La nostra percezione è alterata dalle piattaforme. Ma scegliere di abbandonarle ha delle conseguenze.

Nel settembre del 1968 Auxilio Lacouture rimane chiusa nei bagni della facoltà di Lettere e di Filosofia di Città del Messico. Fuori dalla porta, ci sono i reparti militari antisommossa che hanno portato via gli studenti che protestavano, e che di lì a un paio di settimane verranno massacrati a centinaia in Piazza delle tre culture a Tlatelolco. Auxilio non può saperlo, ma resiste nel bagno per tredici giorni evocando i poeti che ha conosciuto e ispirato nella sua vita. Auxilio non esiste se non in letteratura, grazie allo scrittore cileno Roberto Bolaño che ne fece la protagonista del suo Amuleto. Oppure, a pensarci bene, esiste: perché molti di noi sono chiusi metaforicamente in un bagno a provare a capire cosa fare in tempi dove si stenta a riconoscere il confine tra verità e finzione. Per dire, è un’esperienza ai confini della realtà leggere le dichiarazioni di Donald Trump a poche ore dal disastro aereo di Washington che ha visto un elicottero militare scontrarsi con un velivolo civile. Perché la colpa, secondo il presidente, sarebbe delle politiche di inclusione che «hanno portato all'assunzione di persone non qualificate, con disabilità fisiche o psichiche, come controllori di volo». Si ha un bel darsi pizzicotti e ripetersi che non è un film ma la cronaca: perché è insieme vero e falso, ed è più che corretto dire che è il tipo di realtà a cui quasi vent’anni di social network ci hanno abituato. Il risultato è che, per venire all’Italia, quasi non ci turbiamo più quando il ministro Valditara, ormai ospite fisso di questa rubrica, parla di cultura delle regole, e solo pochi gli oppongono le parole di Lettera a una professoressa di Don Milani (“Ma voi avete più in onore la grammatica che la Costituzione”) o le Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica redatte da Tullio De Mauro nel 1975.

 

A riflettere, anche, sullo sfaldamento della nostra percezione è Arianna Ciccone in un lungo articolo apparso su Valigia Blu, dal titolo “Addio Facebook e Instagram: è ora di ricostruire le nostre case digitali”, dove spiega la decisione del sito di giornalismo e fact-checking di abbandonare Meta nel giro di un anno. Perché la posta in gioco è “l’assalto all’informazione e alla democrazia”, e la disinformazione è un progetto politico, non una cattiva abitudine. Del resto, ricorda Ciccone, il quotidiano francese Le Monde, annunciando la sua decisione di non pubblicare più i propri contenuti su X e di tenere sotto stretta osservazione TikTok e Meta, ha chiaramente definito l’alleanza fra Donald Trump e i boss delle piattaforme di social media una minaccia globale alla democrazia e al libero accesso a informazioni attendibili.

 

Dunque, il dibattito è aperto, perché d’altro canto è attraverso Meta che attiviste e attivisti hanno potuto non solo dire la loro, ma organizzare azioni politiche, e non sarà semplice capire cosa fare se non si vuole correre il rischio di rimanere chiusi in bagno come Auxilio. Un piccolo esercizio sarebbe provare a riportare alla luce quanto c’è di buono in noi, e per questo la cosa preziosa è La seconda venuta di Hilda Bustamante, romanzo d’esordio di Salomè Esper che Sur pubblica con la traduzione di Carlo Alberto Montalto. È, né più né meno, la storia di una resurrezione, toccata in sorte a una donna quasi ottantenne che un bel giorno esce dalla bara e torna dalle persone care. Non è un’apocalisse, è una storia d’amore, e, sarà banale quanto volete, ma ne abbiamo molto bisogno.