la Federazione Anarchica Livorno e Potere al Popolo. Forse è interessante notare come, in controtendenza con la sinistra nazionale, organizzazioni di diversa natura si siano unite già da diversi mesi nell’Ala (Azione Livorno antifascista) e nell’Assemblea del presidio permanente Flotilla di Terra riuscendo a portare numeri e strategie significative. Perché, come ha scritto la giornalista Cecilia dalla Negra, «non è finita finché i palestinesi non ci dicono che è finita». Speriamo allora che l’esempio livornese ispiri nell’ignorare tensioni e stringere nuove alleanze. Mentre c’è chi discute di Nobel per la pace e cessate il fuoco già violati, nei territori ci si continua a organizzare per fare la propria parte per la giustizia in Palestina. A costo di mettere da parte vecchi rancori.
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Medici Zombie - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 17 ottobre, è disponibile in edicola e in app