Quelle pronunciate da Gianluca Savoini nell'ormai famosa trattativa con i russi all'hotel Metropol di Mosca, il 18 ottobre 2018, non erano solo parole, fantasie o vanterie: dietro il maxi-affare petrolifero destinato a finanziare segretamente la Lega di Matteo Salvini c'era davvero una società dell'Eni.
L'Espresso, nel numero in edicola da domenica 13 ottobre e già online su Espresso+, pubblica nuovi documenti sulla trattativa riservata tra il leghista Savoini, i suoi consulenti italiani e tre emissari russi per riversare nella casse della Lega decine di milioni, attraverso un maxi-contratto petrolifero con una società statale di Mosca. Un affare svelato da due giornalisti dell'Espresso, Giovanni Tizian e Stefano Vergine, che dopo mesi di lavoro hanno assistito all'incontro decisivo tra italiani e russi nella hall del grande albergo di Mosca: il loro articolo con il contenuto delle conversazioni tra Savoini e i russi (il cui audio è stato poi pubblicato sul sito americano BuzzFeed) ha convinto la Procura di Milano ad aprire un'inchiesta per corruzione internazionale, tuttora in corso.
Le carte trovate dall'Espresso, e pubblicate sul giornale in edicola e online, ora documentano che una società dell'Eni, nel 2017, ha accreditato come proprio «partner d'affari affidabile» la Euro-Ib, la piccola banca inglese al centro dell'affare petrolifero, rappresentata a Mosca dall'avvocato Gianluca Meranda. Il documento dell'Eni è stato trasmesso da Meranda a Savoini, l'8 febbraio 2018, con una lettera di risposta a una nota riservata della Gazprom: gli uffici interni di controllo del gruppo statale russo chiedevano garanzie sul compratore finale del maxi-carico di gasolio. L'avvocato Meranda, a nome della banca, ha risposto che «Euro-Ib compra per vendere all'Eni», allegando a riprova la «lettera di referenze» del gruppo statale italiano.
PRECISO CHE La replica di Eni e la nostra risposta
PRECISO CHE/2 La replica di Des Dorides
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